BREVE STORIA DELL’UNUCI
BREVE STORIA DELL’UNUCI
di Carmine Tedesco
Di una cosa, in particolare, sono certo, per esperienza: nella vita di ciascuno, per quanto attiva e reattiva possa essere, c’è sempre qualcosa che non si conosce o che sfugge. Ed ogniqualvolta arriva l’occasione per superare una di queste carenze, non solo la si accoglie con piacere ma si scopre anche che la si desiderava.
Voglio credere che la ‘breve storia’ della vita e dell’attività dell’UNUCI, a cui mi onoro di appartenere da ben 48 anni e che mi accingo a tratteggiare, sia una di queste e che possa trovare accoglienza partecipativa sia nei Soci che presso gli ‘Amici’. Anche perché l’occasione è propizia: la ricorrenza del decennale della Presidenza -Sez. di Noto- del nostro (amato) Col. Corrado Marescalco. Del resto, ragionando -nessuno si senta chiamato in causa-, credo che parecchi di noi iscritti, nonostante l’apprezzamento che nutriamo verso il Sodalizio, non siamo sufficientemente informati sulla nascita, il consolidamento e l’espansione degli scopi (patriottici, civili, culturali, sportivi, associativi) che l’UNUCI ha nobilitato nei suoi 87 anni di attività ufficiale.
1. I PRODROMI
Ogni conquista, per accadere, necessita di qualcosa e di qualcuno che la perseguano, quantunque inconsapevolmente. Pare che questo sia proprio il cammino della nostra UNIONE.
Dopo quattro anni di cruenti scontri, l’11 nov. 1918 segnò la fine della vittoriosa seconda Guerra Mondiale. La data, storica, fu salutata giustamente con euforia dal popolo tutto. C’era anche, però, una folta schiera di persone disorientate: i reduci, specie Ufficiali. In quanto essi, avendo sino ad allora avuto solo esperienze di natura militare, venivano a trovarsi, da un giorno all’altro, in un mondo, quello della Società civile, a loro quasi ignoto. Da qui le loro legittime preoccupazioni, interiori ed esteriori, su come affrontare le difficoltà quotidiane e sul dove, come e quando utilizzare le competenze morali, sociali e militari acquisite durante i bui anni del servizio militare, vuoti com’erano di esperienze professionali civili.
Un primo, significativo orientamento arrivò dall’iniziativa di tre Ufficiali reduci (magg. Tito Zaniboni –futuro Pres. Naz. dell’UNUCI dal 1950 al 1960-, capp. B. Roghi e D. Pigalli) che, nello stesso giorno della fine della guerra, in Colognola ai Colli (VR) stesero e diffusero un manifesto i cui passi salienti sono: “Primo dei problemi più ardui, urgenti e vitali è la smobilitazione degli Ufficiali di Complemento ed in Congedo. Questi hanno in sé forza, volontà, ingegno, dovere e diritto di essere i vincitori nella vita come lo furono sui campi di battaglia. Non accompagnarne l’opera, intralciarne le aspirazioni, abbandonarli come dispersi nel vortice della lotta per la vita con armi impari di faccia a quanti non ebbero dalla guerra interrotti professioni e mestieri è la peggiore delle ingratitudini, il più confuso pericolo, la più evidente imprevidenza, l’annullamento dei valori pratici ed ideali della vittoria…Lanciamo un appello a tutti gli Ufficiali di Complemento perché vogliano dare opera e non stanchezza a questo loro rinnovamento, garanzia di prosperità per l’Italia di domani…Lanciamo un appello a tutti gli uomini eminenti del Paese perché questa nostra irresistibile volontà sia protetta ed animata…E’ solo un provvedimento generale ed adeguato alla nostra opera che può darci la franca volontà e la possibilità di un sicuro domani per noi e per il Paese”.
Da qui all’idea di fondare un movimento che riunisse tutti gli Ufficiali reduci il passo fu breve. I primi a raccogliere la ‘sfida’ furono 14 veterani che, nel marzo del 1920, tra Mantova e Gallarate, con scopi unicamente morali, si riunirono sotto il nome di ‘Unione Lombarda Ufficiali’ col dichiarato intento di indirizzare gli Ufficiali in congedo a costituirsi in ‘UNIONE’, piuttosto che in ‘Associazione’, ché, secondo loro, meglio esprimeva la finalità di ricostruire moralmente e materialmente il Paese. L’appello non rimase inascoltato. In molte province, infatti, sebbene in forma spicciola, nacquero unioni apolitiche di Ufficiali in congedo. Il fenomeno, spontaneo, non passò inosservato presso la ‘Fondazione Italiana dei Militari in Congedo’ né presso la Casa Reale regnante. Tanto che, nel 1922, a Roma, durante una solenne cerimonia, la Regina Margherita in persona, presente il M.llo A. Diaz e varie altre Autorità, consegnò la Bandiera alla ‘Associazione Ufficiali in Congedo’. Era il primo tratto di quella rettilinea strada che, appena 4 anni più tardi, condurrà alla nascita ufficiale di quell’UNIONE che ben presto arriverà a mettere insieme numerosi Ufficiali in SPE (Servizio Permanente Effettivo) e di Complemento.
Fu sancita col R.D.L. n. 2352 del 9 dic.1926 col nome che a tutt’oggi conserva: ‘Unione Naz. Ufficiali in Congedo d’Italia’(UNUCI). Il primo Presidente, designato, fu il principe P. Lanza di Scalea (1926–1930) il quale nominò tre vice Pres.ti: Gen.C.A. A.Vanzo, on.li M.Moris e G.Caetani. Prima del dicembre, comunque, v’era già stato un evento molto significativo: il 18 giu. 1926, il Capo del Governo B. Mussolini aveva presieduto, al Ministero della Guerra, la prima riunione dei Pres.ti delle ‘Associazioni Italiane Ufficiali in Congedo’ che si concluse con la visita all’Altare della Patria. Al Sodalizio appena nato, in qualità di Ente morale, fu attribuita, tra l’altro, la finalità di provvedere all’aggiornamento tecnico ed alla preparazione civile e morale degli Ufficiali passati nella Riserva, qualora venissero richiamati in servizio.
La vigilanza dell’UNUCI fu affidata al Ministro della Guerra, di concerto coi Ministri della Marina e dell’Aeronautica. Al sostentamento dovevano provvedere vari Ministeri, tra i quali il M. delle Finanze, oltre al Partito Nazionale Fascista, alla Croce Rossa Italiana e a privati cittadini con contributi volontari. Le città più svelte a costituire i primi nuclei furono Vicenza, Varese, Gallarate e Mantova; la sede centrale, a Roma, fu in via Modena, 5; da qui passò in P.zza Indipendenza, 6 e in altre sedi fino a stabilirsi, nel 1953, in via Nomentana 313, ove tuttora dimora. Manco a dirlo, in quei tempi, come del resto ancora oggi, appartenere all’UNUCI costituiva un punto d’onore, un prestigio, non solo perché consentiva di mantenere, anche in congedo, il titolo di Ufficiale, ma anche perché rendeva fieri di essere portatori e custodi del senso del dovere, della dignità e dell’onore militare. Per diventare socio era necessario versare la quota annuale di 24 lire più £ 103 per l’iscrizione, ovviamente se Ufficiali in servizio o in congedo. Di converso, ciascuno riceveva 12 scontrini che davano diritto alla riduzione del biglietto ferroviario per sei viaggi per due persone ed il Notiziario periodico, oltre ad ottenere, volendo, una nuova divisa a fronte di un modesto contributo di 60 lire circa al metro di stoffa.
3. GLI ANNI 1926/1948.
In questi anni il Sodalizio visse diversi periodi e momenti splendidi e meno splendidi (cerimonie, parate, visite, cambiamenti organizzativi, espansione internazionale, etc.), artefici i Pres.ti succedutisi nel tempo: on. A.Turati (1930-1931), avv. G. Battista Giuriati (1931), on. A. Storace (1931-1939), Gen. C.A. O. Zoppi (1939-1943), nonché i Gen.li C.A. V. Zuppelli e N. Giacchi e l’on. T. Zaniboni in qualità di Commissari Straordinari dal set. 1943 al mar. 1947. Cessata la gestione commissariale, il 1° aprile del 1947 fu insediato un ‘Consiglio Provvisorio di Amministrazione’, presieduto dall’on. Zaniboni, sotto la vigilanza del Ministero della Difesa e della Corte dei Conti. Numerosi furono gli Ufficiali in congedo che nel periodo 1926-1940 vennero richiamati in servizio con lo scopo di preparare moralmente e addestrare le nuove leve delle Forze Armate e per sopperire alla carenza di organico delle FF.AA. regolari. Mi piace solo ricordare che nel feb. 1933, su 200.000 Ufficiali della Riserva, ben 125.000 risultavano iscritti all’UNUCI.
Tra gli eventi più significativi e nobili che il Sodalizio visse negli anni in osservazione, mi limito a segnalare: il ricevimento dei Comandanti UNUCI, unitamente ai Comandanti di C.A. dell’esercito nella Sala Regia di Palazzo Venezia il 9 mag. 1937, da parte del Capo del Governo, ed il giorno successivo il ricevimento del Re Vitt. Emanuele III al Quirinale; la prima ‘Adunata Nazionale Uff. in Cong. d’Italia’ il 9 mag. 1939, in occasione del ventennale dei Fasci di Combattimento; la commemorazione del Milite Ignoto l’otto maggio con la deposizione sul Sacello dell’Altare della Patria di una corona d’alloro riportante la scritta “Gli Ufficiali in Congedo d’Italia”. Nel frattempo si avvicinavano i tempi oscuri del secondo Conflitto Mondiale. Nella previsione, nonostante la dichiarazione di neutralità dell’Italia, numerosi Ufficiali di Complemento e della Riserva vennero richiamati in servizio nell’estate 1939 per rispondere alla direttiva, data dall’on. E. Muti al Pres.te in carica Gen.O. Zoppi, di dare massima rilevanza alle attività di addestramento e alla cultura tecnico-militare, facendo affidamento sui 94 Gruppi prov.li presenti in Italia (256 sezioni) e sui numerosi Nuclei UNUCI operanti in Europa, Asia, Africa, Australia, Americhe. Prezioso fu il contributo dato dagli appartenenti al Sodalizio allo sforzo bellico in quanto, anche durante gli anni del Conflitto (l’Italia entrò in guerra l’1 giu. 1940), si tennero regolarmente i corsi ‘Allievi Ufficiali di Complemento’ (AUC) con lo specifico scopo specifico di formare gli Ufficiali di cui la Patria aveva nel frattempo bisogno. E’ da notare che la frequenza dei corsi AUC era obbligatoria per i giovani diplomati giudicati fisicamente idonei al servizio militare.
Se l’organizzazione dell’UNUCI si consolidò negli anni 1926/1948, nei successivi 51 anni molto fu fatto per la sua stabilizzazione organica in Patria e la espansione in campo internazionale. Partiamo dalla data del 23 set. 1949, giorno in cui fu approvato il nuovo Statuto (pubblicato sulla G.U. del 19 nov. 1949). Esso, forse a ragione, non mancò di generare parecchie perplessità di natura morale e materiale che poi, in certo qual senso, vennero superate nel ‘Consiglio Naz.le’ dell’1 dic. 1949. Comunque sia, il nuovo Statuto si componeva di 54 artt., alcuni dei quali introducevano nella vita del Sodalizio principi che in breve divennero fondanti. Eccoli. “L’UNUCI…, ispirandosi alle tradizioni militari italiane…, provvede a: a)mantenere negli Ufficiali in congedo il sentimento dell’onore, della lealtà, della disciplina militare e del retto vivere; b) rendere gli Ufficiali stessi esempi di virtù civiche alla cittadinanza; c) tutelare il loro prestigio ed elevare il loro morale; d) promuovere e rafforzare l’assistenza; e) sviluppare la loro preparazione professionale; f) rendere sempre più intensi i vincoli tra gli Ufficiali in congedo e quelli in Servizio permanente” (art. 2). “L’UNUCI è apolitica. Essa accoglie gli Ufficiali in congedo dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, della Guardia di Finanza, della Croce Rossa I… nonchè i Cappellani Militari “ (art. 3). “L’iscrizione all’UNUCI è obbligatoria per tutti gli Ufficiali delle FF.AA. dello Stato che abbiano obblighi di servizio…, è volontaria per gli Ufficiali in congedo non aventi obblighi di servizio” (art. 5).
Nel 1960, il 12 giu., in occasione del 40° anniversario della fondazione dell’UNUCI, il Gruppo regionale della Lombardia volle ricordare l’evento scoprendo in via Bagutta, 12 una lapide -dettata dallo scrittore Salvator Gotta, ufficiale degli Alpini- nella quale viene sottolineata l’iniziativa meritoria dei 14 ufficiali lombardi che nel 1920 fondarono la ‘Unione Lombarda degli Ufficiali in Congedo’ . Il 1961, sotto le date del 14 mar., in concomitanza con l’insediamento del nuovo Pre.te Naz.le Gen. G. Pizzorno, succeduto all’on. Zaniboni deceduto nel dic. precedente, a Palazzo Barberini, alla presenza del Ministro della Difesa on. G. Andreotti, e del 20 ago., con cerimonia allo stadio delle Terme di Caracalla prima e all’Altare della Patria in successione, fu l’anno che diede solennità nazionale e patriottica all’atto del congedo dei S. Ten. di Complemento. Nell’occasione, il Presidente ebbe a sottolineare che il rafforzamento dei legami tra i due tipi di Ufficiali (in SPE e di Complemento) rappresentava una ulteriore conquista dell’UNUCI a difesa dei valori morali e spirituali della Patria. Il Min. G. Andreotti, a sua volta, affermò che “questa simbolica e significativa manifestazione sarà proseguita con le future leve, affinché gli Ufficiali di cpl si raccolgano a Roma per una cerimonia semplice.. in modo che si offra loro l’opportunità di rinnovare idealmente il giuramento già prestato e portare poi la loro dignità di Ufficiali nella vita civile”.
Facendo contrasto, in certo qual modo, coi venti eversivi che inquietavano la maggioranza degli Italiani, il 4 e 5 apr. 1970 l’UNUCI partecipò al convegno dei ‘Consigli Naz.li di tutte le Associazioni d’Arma’ con lo scopo di rafforzare il patrimonio morale della Nazione e difendere i valori ideali dell’amore per la Patria. Nella ricorrenza del Cinquantenario dell’UNUCI, il 27 nov. 1976, il Pres. Naz. Gen G. Vedovato, unitamente ai Consiglieri naz.li, si recò al Quirinale per rendere omaggio al Pres. della Repubblica on. G. Leone. Questi rispose ringraziando l’UNUCI per la radicata fedeltà alle Istituzioni democratiche e pose in primo piano la riconoscenza della Nazione per il ruolo altamente morale che l’Unione aveva svolto nel Cinquantennio. Nell’anno, il Sodalizio poteva contare su 14 Gruppi reg.li + 1 autonomo (Trieste), 79 Gruppi prov.li, 165 Sezioni e 166 Nuclei più, ovviamente, i numerosi Gruppi sparsi per il mondo. Si calcola che nei primi 50 anni di vita gli iscritti abbiano superato le 600.000 unità. Anche per l’UNUCI arrivò il momento critico allorché l’art. 1 della L. n. 382/1975 lo inserì nello elenco degli Enti inutili e quindi da sopprimere. Fu la determinazione del Pres.te Gen. G.Vedovato ad adoperarsi con ogni legittimo mezzo per fare cancellare quell’assurdo legislativo; anzi, l’Unione dalla vicenda ne uscì rafforzata perché la Cassazione, con la sentenza del 13 marzo 1978, la riconobbe addirittura ‘Organo Ausiliario dello Stato’ e l’anno successivo il D.P.R. del 9 maggio lo consacrò ‘Ente di diritto pubblico’.
Nel frattempo, a motivo dei mutamenti della società, civile e militare, apparve necessario adeguare il ‘vecchio’ Statuto del 1949. In merito il Consiglio Naz.le deliberò il 9 dic. 1978, a Chianciano, approvando la bozza del nuovo Statuto. Perfezionata nella prima seduta del C.N. del 1979, la nuova Carta venne definitivamente approvata all’unanimità il 23 giu. 1979 e divenne operante nel 1981, a seguito della promulgazione del relativo D.P.R. n. 375/1981. Le novità principali furono: a) la cancellazione del termine ‘gerarchia’, in quanto tra i vari soggetti dell’UNUCI non c’è mai stato un rapporto gerarchico codificato bensì solo una forma di ‘disciplina associativa’; b) l’abolizione dell’obbligo di iscrizione all’atto del congedo; c) l’eleggibilità diretta delle cariche a livello di Sezione; d) la soppressione dei Gruppi prov.li; e) l’istituzione del Delegato Regionale, eletto dai Pres.ti delle Sezioni della Regione; f) la definizione delle funzioni esercitabili da ciascun Organo UNUCI. Il 7 set. 1986, sotto la spinta del Pres. Naz. Gen. MVOM M. Floriani, ebbe luogo a Rimini il 1° Raduno Interregionale. L’evento, in sé molto significativo, vide la partecipazione di oltre 1.500 persone, provenienti da ogni dove d’Italia, tra Soci e familiari. Nel 1996, nel corso della celebrazione del 70° anniversario della fondazione, a Livorno, il 26mag., il Pres. Naz. Gen. C.A. G. Calamani, dinanzi ad una numerosa rappresentanza di Ufficiali di tutte le Armi, tenne un vibrante discorso patriottico, indicando, nell’attività dell’UNUCI, uno dei capisaldi contro lo strisciante pensiero secessionista, che in quei mesi circolava in Italia, esclamando: “Sia alto ed unanime il nostro grido: viva l’UNUCI, viva l’ITALIA!”. Il Settantenario si chiuse col prestigioso successo, in occasione del bicentenario della nascita del Tricolore, della Bandiera del ‘Guinness dei primati’ realizzata dalla ‘Ass. Naz. Reduci dalla Prigionia, dallo Internamento e dalla Guerra di Liberazione’ (A.N.P.R.), che ammantò Roma dal Colosseo al Campidoglio il 10 gen. 1999. Il maestoso Simbolo, lungo 1.570 metri, largo 4,80 m., con una superficie di 7.536 mq, l’11 ott. dello stesso anno sfilò lungo la Fifth Avenue di New York (in occasione del Columbus Day) ed il 5 nov. dell’anno successivo percorse le vie di Buenos Aires.
5. GLI ANNI 2000.
Intanto cominciava il XXI secolo. E si affacciavano, in Italia, sostanziali cambiamenti per le FF. AA.. Primo tra tutti il passaggio dal Servizio di leva obbligatorio al Servizio militare professionale volontario. L’UNUCI non poteva non avvertirne la ricaduta.
Si comincia col 32° Cons. Naz. del 16 e 17 ott. del 2001, nel corso del quale emersero la necessità e l’urgenza di costituire, in accordo con lo SME (Stato Maggiore Esercito), il settore ‘UNUCI-Forze di Completamento’ e la ‘Riserva Selezionata’ con l’impegno di garantire alle FF. AA. la propria disponibilità a promuovere e coordinare il reclutamento e la formazione dei ‘nuovi’ militari. Altresì, nello stesso Consiglio, venne raccomandato alle Sezioni di: incoraggiare i civili ad entrare nella ‘Riserva Selezionata’, già pronta ad accogliere i professionisti civili e militari previo loro dichiarata disponibilità ad essere utilizzati nei casi necessari; assicurare la presenza di personale militare disponibile al richiamo per l’aggiornamento professionale specifico; sopperire ai compiti già dei Distretti militari offrendo assistenza e guida a coloro che intendono abbracciare la carriera militare.
Si prosegue con la celebrazione, il 9 dic. 2001, del 75° anniversario della fondazione del Sodalizio che era arrivato a contare ben 75.000 iscritti sparsi tra le 184 Sezioni in Italia e all’estero. Il progetto lanciato dal 32° Consiglio fu ripreso dal Cons. successivo (23 e 24 apr. 2002) nel quale venne precisato che l’impegno specifico degli appartenenti alle ‘Forze di Completamento’ al richiamo era destinato sia all’aggiornamento professionale che alla partecipazione alle attività che l’UNUCI aveva sempre praticato (incontri culturali, viaggi formativo-turistici, visite ad unità militari e civili, basi navali, aeroporti, osservatori aeronautici, gare sportive di marcia, tiro e orientamento, incontri interassociativi, nazionali ed internazionali, etc.).
Nel 34° Consiglio del 23 e 24 ott. 2002, sulla base dei pareri espressi dai Delegati Regionali, furono presentate le seguenti integrazioni allo Statuto vigente: l’inserimento, tra gli scopi, dell’attività di Protezione Civile; la possibilità, su richiesta, per gli Ufficiali in servizio, di diventare Soci; l’equiparazione di diritti e obblighi tra Soci e Amici, fermo restando il divieto per quest’ultimi di assumere cariche sociali. Le proposte furono approvate nel Consiglio del 29 e 30 apr. 2003, il 35°, con la aggiunta di consentire la votazione per corrispondenza per la elezione degli Organi statutari, pur se la cosa più importante fu la presentazione della bozza di Convenzione tra SME e UNUCI che, oltre all’incremento delle attività del Sodalizio con la collaborazione tra le FF.AA. nel settore delle Forze di Completamento, superando la gerarchia dei gradi, potenziava i rapporti tra le prime e la Società civile. La convenzione fu ratificata il 28 nov. 2003. Con essa tutti gli iscritti all’UNUCI diventano partners speciali dell’Esercito, in considerazione del fatto che le ‘Forze di Completamento’, provenienti dalla Società civile, contribuiscono ad assicurare all’Esercito professionisti non presenti nello stesso con, altresì, un notevole ritorno di natura economica.
Il 28 feb. 2004, a Roma, nella sede della Presidenza Naz.le, ai primi Ufficiali della ‘Riserva Selezionata’, nominati con D.P.R. 11 set. 2003, venne consegnata la tessera UNUCI, previo giuramento di fedeltà alla Patria prestato il 5 dic. 2003. L’evento fu reso solenne dal saluto ufficiale che il Pres. Naz. Gen.C.A. Fortunato P. Muraro indirizzò loro, che entravano a fare parte della famiglia UNUCI in base alle nuove regole (Legge Marconi). Nei giorni 19 e 20 ott. 2004 si tenne, all’Hotel Savoia di Chianciano T., il 38° Cons. Naz. nel corso del quale fu richiesto al Sodalizio, dagli Ufficiali dello SME Col. A. Procaccino, Ten col. M. Ruzzolino e Ten. M. Colombo, una più intensa collaborazione con l’incremento degli esperti nei campi dell’arte, della storia, della letteratura, delle lingue straniere, della sanità e dei diritti umani. Una seconda svolta nella storia dell’UNUCI si ebbe col suo inserimento tra gli ‘Enti Pubblici Culturali’ (L. finanziaria 30.12.2004, n. 311). In questo modo, il Sodalizio, pur conservando l’originaria valenza di natura militare, entrava a pieno titolo e, per certi versi, da protagonista nelle vicende socio-sportivo-culturali della Nazione.
Non che l’UNUCI, sin dalla nascita, non avesse organizzato e gestito dette attività, unitamente a gemellaggi, scambi culturali con ‘Ufficiali della Riserva’ delle Nazioni confinanti, attività nel campo della Protezione civile. Infatti, un posto privilegiato hanno sempre avuto ed hanno, a cura delle singole Sezioni o di Sezioni associate, gare di tiro e di orientamento, viaggi in Italia e all’estero, visite ad Enti e Reparti militari, compresi quelli dell’Aeronautica, uscite in mare (anche in sottomarino) a bordo di navi della Marina Militare, mostre, conferenze, convegni di studio, esposizioni d’arte, intitolazioni di piazze e strade a valorosi militi e vittime civili, inaugurazione di monumenti e stele, celebrazione del 4 nov. e del 25 aprile, concerti, presentazione di libri e personaggi illustri etc.. La Sezione di Noto nel passato, e più fattivamente sotto la guida dell’attuale Presidente, incarna l’esempio vivente del dinamismo associativo di cui stiamo parlando.
In conclusione, ritengo doveroso rivolgere un grato pensiero alla sempre avvertita necessità, da parte degli Organi Centrali, di tenere costantemente informati i Soci e gli ‘Amici’ sulla vita e l’attività dell’Unione con la stampa e l’invio di un interessante periodico. Si parte, in merito, col giornaletto ‘Pro Patria’, periodicamente pubblicato già all’indomani della prima Guerra Mondiale che riportava notizie di carattere economico-giuridico e di carriera per coloro che avevano servito la Patria; si passa al ‘Foglio d’ordini e bollettino d’informazioni’ del 1928 in cui, bimestralmente, venivano riferite le disposizioni organizzative, economiche e legislative inerenti la comunità degli Ufficiali in congedo. Nel 1949, sempre a cadenza bimestrale, nacque la rivista ‘Uomini’, diretta da Pres. on.le T. Zaniboni, con l’intento di rafforzare la presenza del Sodalizio e accompagnare gli uomini verso la rinascita dopo il disastro portato dall’ultimo Conflitto. Nel 1962 la rivista cambiò nome: divenne ‘UNUCI’ conservando l’aspetto di un notiziario in bianco e nero fino al 1974 quando assunse la veste di rivista policroma con lo scopo, tradizionale, di illustrare le numerose e varie attività del Sodalizio assunte sia dal Vertice che dalle singole Sezioni. Dal 2000, poi, essa si è arricchita di importanti rubriche (‘Adesione all’invito a collaborare’, ‘Tutela degli iscritti’, ‘Risposte a quesiti vari’, ‘Nella famiglia dell’UNUCI’) e di un inserto -‘Il Riservista’- tramite il quale l’UNUCI si mette a disposizione di tutti i Soci che svolgono o intendono svolgere un ruolo attivo nell’ambito della ‘Riserva Selezionata’ e delle ‘Forze di Completamento’.
La STORIA dell’UNUCI CONTINUA perché gli interessati, soci e non, sanno sicuramente che per l’UNUCI sono in corso novità sostanziali, sulla base della disciplina dettata dal DPR 18 mar.2013, n.50 (G.U. n.111 del 14.05.2013) avente per oggetto “Regolamento recante la privatizzazione dell’ente pubblico non economico Unione nazionale degli Ufficiali in congedo d’Italia, a norma dell’art. 6 del D. Legge 9 feb. 2012, n.5, convertito, con modificazioni, dalla L. 4 apr. 2012, n. 35”. Visto che il DPR n.50 assegna al Consiglio Nazinale dell’Ente 120 gg. per deliberare le modifiche statutarie necessarie per disciplinare la nuova Organizzazione centrale e periferica dell’UNUCI, ad oggi siamo in grado unicamente di registrare i cambiamenti introdotti dal suddetto DPR. Per conoscere i parametri del nuovo ordinamento, dovremo avere la pazienza di attendere la stesura del nuovo Statuto che l’Associazione è chiamata a darsi. Il cambiamento radicale è nell’art. 1: l’UNUCI da Ente pubblico viene trasformato in ‘Associazione con personalità giuridica di diritto privato’ pur conservando la dicitura UNUCI. L’art. 3, c.2, let. A, concede la possibilità di ammettere nell’Associazione, oltre ai soci ordinari – elencati nel c. 4 dell’art. 4- altre categorie di soci (da specificare nel nuovo Statuto, ovviamente).
Infine: la cosa che forse interessa di più diverse Sezioni UNUCI sparse nelle zone periferiche dei capoluoghi: nel DPR non v’è alcun accenno riguardo al numero minimo di soci necessario per la loro sopravvivenza. Questo punto sarà sicuramente attenzionato nel nuovo Statuto: ci auguriamo tutti che non mantenga quel n. minimo di 100 soci attualmente vigente. Varie ragioni (tra cui le modifiche apportate nel reclutamento degli Ufficiali di complemento) lo sconsigliano. Staremo a vedere.
Ten. prof. Carmine Tedesco
AVOLA/NOTO, 1 Giugno 2013