Tre testi di Pasquale Licciardello
Pubblichiamo con sommo piacere i tre testi di Pasquale Licciardello
che ci sono giunti con ritardo, nella certezza che i ns. Lettori comprenderanno benissimo
gli eventuali riferimenti al contesto temporale e socio-politico in cui furono scritti. Biagio Iacono
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1) – CINISMO CIVILE COATTO
L’apparenza può essere il contrario, può illuminarsi di sensibilità umana e di vibrante solidarietà Si parla di profughi alla ricerca di un lavoro in un nuovo Paese che si spera accogliente e generoso. Ha pure un nome, questa passione di nuovi Cristi pescati tra maglie flessibili ma tenaci di trappole mascherate. Sono i nuovi migranti, le nuove vittime di un mondo crudele fino al cannibalismo appena transpositivo, ma variamente, e copiosamente, mortale. Un montaggio collaborativo bene oliato che assicura turpe denaro ai manager del paradiso illusorio e spesso la morte per naufragio della carne umana stretta nell’abbraccio fatale del bisogno vitale. E ha finito per avere un nome, questo nuovo mercato di carne umana mascherato di solidarietà operosa: Lampedusa, il nome che battezza la tragedia in questa sfida a un destino crudele rare volte vincente sulle difficoltà molteplici del turpe mercato. Era soltanto il nome di un’attraente isoletta a vocazione turistica; è diventato un fosco appellativo che puzza di morte. Mentre scriviamo, il numero dei naufraghi ingoiati dall’indifferente mare bulimico supera i trecento: quanti saranno alla conclusione di questo accorato, ma inutile ricordo? E quanti, ancora, quando sarà accolto da un periodico di estroso destino, con un nome bene augurante, l’Alba? (seppure avrà questa accoglienza!).
Una morìa fatale, una strage dalle responsabilità plurali amalgamate dal cinismo appena ricordato: l’alleanza, insomma, tra gli assassini mascherati da mediatori normali e i conduttori perfino generosi nell’incipit dell’affare. Mentre la piramide delle cumulate vittime allunga la punta del vertice e allarga la base. E cresce il sospetto che certi naufragi non siano esclusiva cattiveria del mare insensibile, ma soluzione finale (per usare una formula dalla triste e turpe storia) di certi sbrigativi mercanti di carne umana. Accade, così, che la pietas etica e umanitaria venga affondata nelle profondità del mare spietato-innocente da cinici e sbrigativi colpevoli assassini e che di quella carne alimentano il diabolico quando redditizio mercato. I calcoli dei media sui lauti guadagni dei signori mercanti appena ricordati parlano già di cifre miliardarie: cioè, di somme individuali da strozzinaggio addizionate con numeri in progress di addizioni in carne umana transumanante (per lo più senza ritorni), nuova merce di quest’ultimo scorcio del quasi tramontante 2013
La regola della memoria progressiva mossa dal motore più garantista della fisiologia cerebrale, la cosiddetta associazione delle idee, ci porta al nome di uno studioso di larghe letture e di forte vocazione veggente: non da mago rionale o da cialtronesche figure da Striscia la notizia, ma da informatissimo leader dell’informazione cibernetica. Quest’ uomo ha cominciato a parla di un Medioevo prossimo venturo circa 40 anni fa, e basta guardarsi attorno per cogliere la conferma di quel pronostico, accusato, da critici improvvisati e ciarloni, di pessimismo gratuito, o, peggio, artificioso in funzione allarmistica e in subordine mercantile. Ebbene, basta guardare la crescita del traffico stradale motorizzato per capire (se non si è contagiati dall’ottimismo strumentale di politici e simile genia (salve le eccezioni, si capisce).
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2) – DEMOCRAZIA SECUNDUM QUID
Scampanìo a festa del Corriere Economia: Record Btp [colore rosso svampante], edizione Lunedì, 16 dicembre 2013. Seguito del titolone: In due anni più 40 %: [in neretto]. Seguito delle campane a festa: I consigli per guadagnare ancora : Viva la faccia. Le campane suonano ancora nell’editoriale (di Francesco Daveri): “Il 2013 volge al termine con una buona notizia: lo spread tra Btp italiano e il Bund tedesco è sceso ai minimi dal luglio 2011”. E pazienza se il recupero non è un trionfo da bandiere al vento, precisa l’autore: “Certo, i 100 punti base indicati nel Documento di economia e finanza dal ministro Fabrizio Saccomanni come obiettivo per gli anni a venire sono ancora lontani”. Dettaglio sostenibile in vista di un avvenire già avviato verso gli allori del pieno successo. E valga il vero: “Intanto però la strada intrapresa è promettente. La riduzione dello spread ha componenti interne ed estere. La riduzione dei rendimenti sul Btp è il riflesso della significativa apertura di credito da parte dei mercati nei confronti del drastico ringiovanimento in atto nella politica italiana”.
Da quale previsione del meteo economico discende (o sale?) tanta speranza al limite dell’azzardo fallimentare? E’ presto detto: dal ringiovanimento della classe politica: insomma, la dobbiamo al giovane rampante e decisionista che la buona stella natalizia ci ha regalato: Matteo Renzi. Giovane di fatti, allergico alle ciarle e refrattario alla spocchia tortuosa delle vecchie generazioni di politici, frondosi di verba riducenti (nel misurare carenze e inettitudini) e promettenti verso il futuro (sempre vicino, nelle ciarle) ma scarsi di azioni e decisioni operative lontane dal prodotto commestibile: Renzi ci ridà speranza e fiducia, lontano dai trionfalismi clamanti e declamanti. Intanto ha tagliato gli scandalosi costi della politica: un’impresa che le generazioni governative trascorse neppure hanno sfiorato con fatti e decisioni, contentandosi di parlarne.
Anche se le timide recenti iniziative in quel senso sembravano l’íncipit di uno sviluppo che non c’è stato. Certo, il taglio dei rimborsi elettorali ai partiti, questa mangiatoia spudorata che ha mascherato da rimborsi veri e propri sprechi da nababbi senza problemi di liquidità, non c’è stato prima del giovane Matteo. L’accoppiata Enrico Letta/ Matteo Renzi è la prima verace novità in positivo che da anni e lustri ci sia toccata in sorte. Sarebbe un delitto economico-politico se un funesto mutamento di umori e clamori dovesse toglierci questi portatori di speranze. Intanto godiamoci la preziosa novità, lasciamo urlare i malati di protagonismo drogati di possibilismi lontani dalla terra e dal cielo, anche quando dico e urlino qualche sgradevole verità su tizio o caio: esempio, Grillo, che annega in una urlante genericità quel tanto di realtà e verità che pur si trova nei suoi clamori.
Ai quali, tuttavia, manca il senso del limite e il valore del tacere quando un bruscolo di verità remota rischierebbe, se riaccesa e sbandierata fuori da ogni limite,. di produrre più male che bene. Un caso ancora non del tutto spento e consegnato in esclusiva alla storia, è quello delle famigerate trattative Stato-mafia con l’obiettivo di spegnere gli orrori degli attentati stragisti. Un capitolo, questo, del fianco buio della storia italiana. Un caso dove il silenzio regna sovrano, e i martiri di quella scivolata dello Stato al servizio del potere bancario legittimò l’orrore dei ciechi massacri, coinvolgendo capi e scorte, gettando nella disperazione famiglie innocenti.
Ecco un’altra ragione per fare luce su quell’orrore che ancora brucia le coscienze autentiche (là dove ci sono davvero) e nasconde segreti duri da svelare, malgrado siano in vita uomini dello Stato e criminali come Riina e soci. Ma il lato più triste della vicenda Stato- Mafia è che questa storia è tutt’altro che chiusa e sigillata. Oggi possiamo gioire dei buoni colpi riusciti nel contrastare le cosche e molti gentiluomini della morte drogata sono chiusi dove gli spetta, ma la question è ben lontana dall’essere chiusa e conclusa
16.12.2013 – Ore 18,54 – ( Nota dell’Autore: Testo da sviluppare e controllare)
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3) – ACHTUNG! ISRAEL
Lo sappiamo: qualcuno (tanti?) protesterà per l’utilizzo, suscettibile quant’altri mai di fraintendimento, della famosa, anzi famigerata, minaccia teutonica, spostata sull’ebreo, bersaglio elettivo di certo nazismo razzista. E vada per la protesta: chi ha un’idea chiara ha il dovere di mostrarla, dichiararla, esibirla come un vessillo, personale o di gruppo, che venga a proporsi. La nostra idea, semplice per contenuto e ispirazione, è questa: Israele, oggi come oggi, è il fattore più a rischio di guerra in tutto il Medio Oriente. E forse anche aldilà di quei confini. La politica condotta finora, e garantita dalla sua arroganza anche per domani e dopodomani, è la più stupida e rischiosa scelta che una comunità civile (insomma, non di barbari mascherati da civili) possa concepire e realizzare. L’annuncio spudorato di Netanyahu per la costituzione di un’altra vasta “colonia” ebraica nel territorio di Gaza è combustibile di sicuro effetto per altri scontri armati, altre repressioni ebraiche; e, last but not least, per il saldarsi di Hamas nella più smagliante legittimazione. Una pagina del Corsera dello scorso 7 giugno dedicata all’argomento aiuta a cogliere al meglio la situazione: una foto-color grande e centrale mostra uno dei molti e soliti soprusi israeliani, l’arresto vigliacco di una donna palestinese “durante una protesta contro l’occupazione in Cisgiordania”. Israele non tollera più nemmeno una pacifica e innocua dimostrazione di protesta! Sotto una grande foto si stende un titolo che avremmo desiderato non vedere: Tra colonie e posti di blocco chiusa la via della pace. A “catenaccio” si denuncia, ma soltanto in implicito, l’arroganza ebraica: “L’espansione israeliana nelle terre arabe”. Altro titolo, La città contesa, con annessa cartina geografica, mostra il lembo di territorio che ingrassa la bulimia territoriale dello Stato sionista. Il supporto iconografico reca questa explanatio: “Le colonie israeliane e la zona EI, che se realizzata collegherebbe Ma’ale Adumin a Gerusalemme, dividendo il nord dal sud della Cisgiordania”. Cioè, danneggerebbe ancora i palestinesi, e aggiungerebbe, pertanto, un altro motivo di risentimento: come dire, altro alimento all’odio mortale che divide le due comunità grazie all’arroganza spocchiosa dei capi ebrei. La quale viene mostrata dal giornale in un riquadro evidenziato da titoli nudi, cioè spogli di complicità con l’abuso: “Annuncio di Netanyahu. Via libera a nuovi insediamenti. Prosa del “riquadro”: “Il premier Beniamin Netanyahu ha ordinato ieri la costruzione di 300 nuove unità abitative nella colonia israeliana di Beit El e poche ore dopo di altre 551 unità in altre colonie in Cisgiordania”. Questa ennesima bravata viene “illustrata come una saggia “mossa intesa a placare la rabbia dei coloni” ebrei “per la rimozione, ordinata dall’Alta Corte di Giustizia, di 5 palazzine nell’insediamento di Ulpana perché costruite su un terreno di proprietà palestinese”. Vedi rabbia da dignità ferita per la rimozione di un abuso! Davvero non c’è limite all’impudenza di questi signori in vetrina: fanno persino gara a chi si mostri più oltranzista. E valga il vero: “un deputato nazionalista ha presentato una legge per aggirare la sentenza” di cui sopra. E ora non ci si stupisca leggendo la movimentazione che segue: “ma Netanyahu l’ha affondata col sostegno di 69 deputati contro 22, dicendo che avrebbe provocato critiche internazionali”. Per evitare le quali (che sono già troppe, a suo non modesto avviso), ha presentato, dunque, “un piano alternativo, che prevede lo spostamento delle case di Ulpana a Beit El”. Naturalmente, alle vittime di queste continue provocazioni non resta che la magra risorsa della protesta sterile: “I palestinesi hanno condannato il piano di ampliare l’insediamento”(ib). Noticina sul servizio (en passant): non è un po’troppo gentile, il Corsera, con il colpevole di questi continui abusi, vale a dire, e ribadire, Israele, il coccolato? Che cosa dovrebbe fare, ancora, il beniamino dell’Occidente inerte, per essere redarguito comm’il faut da un Giudice plurale di vista buona? Cosa mai, se non basta così strafottente nonchalance verso le Autorità supernazionali? Se non indigna tanta protervia nel provocare la mortificazione e l’ira dell’intera comunità araba e quella, più diretta, dei palestinesi in particolare, bersaglio, come sono da decenni e più di mezzo secolo, di questa ingorda sopercheria? E, ripetiamo, merita un vibrato disappunto lo stesso Corsera che non prende una posizione netta e decisa di doverosa condanna verso l’evidente insulto all’intero schieramento mondiale, e occidentale in special modo.
Eppure c’è chi ancora scrive in difesa, e a volte, con toni apologetici, di questo Israele piratesco e insaziabile. Magari fino a capovolgere torti e ragioni delle due parti in conflitto: come fa Pierluigi Battista quando, intervenendo sul contesto arabo-israeliano, autorizza titoli come questo del Corsera del 17 novembre: Far sentire gli israeliani sotto attacco La colpevole strategia di Hamas. Si badi: colpevole, non, semmai, azzardata o provocatoria per tanto Bersaglio! Ma, in ogni caso, l’evidenza che parla agli osservatori immuni dal contagio filo-ebraico, è nella semplicità di questa consapevolezza onesta: Hamas si sforza di reagire alle continue provocazioni israeliane, e la sua presunta colpevolezza si scioglie dentro la palese necessità di autodifesa contro un nemico storico sempre piu arrogante, ghiotto di territorio e provocatore al limite dell’indecenza: non tanto sua, sostituibile, nel caso, con epiteti più taglienti, ma di questo Occidente lecchino verso una realtà politico-militare viepiù impegnata da oltre mezzo secolo nella sua provocazione sistematica e cronologicamente crescente di anno in anno.
Nel suo servizio, Romano, che ha incontrato in Israele varie persone più o meno significative nella mappa del potere ebraico, elogia la soluzione di un avvocato ebreo americano, Daniel Seidemann, “rincasato” nel territorio israeliano “verso la fine degli anni Cinquanta”, all’età di 22 anni, da perfetto sionista gonfio di gioioso orgoglio. Costui mostra a Romano la mappa, disegnata da lui stesso, dei territori in progress del suo Paese. Il (non più) giovanotto “era un entusiasta sionista quando mise piede nello Stato da poco creato e non ha smesso di esserlo”: evviva la faccia! Pardon, la costanza! Oltre che in sionismo schietto, il signor Daniel è specializzato “in questioni di contenzioso immobiliare, vale a dire in una materia dietro la quale vi è il più controverso ed esplosivo dei problemi israelo-palestinesi: la proprietà della terra”. Di questa Cisgiordania controversa Seidemann ha disegnato una mappa dove le macchie di colore verde cupo sono le colonie ebraiche e quelle di verde leggero i territori palestinesi: l’impressione che comunica la carta è di una precarietà drammatica che si aspetti altre violenze mosse dalla viepiù chiara e crescente bulimia territoriale ebraica. Insomma, siamo ben lontani da qualsiasi ipotesi di ravvedimento da parte di Netanyahu, e di incivilimento del popolo israeliano.
Pasquale Licciardello