Enzo Papa festeggiato a Noto per il 70° compleanno.
Enzo Papa festeggiato a Noto per il 70° compleanno.
L’Editore Arnaldo Lombardi, Presidente dell’Associazione Siciliana Editori, ha voluto omaggiare i 70 anni di Enzo Papa, suo prezioso collaboratore, consulente e direttore di collane, pubblicando in edizione non venale “sibi et suis amicis”, un delizioso volumetto da titolo “Theatrum mundi, asterischi siciliani” che raccoglie testi di Enzo Papa su monumenti, luoghi e situazioni rare e ricercate della Sicilia.
L’edizione, tirata in 150 esemplari numerati, è stata presentata e donata agli Amici la sera del 9 aprile scorso, nella saletta della Biblioteca Comunale di Noto, alla presenza del Sindaco dott. Corrado Bonfanti, dell’ Assessore alla Cultura prof. Cettina Raudino e di tanti Amici venuti anche da fuori.
In quella occasione Enzo Papa ha consegnato al Sindaco un’eccezionale opera grafica dell’artista sardo Daniele Montis ispirata a “L’ape Iblea, Elegia per Noto” di Vincenzo Consolo, che verrà incorniciata e permanentemente esposta in Biblioteca.
Per chi voglia rendersi conto del valore di questo volumetto, riportiamo gli auguri dell’Editore Lombardi “ Per il settantesimo compleanno di Enzo Papa”, il prezioso “Indice” degli argomenti, una breve Scheda bio-bibliografica dell’Autore ed anche il testo del suo “asterisco” dal titolo “Heloria Tempe” in cui, telegraficamente ma anche magistralmente, Enzo Papa ripercorre la storia e la letteratura che dall’antichità ad oggi hanno interessato il ns. Territorio nei pressi della foce del fiume Tellaro, ove l’importanza dei Mosaici della Villa Romana è ancor oggi testimoniato dal recente timore che da tempo serpeggia nella pubblica opinione per la loro temuta irreparabile rovina!
In questa sede basta cliccare sulle immagini di queste pagine per aprirle e per rendersi conto di come e di quanto “Theatrum mundi, asterischi siciliani” costituisca davvero un ulteriore prezioso “cofanetto” di riflessioni che Enzo Papa ha riservato agli Amici che lo hanno festeggiato per il suo invidiabile primato di scrittore militante in prima linea, nonché di testimonianza per i tanti anni da lui spesi al servizio dell’Arte e della Cultura.
Mentre ad Enzo Papa formuliamo i nostri più affettuosi Auguri, restiamo in attesa di altre più numerose ed altrettanto sue qualificate opere artistico-letterarie: non esclusa…la continuazione delle trame in stile e sull’orma dell’ormai sua famosissima “ La Città dei Fratelli”, giunta alla terza edizione nel 2011 con la prefazione di Vincenzo Consolo, le illustrazioni di Piero Guccione e sempre con suo caro Editore Arnaldo Lombardi.
La bella, cordiale ed amichevole serata del 9 Aprile u.s, si è conclusa così: scevra da ogni formalità, con un brindisi e con un graditissimo buffet offerto a tutti gli Amici intervenuti.
Ad Majora, caro Enzo, avrei potuto scrivere un romanzo sulle nostre peripezie editoriali: me lo riservo, però, ai nostri prossimi…80 anni!
Noto,24 Aprile 2014 Biagio Iacono
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Heloria Tempe
Non finisce di sorprendere la piana di Noto, l’ Heloria Tempe, questo luogo straordinario celebrato fin dall’antichità, dove, come scrive ancora nel 1553 il monaco periegeta Tommaso Fazello, è sempre primavera:
“Questo paese Elorino insino all’età d’oggi è molto ameno e grato, sì per la veduta di terra e di mare, come per la comodità del cacciare, del pescare e dell’uccellare, ed Ovidio nel 4 libro de’ Fasti lo chiama le Tempe Elorie, per la diversità e vaghezza de’ fiori, per la dolcezza del canto degli uccelli e per l’amenità della pianura, dove si vede quasi sempre una primavera.”
Qui, in questa parte della Sicilia ad una trentina di chilometri a sud di Siracusa, presso le rive del Tellaro, lì dove proseguiva verso il guado di Passo di Miele la via Elorina che da quel luogo prese nome, si insediarono Siculi, Greci, Romani, Bizantini, Arabi; lo dicono i vari toponimi dei luoghi circostanti, e soprattutto le più autorevoli fonti letterarie, a partire da Pindaro, e poi Tucidide, Diodoro Siculo, Livio, Cicerone, Silio Italico, Stefano Bizantino, Plinio il Vecchio, e così via. Virgilio ne fa cenno nel terzo libro dell’ Eneide: “praepingue solum stagnantis Helori”, ed è Ovidio che nel IV libro dei Fasti paragona la piana che prende nome dal fiume Eloro alla mitica tassalica Tempe, definendola appunto Heloria Tempe. Terra rigogliosa e ubertosa, dunque, la piana attraversata dal fiume Eloro che poco più avanti sfocia nel mare, le cui periodiche inondazioni e la chiusura della foce a causa delle mareggiate allagavano la pianura come accadeva per il Nilo. Particolare del “Riscatto di Ettore” alla data del 29 Giugno 2088. (foto Biagio Iacono)
E ad Heloria Tempe, sempre secondo Ovidio, si sarebbe fermata Cerere alla ricerca della figlia Persefone, “… modo “Persephone” modo “filia” clamat/ clamat et alternis nomen utrumque ciet”. E ancora, molti secoli dopo, nel 1577, Antonio Filoteo degli Omodei nella sua Descrizione della Sicilia scrive: “ L’inverno per l’abbondanza delle piogge, serrandoglisi la bocca dall’onde del mare, dove molto pianamente vi scorre, con tanto impeto cresce, che, appartandosi dalle sue sponde, tutto il paese d’intorno allaga; dal che s’ingrassa il terreno, e da qui è che si fa attorno a lui molta abbondanza di vettovaglie, di lino, canapa e di molte altre cose necessarie al vivere umano”.
Per non riferire quanto anche l’ingegnere del Regno di Sicilia Camillo Camiliani scrive nel 1585 :“ Nel verno per le tempeste del mare chiude la sua bocca: ond’egli, crescendo tanto per questo impedimento, come per le piogge, a guisa del Nilo trabocca sopra le campagne, onde ne divengono grasse e feconde”.
Insomma, doveva essere una sorta di paradiso terrestre quella pianura, se dobbiamo credere anche a Plinio che parlava di una “piscina Elorina” dove i pesci venivano a prendere il cibo dalle mani dell’uomo, così come avveniva anche lungo l’Eloro. Ebbene, nessuno avrebbe mai immaginato che proprio su una collinetta, quasi un rialzo della piana, in posizione dominante, appena un paio di chilometri dalla foce e dalle rovine della cittadina di Eloro, sotto le fondamenta di una settecentesca masseria, appena qualche decennio fa, cioè negli anni settanta del secolo scorso, venne “scoperta” una villa romana di epoca imperiale del IV secolo d.C. di circa 6 mila metri quadrati, dotata di preziosi mosaici pavimentali policromi di raffinata esecuzione, sicuramente di mano africana, come quelli di Piazza Armerina.
In verità essa era stata segnalata già nel 1961, ma senza risultato, nel libro Netum ante Christum natum dello scrittore netino Gaetano Passarello, il quale successivamente, ma inutilmente, ne rivendicò la scoperta. Si tratta di una villa testimonianza di potere economico di un’aristocrazia latifondista insediatasi in un fertilissimo territorio abitato ab antiquo, come dimostrano le tracce di più antichi insediamenti presenti in un raggio di pochi chilometri. Ma chissà se gli studi e il tempo non abbiano a riservarci in futuro altre sorprese, stando anche a quanto scrive l’archeologo Giuseppe Voza: “ Non si può abbandonare il sito di Eloro senza dire una parola sulla preziosità del territorio che la circonda e che è ancora, per la maggior parte, integro”.
Enzo Papa
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