Premio Pio Alferano: i Vincitori della 3a edizione.
TERZA EDIZIONE DEL PREMIO PIO ALFERANO
CASTELLABATE(SA) 2 agosto 2014
Corrado Bonfanti, Sindaco di Noto; Vittorio Brumotti, personaggio della TV; Tomás Gómez Pérez, Commissario della Polizia spagnola; Giuseppe Iannaccone, collezionista; Camillo Langone, giornalista e scrittore; Folco Quilici, regista; Monsignor Antonio Staglianò, Vescovo di Noto; Ugo Zottin, Generale dei Carabinieri: questi i vincitori della terza edizione del Premio Pio Alferano ai quali è stato consegnato il riconoscimento – la scultura in bronzo Il sacrificio – nell’ambito di una manifestazione ideata e organizzata dalla Fondazione Pio Alferano che ha avuto luogo lo scorso 2 agosto a Castellabate, nel Cilento.
Durante la serata, condotta da Veronica Maya, oltre a consegnare il premio ai vincitori, Vittorio Sgarbi -Direttore Artistico della Fondazione- ha inaugurato le mostre che rimarranno aperte al pubblico fino al 31 agosto: Murat è vivo, collettiva di 43 artisti che hanno preso parte a un concorso dallo stesso titolo dell’esposizione, la personale di Jacopo Scassellati In hoc signo e Artisti per Noto che propone le opere di alcuni degli artisti che hanno contribuito alla decorazione della Cattedrale di Noto. Al termine della serata Vittorio Sgarbi ha annunciato l’esito del concorso a tema Murat è vivo. La giuria, composta da Vittorio Sgarbi (Presidente), Santino Carta (Vicepresidente della Fondazione), Giuseppe Iannaccone, Camillo Langone, Luisa Maiuri (Assessore alla cultura del Comune di Castellabate), Enzo Mazzarella (curatore del concorso), Anna Lia Pintau (curatrice editoriale) e Giulia Vincenzi (storica dell’arte) ha così deciso:
Premio Pio Alferano ex aequo:
Peter Demetz, Nelle strade di Pizzo (scultura in legno di tiglio, acrilico e led, 85x100x25)
e Giovanni Gasparro, Quum memoranda (olio su tela, 90×70 cm)
Demetz ci conduce a Pizzo, dove ebbe luogo l’epilogo di Murat l’8 ottobre 1815. Lo scultore traspone l’episodio ai nostri giorni. I personaggi dell’opera, intagliati nel legno e levigati, sono persone in abiti moderni, perché un evento storico è reale e può verificarsi ovunque e in ogni momento, ma sempre in presenza di individui che ne sono testimoni o protagonisti. Un appello alla consapevolezza: ognuno di noi può sempre partecipare, influire e creare un evento storico.
Gasparro, artista figurativo, ricorda l’incarcerazione di papa Pio VII per mano delle truppe francesi di Napoleone, azione che causò la scomunica dei militari tramite il breve Quum memoranda (1809) che dà il titolo all’opera.
Premio della Giuria:
Antonio Pasquale Prima, Murat, “l’architetto” (olio su tela, 108×80 cm).
Una stanza, uno scrittoio, la luce che entra dalle finestre. La stanza è quella in cui Murat firmò il decreto che sanciva l’inizio dei lavori per la nuova Bari, il cosiddetto “quartiere Murat”. Prima ricorda il Re di Napoli senza tradire la propria naturale inclinazione a riprodurre atmosfere leggere e sospese all’interno di spazi chiusi, di cui cattura silenzi e sospiri. E lo fa senza mostrare il monarca, ma attraverso simboli e richiami, tramite una luce calda che illumina lo scrittoio e rischiara la stanza che forse Murat ha appena abbandonato, compiaciuto per il suo ruolo di “architetto” del suo straordinario progetto. Immaginazione, emozione e poesia(vedi foto a fianco).
Premio del Presidente della Fondazione Virginia Ippolito:
Marina Haas, Caroline, Gioacchino, Stemma di Murat, Tolentino (cuscini misto cotone, 50×50).
L’artista, che è solita incastonare su tela istantanee di vita quotidiana, attimi in cui tutto appare spontaneo e genuino, questa volta riporta su cuscini delicati e preziosi i volti di Gioacchino e della sua Carolina e altri elementi che evocano loro vicenda. L’artista affascina e sorprende con la sua consueta grazia ed eleganza, sottolineate dalla delicatezza dei colori. (vedi foto a fianco).
Premio del Presidente della giuria Vittorio Sgarbi:
Anna Gardu, Re Gall Murat (mandorle, zucchero e albume, 30×18 cm)
Unanime l’ammirazione suscitata da questo galletto dalle piume variopinte, richiamo al soprannome attribuito al Re di Napoli, il vanitoso “gallo impennacchiato”. Un vivacissimo oggetto esposto all’interno di una campana di vetro, che costringe il visitatore della mostra a fermarsi incuriosito per tentare di capire il materiale utilizzato per realizzarlo e ammirare da vicino i preziosi decori sulla corona che fa da base al galletto e che rievocano la filigrana, i dolci delle feste e i ricami della Sardegna. Un gioiello di pasticceria, una vera opera d’arte creata dalle mani abili e delicate di Anna Gardu seguendo un’antica ricetta del nonno. (vedi foto a fianco).
Nel corso dell’evento, Antonio Nocera ha donato alla Fondazione Pio Alferano l’opera fuori concorso Memorie di Napoli (tecnica mista, 80x60cm). Nocera è un artista eclettico che si muove abitualmente tra pittura, scultura, installazioni e libri illustrati, traendo ispirazione dalle pagine di Collodi, da leggende e racconti intramontabili e utilizzando le tecniche e i materiali più vari. Memorie di Napoli è un’opera che induce al sogno e al mondo dell’immaginario, proponendo una rappresentazione di re Gioacchino fiabesca e raffinata: i riccioli ribelli che gli coprono il volto, le medaglie che spiccano sulla giubba bianca, le seducenti gote rosate e il disegno perfetto delle labbra. Re Gioacchino rappresentato come un bellissimo, giovane principe uscito dalle pagine di una fiaba(vedi foto a fianco).