Dalla “Amaxa” greca al “Carretto” del Val di Noto
Dalla Amaxa greca al Carretto del Val di Noto
Nella storica cornice della Loggia del Mercato di Noto, all’imbrunire del 12 agosto 2014, l’Assessore alla Cultura prof.ssa Cettina Raudino, promotrice e responsabile insieme all’Amministrazione Comunale del programma Effetto Noto che rende la città pullulante di turisti, ha dato inizio con il suo consueto garbo ad un interessante momento culturale, presentando al qualificato e attento pubblico gli autori del libro Il Carretto Siciliano nella Civiltà Artigiana (Tecnologie Arti Mestieri-Carri e Viabilità nella Storia).
La prof.ssa Gemma Greco, a nome anche del marito ing. Giuseppe Piccione, ha ringraziato l’Assessore non solo per l’ospitalità ma soprattutto per il lavoro che in questi ultimi anni è stato fatto per valorizzare il patrimonio architettonico e urbanistico netino, ammirato da visitatori di ogni nazionalità e davvero degno del patrocinio UNESCO. Mediante la proiezione di una ricca selezione di immagini a colori tratte dal testo, gli autori hanno messo in evidenza sia gli aspetti tecnici e strutturali della macchina-carro in legno e ferro sia gli aspetti artistici ed etnoantropologici; sia gli strumenti e utensili del carradore sia il variegato contesto artigiano che ha caratterizzato per lunghi secoli la nostra società prima dell’avvento dell’industrializzazione e della motorizzazione: quella che Gesualdo Bufalino chiamava “civiltà della bottega” e che i nostri autori preferiscono chiamare “civiltà artigiana”, nella speranza che questa espressione concettuale diventi consuetudine e si radichi nel linguaggio storico, che finora ha privilegiato soltanto i termini “civiltà contadina” e “rivoluzione industriale”. Questa problematica di per sé darebbe luogo ad un ampio e interessante dibattito.
Nell’elaborazione dell’opera si sono intrecciate le specifiche competenze dei due autori: tecnico-scientifiche e storico-umanistiche; gli aspetti di storia della tecnologia di stampo anglosassone con quelli di storia sociale e politica, insieme ai riferimenti letterari tratti dai classici greci e latini nonché dalla letteratura moderna italiana e straniera. Fra le innovazioni tecniche apportate nel XVI secolo alla macchina-carro, molto importante è il sistema “asse piegato-ruota a piatto”, che i nostri carradori chiamavano dari u mancinu a rota (Tavola III del cap. II). Tale sistema consiste nel piegare leggermente verso il basso le due estremità dell’asse in ferro, in cui vengono inserite ruote leggermente coniche. Tale tecnica costruttiva, oltre a migliorare la resistenza dell’asse alle forze verticali, aumenta la resistenza delle ruote alle sollecitazioni orizzontali dovute alle irregolarità del terreno nelle trazzere carrabili.
Riguardo alla storia dei carri dall’antichità ad oggi, si è messa in evidenza l’inscindibilità del binomio carro-strada, la cui evoluzione era contestuale rispetto alle condizioni storiche, economiche e sociali dei popoli. Se proprio volessimo cercare l’antico antenato del carretto siciliano, dovremmo fare riferimento all’amaxa greca con due ruote a barre incrociate, adatta a terreni irregolari e non perfettamente spianati, trainata mediante timone da una pariglia di asini o muli, di uso frequente in Grecia e nelle colonie della Magna Grecia (quindi anche nelle nostre zone pianeggianti e collinari), adatta alle caratteristiche del territorio e ad usi sia agricoli che commerciali, utilizzata da carrettieri e venditori ambulanti, ma anche dalle persone in occasioni di feste e matrimoni, proprio come si faceva da noi (fig. 9 del cap. I).
Tanti altri gli aspetti illustrati: la sacralità del lavoro nella concezione iconografica del Campanile di Giotto e nei tabernacoli di Orsanmichele, , chiesa delle Corporazioni delle Arti a Firenze, il ruolo sociale oltre che produttivo delle Maestranze in Sicilia, le Società di Mutuo Soccorso e le Leghe fino all’avvento della prima legislazione sulla sanità pubblica nei primi del Novecento.
Nel trattare gli aspetti riguardanti i legni intagliati, i ferri battuti, le storie dipinte che hanno reso il carretto siciliano un unicun in Europa e nel mondo sono stati mesi in evidenza, mediante specifiche tavole comparative, alcuni temi iconografici di tradizione millenaria, comuni alle arti della pietra del legno e del ferro, che si riscontrano anche nel carretto, ad esempio nelle sculture in legno di cascia ‘e fusu, chiave di legno, ruote e mensole (cfr. quarta di copertina).
Alberto Frasca, stimato cultore netino di tradizioni popolari, ha rievocato suggestivamente le notti d’estate in cui da ragazzo, addetto alla conta delle merci in entrata e in uscita da un podere agricolo, sentiva in lontananza i canti dei carrettieri che preannunciavano l’arrivo dei carretti con la ciurma; tornando pochi anni fa nello stesso casale, alle quattro del mattino ha aperto la finestra da cui gli arrivavano i canti, ma al loro posto rombavano i motori: ha chiuso la finestra per non sentire i rumori, ma l’ha chiusa anche su un’epoca della sua vita e su uno spartiacque della storia. Il pubblico ha manifestato vivo apprezzamento nei confronti dell’iniziativa culturale e del libro, il cui banco espositivo è stato curato dalla libreria Liber liber di Noto.