UNUCI Noto: Incontro con Nuzzo Monello,Ceramista.
UNUCI NOTO: INCONTRO CON NUZZO MONELLO – CERAMISTA
NOTO, 1 Dicembre 2014 – Nel timore che il maltempo od altre avversità atmosferiche avessero reso difficoltoso od impossibile raggiungere la villa del Dir. Prof. Nuzzo Monello in Contrada S. Elia, ove l’incontro era stato previsto nel tardo pomeriggio, un nutrito gruppo di Soci UNUCI (Associazione Nazionale Ufficiali in Congedo) di Noto, Giovedì 27 Novembre 2014, si è invece riunito nel salone della Sezione in Via Bologna 3 per “ri-conoscere” l’Artista che – con le sue ceramiche, foto e filmati – ha spiegato ed illustrato come dalla cruda argilla nascano in laboratorio e dopo “vivono” fra noi le sue fantastiche “creature”, che vanno ormai affermandosi in vere e proprie opere d’arte.
Di Nuzzo Monello – su questo giornale – ci siamo già interessati verso la metà del Settembre 2013, quando (vedi Lutum Chtonia Hybla oppure l’ Archivio qui a lato) davamo l’annuncio di questa sua nuova inclinazione o scelta artistica. E che lui fosse un Artista nei più svariati campi – dalla pittura alla fotografia, dalla direzione artistica dell’Infiorata di Noto e del Palio del Grano di Rosolini, dalle molteplici esperienze didattico-educative agli articoli ed interventi sulle riviste e giornali, ecc. ecc. – era ed è per noi un fatto risaputo, senza bisogno del suo Curriculum, che riporto qui in fondo.
Ma quello che nessuno avrebbe mai sospettato, specie in chi scrive, consiste nella sua scelta di “esordire” quale ceramista, partendo dalla cruda argilla, proprio da quando è andato in pensione come Dirigente Scolastico di Scuola Media Statale. Segno che “qualcosa” o “qualcuno” – dalla di lui interiorità – lo spinge ad operare in tal senso, quale estrinsecazione insopprimibile d’una forza misteriosa che solo l’Artista “sente”, plasmando – nel nostro caso – l’inerte e cruda argilla per “creare” e far “vivere” cose, persone, animali, mitologie e tutto ciò che “a priori”, nel momento in cui all’inizio egli “tocca” la nuda materia, neppure progetta né “sa” od immagina d’essere in procinto di cosa realizzare.
Mentre nel Demiurgo platonico le Idee preesistevano con l’informe massa/materia che veniva “ordinata”, come nella mitica interpretazione del grande Filosofo sulla nascita del mondo, mentre il Dio del Cristianesimo fa nascere dal “Nulla” il mondo “creandolo”, così nelle opere di Nuzzo Monello si rinnova e si fa vita l’antico motto “Est Deus in nobis…” ma l’Artista che è in lui – fatte le debite proporzioni e distanze temporali – non mi sembra per nulla diverso da quello del ns. Rinascimento quando, come un piccolo Dio sulla terra, l’Uomo quasi “sfidava” nelle sue “creazioni” il suo Creatore proprio per sentirsi Faber fortunae suae quale Artefice del suo destino.
Distanze filosofico-poetiche abissali, certo, se “misurate” con tutte le superstizioni o credenze teologiche oggi ben superate, e tuttavia – senza quegli interiori travagli religiosi o filosofici – l’Artista del nostro tempo ripercorre ancora quegli stessi sentieri liberamente, e spesso senza averne neppure coscienza: cosa, questa, che nel caso di Nuzzo Monello, invece, è d’una chiarissima visione, pur nell’espressione linguistica del suo pensiero e/o della sua visione poetica non facilmente accessibile ai…”profani”! Infatti, ogni qualvolta che egli entra “in contatto” con ciò che le sue mani plasmano, si rinnova uno straordinario momento d’estasi per “creare” – come un piccolo Dio – ciò che ai “profani” non è dato certamente d’intuire o capire!
Lascio al Lettore leggere direttamente i testi del Nostro, che qui si allegano anche in pdf , per farsi un’idea della “poetica” di Nuzzo Monello, sempre se con questo termine noi intendiamo ancora la concezione dell’Arte e della Vita d’un Artista, cioè la di lui “filosofia” che sta a fondamento di tutte le sue creazioni.
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Il pensiero, l’anima, l’immagine
Chi è l’artista, e perché intorno ad esso piace immaginare un alone misterioso di sapienza, di bene, di valore indefinito di Arte?
Sin dai tempi più remoti, l’essere umano ha tracciato segni per la trasmissione del proprio sentire, segni che ancor oggi ci sorprendono per la candida bellezza.
Un messaggio che raggiunge il cuore e la ragione, eppure il sentimento non basta a sostenere la nostra curiosità, cerchiamo ben oltre il motivo per cui quei segni sono stati tracciati, il desiderio di possederli, di farne ornamento dei luoghi a noi familiari e, attraverso di essi riempire vuoti o colmare parte della nostra fragile esistenza. L’artista ed il mondo appaiono indispensabili nel percorso dell’umanità, il manufatto e l’insieme delle agitazioni sociali consolidano un tempo culturale e le necessità di soddisfare, in quel momento, lo spirito umano. L’Arte da squisita espressione del pensiero, fissata in quei segni, con il solo scopo di essere rappresentazione di un contesto istantaneo dell’anima, diviene artificiosa creazione necessaria alla storia, agli equilibri sociali, alla pacificazione per il progresso. È questo il luogo della ridondanza dell’artigianato, si separano pensieri e opere, l’Arte quale alimento per le coscienze e l’anima, Artigianato quale utilizzo materiale dell’opera.
Ciò che il sogno non consente di fissare nella mente, talora il pensiero lo elabora trasmutando il lavorio in ‘energia’ vitale, tale da non potersi contenere neppure nell’anima. ‘Energia’ che si espande alla ricerca dell’espressione capace di creare quella Immagine, visiva e percettiva che ne conferisce il ‘senso’.
Il senso dell’immagine, ora presente alla percezione visivamente concreta, si connatura con l’osservatore, con ciascuno di essi elabora racconti, tra le luci e le ombre, tra le variazioni cromatiche, tra i chiari e scuri dei suoi volumi. Le forme sembrano, descrivono sensazioni, mutano, ora favorendo, ora bloccando l’intimo convincimento. L’opera ed il senso che la contraddistingue rilasciano un profondo conforto al cuore.
É l’Arte che fluisce nel sangue del ‘contemplatore’; è riuscita, nel suo essere colta istantaneamente dall’altro in un unico contesto visivo, ad incidere l’imprinting assoluto, ove tutto è, ove tutto è palese, ove tutto è dispiegato. L’Opera rimane imprigionata, i linguaggi decodificatori posseduti evolvono in ‘ragione’, dapprima di condivisione, successivamente di appropriazione, infine di armonia, sicché si afferma nell’animo come eterea bellezza, trasmettitrice di sensazioni di riapertura al confronto intimo e universale.
Di che cosa è fatta l’Arte? Del fascino dell’autore di prevedere ciò che altri trascurano, del patire l’informazione che gli perviene in termini di sofferenza, viatico al ‘vivo’ dolore, all’afflizione di comunicare messaggi solo a te diretti, e col compito di renderli palesi e perscrutabili. L’Arte è mediale, non è fugace perché il suo messaggio radiale conduce alla raffinatezza del bello e in secondo luogo alla percezione della multiforme Bellezza. L’Arte pervade attraverso la ‘luce’ dell’immaginazione, ove percorre nell’immaginario inedito di ciascuno, vie di esplorazioni e di quiete.
L’Armonia, cosmo di emanazione delle Bellezze, sfugge alla nostra percezione nella sua interezza. Come la Luce si concede alle limitate conoscenze attraverso le sue variazioni cromatiche, così l’Armonia promana tutte le sue componenti percettive isolatamente, lasciandoci presagire la Bellezza quale evidenza dell’irraggiungibile.
Suoni e Colori appaiono realistici, sembrano comporsi in sinfonie cromatico-musicali interagendo nella forma dell’opera. Fungono da mediatori gli astratti integratori simbolici che favoriscono il fissarsi alchemico dell’immagine artistica e del suo aspetto materiale.
L’opera composita diviene tenutaria di emozioni, di evocazioni, di passioni che stimolano l’indagine dell’ignoto attraverso il sensibile del simbolo capace di adeguare l’intuizione dello spirito nell’oscurità della Natura, come allo stesso tempo rinvia ‘oltre’ nell’inafferrabile, nell’imperscrutabile.
Così avviene, e ora avviene, l’Arte si manifesta non come emblema, attributo, allegoria, è significazione.
© Nuzzo Monello >
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Per quanto mi riguarda, conoscendo da diversi decenni la sua ”ermetica” espressione linguistica, al posto dei “Miti” di cui si permea e fonda la sua poetica prima, e poi la sua produzione, sarebbe interessante analizzare anche il recente testo di cui sopra per “tentare un’interpretazione” di quel suo mondo interiore, “ri-leggendolo” con le comunissime “categorie” filosofico-letterarie o scolastiche che in lui “ri-leggo” da Socrate a Kant, da Platone a Vico, dal Rinascimento ad un nuovo Neoclassicismo sperando di renderlo “più accessibile” e liberandolo dal rischio dell’incomprensione profana.
Voglio dire – in parole povere – che Nuzzo Monello, nel suo incontro con i Soci UNUCI di Noto, ha esordito con la sua poetica così come emerge dagli scritti qui riportati e poi ha spiegato ed illustrato una per una le sue molteplici ceramiche, di cui ben sette facevano bella mostra di sé in sala: opere che egli chiama spesso con nomi così “strani” e quindi “straordinari” che riuscirebbero incomprensibili se non si tenessero in mente le basi di partenza del suo filosofare.
Una filosofia tanto eclettica quanto mitica, tanto “impastata” dalle correnti di pensiero più eterogenee, come quelle citate, che non sembra riconducibile a nessun’altra e che, tuttavia, molte ne riecheggia in suo personalissimo filo conduttore, per me caratterizzante la sua “Poetica” come un “unicum felicissimo d’ispirazioni e cultura”. Ma sarebbe un’indagine interessantissima che, purtroppo – in questa sede ed in questi tempi per me impegnativi – rimando ad meliora e ad maiora!
Complimenti meritati da parte dei Soci e ripetuti applausi hanno chiuso la nostra bella serata all’UNUCI di Noto.
Biagio Iacono
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LEGGI IL CURRICULUM DI NUZZO MONELLO cliccando qui: CURVITAE 2014
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NOTA BENE: Le foto della serata sono del Cap. Prof. FRANCESCO CAPODICASA che ringraziamo.