Come è nato “Voglio il mio Cielo…”
Dalla Premessa al libro di Marinella Fiume e Biagio Iacono: “Voglio il mio Cielo…”
L’Archivio di Stato e Mariannina Coffa
Risale al marzo del 2011 l’allestimento nei saloni di palazzo Impellizzeri, sede della Sezione Archivio di Stato di Noto, di una mostra documentaria dedicata alla poetessa netina Mariannina Coffa. L’idea nasceva dal fascino di questa importante personalità e dalla volontà e curiosità di cercare, partendo dalle carte d’archivio, documenti che facessero luce ulteriore su questa grande figlia della città di Noto, la cui storia era semisconosciuta ai più. Nel 2009 e 2010 ci eravamo peraltro occupate della ricerca su quello stesso periodo, così importante nella storia di Noto, nel quale la Città si riappropriava del rango di Capoluogo al posto di Siracusa (1837 – 1865) e avevamo conosciuto più da vicino, attraverso le vicende storico-amministrative analizzate, i protagonisti che intervenivano a vario titolo nella storia locale (l’Intendente La Rosa, Matteo Raeli, Antonio Sofia, Giuseppe Bianca, l’avv. Salvatore Coffa, Lucio Bonfanti e altri), gli stessi a contatto dei quali visse la sua breve vita la nostra poetessa. Alla ricerca erano seguite le relative mostre, una sulle “Opere pubbliche a Noto nell’Ottocento” [1] (1) e, a seguire, “Il contributo della città di Noto all’unità d’Italia”.
In quel caso la ricerca era stata molto fruttuosa grazie alla notevole mole di documentazione conservata nella nostra sede di Siracusa nel fondo archivistico dell’ Intendenza della Valle. Diversamente, per una mostra documentaria su Mariannina Coffa, la tipologia di documentazione storica rintracciabile nel nostro Archivio, prevalentemente di carattere amministrativo, non consentiva da sola una ricerca esaustiva sull’argomento e il conseguente allestimento di una mostra che rendesse onore alla Nostra. Il progetto poté riuscire grazie al coinvolgimento e alla disponibilità di altri soggetti, la Biblioteca comunale nella persona della dott.ssa Carmen Tiralongo e del personale tutto e dell’architetto Pietro Giannone del Museo delle carte, con i quali furono selezionate lettere, poesie e pubblicazioni originali conservati presso i rispettivi Istituti che, insieme ai documenti inediti d’archivio, vennero a formare un corpus molto esauriente nel delineare la figura di M. Coffa nei vari aspetti sia biografici che letterari.
Fra i documenti rinvenuti presso l’Archivio, oltre quelli dello Stato civile, nascita (Noto, 30 settembre 1841) matrimonio (Siracusa, 5 aprile 1860) e morte (Noto, 6 gennaio 1878), particolare importanza rivestono l’atto dotale stipulato il 4 marzo 1860 dal notaio netino L. Perricone e l’inventario dei beni effettuato presso la casa mortuaria dopo 4 giorni dalla sua morte, agli atti del notaio netino L. Sofia, dove vengono rinvenuti vari appunti, poesie e lettere, ma altresì evidenziata la “scomparsa” di altri manoscritti appartenenti alla Poetessa. Preziosi furono, inoltre, in quella occasione, gli stimoli e i suggerimenti del prof. Biagio Iacono, il coinvolgente intervento della scrittrice e studiosa Marinella Fiume, i contributi del preside prof. Angelo Fortuna, della prof.ssa Maria Lucia Riccioli e le letture della dott.ssa Elda Nobile.
La collaborazione dell’Archivio di Stato alla trascrizione del presente epistolario della Poetessa è stata la naturale e fortunata conseguenza di questo antefatto. Essa è nata dalla richiesta in tal senso avanzata dal prof. B. Iacono alla nostra Direttrice, Concetta Corridore, relativa alla trascrizione e digitalizzazione di oltre duecento lettere della Poetessa a diversi destinatari “oltre Ascenzo” i cui originali si conservano presso la Biblioteca comunale di Noto e che sarebbero stati oggetto di futura pubblicazione a cura della scrittrice dott.ssa M. Fiume e dello stesso prof. B. Iacono. La Direttrice, accettando la richiesta, si rese immediatamente disponibile affidandone l’incarico alle archiviste della sede di Noto, l’allora responsabile della Sezione Vincenza Cavarra, Anna Lorenzano e la sottoscritta. Il lavoro di trascrizione dell’epistolario, sebbene già iniziato per alcune decine di lettere dal prof. Iacono, fu ripreso, completato con le restanti lettere, circa 160, informatizzato per le complessive 205 lettere disposte in ordine cronologico, ultimato e consegnato a marzo 2012. La trascrizione delle lettere è stata eseguita in modo letterale, riportandone cioè il contenuto integrale finanche nella disposizione formale relativa a data, luogo, firma, eventuale ulteriore intestazione riportata nella busta, ecc.. Le abbreviazioni a volte presenti relative a nomi, luoghi o altro, qualora individuate in maniera certa, sono state sciolte per rendere maggiormente comprensibile il testo. La trascrizione è stata alquanto laboriosa poiché, nel nostro lavoro d’archivio, per quanto allenate alla lettura di documenti ottocenteschi, abbiamo più “confidenza” con le scritture di carattere amministrativo che privato e la comprensione di alcuni termini cui la Coffa ricorreva nel testo, a volte scritti in maniera poco chiara, prevedeva un approfondimento di nomi, luoghi, terminologie in uso all’epoca nelle situazioni della vita quotidiana, come pure un approfondimento relativo alla comprensione dei tanti riferimenti poetico-letterari presenti. In questo senso, di grande aiuto sono stati sia la mostra e la ricerca precedenti con la lettura dei tanti documenti che riguardavano la sua vita e la sua produzione poetico letteraria, sia gli approfondimenti delle pubblicazioni a Lei dedicate e naturalmente il continuo confronto con gli autori del presente lavoro.
Mi preme sottolineare, e in ciò sono portavoce anche delle colleghe che insieme a me vi hanno lavorato e della nostra Direttrice, quanto siamo onorate di avere contribuito, per quel poco che ci compete, a far conoscere questa importantissima parte della vita della poetessa “oltre Ascenzo”, altrimenti ancora destinata all’oblio. Peraltro, da un punto di vista “tecnico”, aver trascritto le lettere il prima possibile, riveste grande importanza se si considera che, nonostante ben conservate, l’usura del tempo o altri accadimenti non prevedibili ne avrebbero potuto compromettere l’integrità. Alcune di esse, infatti, presentano già parti mancanti o poco leggibili per via delle modificazioni chimiche dell’inchiostro o della carta. Per quanto mi riguarda, avere avuto l’opportunità di entrare nel mondo intimo della nostra Poetessa è stato per me oltre che un grande onore, entusiasmante e commovente; a tratti ne ho avuto pudore. Leggere le sue lettere mi ha catapultata in un’altra dimensione. Ho respirato la vita quotidiana di un mondo andato e tuttavia impresso nei nostri geni più di quanto ce ne rendiamo conto, di avvenimenti storici strettamente intrecciati a questa quotidianità e vissuti da un punto di vista “alto” quale era quello della Coffa, ho condiviso le sue pene e le tragedie della sua breve e intensa vita.
Ho immaginato dalle sue stesse descrizioni autobiografiche i tratti caratteriali che le erano propri: nelle lettere al suo Precettore, l’umiltà, che è solo delle persone veramente grandi; la franchezza e la lealtà, il rifiuto della finzione nei rapporti umani, l’assenza di invidia: “Io desidero ma non invidio, non mi sento capace d’invidiare alcuno, e desidero grande la terra intera” (4 genn. 1857 a Sbano); l’orgoglio e la fierezza (nella lettera in risposta ai consigli del sac. Emilio Bufardeci, sebbene molto giovane, si impone con grande personalità difendendo i suoi versi attraverso una superba analisi stilistica e testuale degli stessi); la sua riservatezza: “per quella ostinata ritrosia di carattere che mi rende timida e superba con me stessa e cogli altri” (18 feb. 1861 a Sbano); la chiarezza: “io scrivo per sentimento, e non per gloria – sarebbe un torto che in quelle piccole cose mie, mancasse la necessaria chiarezza, per essere accette da chi li legge” (31 dic. 1867 a Sbano); la passione delle idee, nel professarle, al di là delle convenzioni sociali e difficoltà familiari e personali, e nel difenderle: così la sua collaborazione alla rivista “La donna”, espressione fra le più importanti per l’emancipazione femminile del secondo Ottocento, così la nota lettera “A ciascuno dei Deputati” in difesa della sua amata Noto, così le tante godibili “chicche” di natura letteraria e politica, con le sue riflessioni rispetto alle speranze e disillusioni della sua epoca; la fedeltà nelle amicizie, anche e specie in quelle socialmente “scomode”: “ho conosciuto il suo cuore”, (dice in una lettera a Sbano) attraverso l’espressione più autentica dei suoi pensieri ed emozioni. E posso dire di essermene innamorata.
Giuseppina Calvo
Responsabile Sezione Archivio di Stato di Noto
[1] La grande stagione delle opere pubbliche nella Noto di metà Ottocento di Giuseppina Calvo in ATTI E MEMORIE, Serie II, 11 – 12 (2007-2008) – I.S.V.N.A.