Noto e la sua Cattedrale ritrovata.
NOTO E LA SUA CATTEDRALE RITROVATA
di Antonio Manno (*)
Sicilia sud-orientale, 13 Marzo 1996: la copertura e parte della cupola della cattedrale di Noto si schiantarono al suolo. Fu un crollo annunciato che già da alcuni anni aveva dato i primi e sottovalutati segnali manifestatisi con vistose crepe negli intonaci (p. 65). Le ragioni che portarono a tale disastro furono certamente molteplici, ma un ruolo non secondario deve averlo giocato un precedente ed infelice intervento, realizzato nel secondo Novecento sostituendo l’antico tetto a falde con un’assurda terrazza in calcestruzzo che irrigidì la struttura dell’edificio (25). Il cedimento fu una vera tragedia per la città che, in questo tempio, ha da sempre celebrato la propria storia e tradizione religiosa. Nell’arco di pochi anni, i netini, sono riusciti a ricostruire la chiesa, utilizzando gli stessi materiali e tecniche del Settecento (22) e riaprendola al culto il 18 Giugno 2007.
Biagio Iacono – già docente di Lettere nelle scuole statali superiori di Noto, giornalista pubblicista e appassionato storico locale – ha colto l’occasione per pubblicare un nuovo libro sulla cattedrale nel quale, facendo tesoro delle notizie già raccolte nelle precedenti tre edizioni, ha inserito nuove pagine e testimonianze sulle vicende della ricostruzione e del restauro, come pure sulle opere d’arte aggiunte all’interno del tempio.
L’autore, ripercorrendo le vicende dell’edificio, ricorda l’orribile terremoto del 1693 che, distruggendo l’antica Noto (Netum), indusse i nobili e il clero – sotto la guida del vicario generale Giuseppe Lanza, duca di Camastra – a ricostruire il nuovo insediamento dove sorge tuttora, sulle pendici del monte Meti. Se mai si dovesse stampare una nuova edizione del libro di Iacono, sarebbe utile aggiungere un capitolo dedicato alle scelte urbanistiche che ispirarono gli ideatori della nuova città di Noto. Al contrario dei principali modelli barocchi dell’epoca, i netini disegnarono nel cuore della città una vasta piazza rettangolare i cui lati maggiori, anziché essere disposti alla stessa altezza, sorgono su livelli diversi, opportunamente sfruttati per rimarcare la visione di una società articolata in gerarchie e fondata sulla preminenza della Chiesa. Uno spazio urbano delimitato, la cui vastità si richiama ai valori barocchi di universalità e meraviglia. Una piazza dalla duplice funzione teatrale: palcoscenico, per chi “abita” – in qualità di attore – le chiese o i palazzi che vi si affacciano; platea, per chi la percorre, da spettatore, in veste di cittadino, fedele o visitatore. Avvalendosi di testimonianze d’archivio, opportunamente incrociate con un attento esame delle vicende stilistiche e costruttive, si potrebbe osservare sotto una nuova luce interpretativa ciascun edificio che si affaccia sulla Piazza, tratteggiando una nuova e avvincente storia politica, sociale e devozionale della città. In tale prospettiva, la basilica-cattedrale di Noto, intitolata a san Nicolò di Bari, costituiva l’apice visivo e simbolico del nuovo piano urbanistico. La sua immensa scalinata d’accesso, oltre a rendere omaggio al clero locale, è inoltre un’evidente allegoria della salita verso una chiesa che assume le sembianze architettoniche di una via trionfale verso l’altare maggiore e verso Cristo.
La cattedrale fu iniziata da Giovan Battista Deodato Scammacca nella primavera del 1693 e aperta al culto il 6 Giugno 1703. In seguito ai danni inferti dal terremoto del 1727, il tempio venne ricostruito e ampliato su progetto dell’architetto siracusano Rosario Gagliardi (15). Questi, tenendo conto di un primitivo progetto attribuito all’architetto gesuita Angelo Italia, accettò l’idea delle due torri campanarie in facciata e, per la pianta (140), prese spunto da quella della chiesa del Santissimo Crocifisso, a Piano Alto. Al Gagliardi spetta anche l’alzato del primo ordine. Il resto fu realizzato da più architetti nel corso di due secoli (17). Tra questi, Vincenzo Sinatra, che realizzò il secondo ordine, con l’alto frontone post-rinascimentale. L’architetto, assieme a Francesco Maria Sortino e Francesco Paolo Labisi, gravitava «attorno alla tematica architettonica del Gagliardi» (S. Boscarino, Sicilia barocca. Architettura e città, 1610-1760, Roma, Officina, 1986, p. 170), del quale fu nipote acquisito. La facciata della chiesa, per la traslazione in avanti del corpo centrale, per la libera disposizione delle colonne sui piani, come pure per le due torri laterali e il timpano spezzato, costituisce una variazione sui modelli romani messi a punto da architetti come Carlo Maderno e Carlo Rainaldi. Si tratta di una scelta linguistica singolare che, rigettando le esuberanze dell’architettura barocca – ben evidenti nella locale chiesa ‘borrominiana’ del Collegio o di San Carlo -, opta per un anacronistico ritorno al classicismo tardo-cinquecentesco nel quale non può che riflettersi «il carattere conservatore del clero regolare» (Boscarino, p. 176), promotore della fabbrica. Iacono, procedendo nel suo racconto, ricorda che la ricostruzione della chiesa ebbe termine nel 1776 (24), quando l’ampia scalinata, ultimata nel 1831-33, era in fase di realizzazione. In seguito alla scomparsa di Sinatra (+ 1762), nel cantiere subentrò Labisi ma, secondo Iacono, le due torri campanarie neoclassiche spetterebbero a Bernardo Maria Labisi, influenzato dal padre Paolo (29-30).
Oltre ad aver arricchito il testo con testimonianze di altri autori, un altro merito di Biagio Iacono è quello di aver documentato e messo a confronto gli apparati decorativi prima e dopo il crollo del 1996 che fanno di questa chiesa uno dei più grandi cantieri di arte sacra figurativa e contemporanea. La volta della navata centrale, interamente perduta, ospitava le scene dipinte da Nicola Arduino raffiguranti San Corrado in gloria e figure di Santi e profeti (52-53), ora sostituite con una trionfale e ‘tiepolesca’ Assunzione di Maria, affiancata dalle ‘neoclassicheggianti’ Quattro virtù cardinali (57), opere su tela di Lino Frongia. Anche la cupola, già ricostruita in seguito al terremoto del 1848 (38), è stata oggetto di nuovi interventi pittorici. I perduti Quattro evangelisti di Armando Bandinelli, dipinti nei pennacchi, sono stati sostituiti con quelli del russo Oleg Supereco (74-75) che, nella volta soprastante, ha inserito un’affascinante Pentecoste (77-87), intrisa di colti riferimenti iconografici e pittorici che contribuiscono a stemperare i pur evidenti richiami ipermanieristici. Tra le altre nuove opere, va segnalata la Trinità e Deesis di Bruno d’Arcevia (96), del 2013, – in sostituzione del Pantocratore e santi di Armando Bandinelli, rimosso dal catino absidale -, accompagnata dall’Etimasia dello stesso autore, situata nell’adiacente soffitto del presbiterio (96). Né si possono tralasciare le nuove vetrate di Francesco Mori (177), inaugurate nel 2011 e i cui simboli sono ambientati in scenari spettacolari e apocalittici; come pure la toccante Via Crucis di Roberto Ferri le cui seducenti anatomie evocano gli esercizi in uso nelle Accademie di Belle Arti ottocentesche e le cui soffuse atmosfere stimolano la pietà e la partecipazione dei fedeli.
La sostituzione della figura di san Corrado Confalonieri – un tempo dipinta nel soffitto della navata centrale – con quella della Madonna, immagine della Chiesa, ha – a suo modo – indebolito il culto del patrono della città e della diocesi di Noto. Sarebbe interessante comprendere le ragioni che hanno spinto il clero locale a tale scelta iconografica. Comunque sia, Iacono serba al santo il dovuto riconoscimento inserendo alcune eloquenti fotografie che testimoniano la profonda devozione popolare nobilitata, tra l’altro, dall’arte del cilio, il simbolico e policromo vaso ottagonale sorretto, in numerosi esemplari, dai portatori durante le due processioni in onore del patrono (137).
E proprio nella cappella di San Corrado si custodisce l’opera più preziosa della cattedrale: il reliquiario, contenente l’urna lignea con le spoglie del santo e ricoperto «d’argento, opera di Claudio Lo Paggio (1554-56), ritenuta uno dei capolavori dell’oreficeria siciliana del tardo Cinquecento» (116). Il prezioso scrigno a forma di padiglione, che ospita le statuette dei dodici apostoli, rappresenta la Chiesa come palazzo di Dio, sormontato dalla figura del Risorto. Le statuette dell’arcangelo Gabriele e di Maria rinviano all’Annuciazione e alle sue implicazioni evangeliche, mentre quelle dei due imitatori di Cristo, Corrado e Nicolò, rendono omaggio ai santi più venerati nella cattedrale. Come spiega Corrado Tafaro nelle sue Note sparse (118), quando l’arca è portata in processione è collocata sopra quattro splendidi grifoni d’argento, simbolo della doppia natura di Cristo ed espressione figurativa di una fede antica.
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Biagio Iacono, Noto. La Cattedrale dalle origini a oggi, Noto, Sicula Editrice-Netum, 2014 (IV edizione), 224 pp., ill. a colori., ISBN 978-88-940311-0-2, 15 €.
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CHI E’ IL PROF. ANTONIO MANNO:
Il prof. Antonio Manno è nato e vissuto a Urbino; ha studiato a Venezia e Londra e vive e lavora a Venezia; si è laureato presso l’Istituto Universitario di Architettura con una tesi in storia dell’architettura dedicata alla pianificazione urbana e rurale in Inghilterra (1980) e ha conseguito il dottorato di Storia dell’architettura e dell’urbanistica (1988); ha ottenuto due borse di studio presso il Centro Internazionale di Studi ‘Andrea Palladio’ di Vicenza; è stato membro del Direttivo Nazionale A.N.I.S.A. (Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte); è socio residente dell’Ateneo Veneto di Scienze, Lettere ed Arti.
È uno studioso che segue e sviluppa i principi della scuola di Aby Warburg basati su un approccio iconologico e iconografico. Tiene conferenze, seminari, corsi di formazione; ha partecipato e curato mostre sull’architettura militare veneziana e sulla pittura a Venezia; scrive articoli, saggi e libri e ha pubblicato numerosi testi sulla storia dell’arte e dell’architettura veneziana. Si è occupato di urbanistica inglese, architettura militare e ingegneri, della fortezza di Palmanova, di architettura e scultura gotica, delle chiese veneziane, della pittura e della scultura veneziana dal Quattro al Seicento. Conduce ricerche d’archivio, rilascia consulenze ed expertise su opere d’arte.
Ha iniziato la sua carriera collaborando con il Centro Nazionale delle Ricerche. In qualità di relatore, ha partecipato a convegni in Italia e all’estero sull’urbanistica nel Novecento, sul Rinascimento, sull’architettura militare in Italia e nel Mediterraneo orientale (Lugano 2004 e Locarno (2007), sul simbolismo nella scultura medievale, su Vicenzo Catena e sulla scultura funeraria nelle chiese veneziane; ha inoltre tenuto conferenze sui seguenti temi: il colore, le corporazioni di arte e mestiere, i cicli musivi della Basilica di San Marco (Sydney, Australia, 1997), simboli e allegorie sacre e profane, Jacopo Tintoretto e Jacopo Palma il Giovane, la Crocifissione, le difese di Venezia nell’Ottocento, le corti veneziane.
Ha tenuto seminari, cicli di lezioni e corsi di formazione su argomenti di propedeutica, sulle città murate nel Veneto, sull’arte gotica nel Veneto, su arte scuola e turismo a Venezia, sull’arte veneziana, su icone e religioni, su internet per la didattica, sulla pittura a olio, sulla prospettiva nel rinascimento e sull’arte del vetro. Ha contribuito a mostre di architettura militare e, in particolare, su Palmanova ed ha curato una mostra su Jacopo Tintoretto e un’altra sull’iconografia di san Marco. Attualmente sta conducendo studi sul tema della Crocifissione dal XII al XVI secolo.
Tra i suoi libri, si segnalano I mestieri di Venezia. Storia, arte e devozione delle corporazioni dal XIII al XVIII secolo, Cittadella (PD), Biblos, 1995 (Premio Gambrinus,”Giuseppe Mazzotti”, 1996, XIV edizione); Il poema del tempo. I capitelli del Palazzo Ducale di Venezia: storia e iconografia, Venezia, Stamperia, 1999; I tesori di Venezia, 2004, edito da Whitestar e National Geographic, una guida storico-artistica con un ricco apparato di illustrazioni, tradotta in inglese, francese, spagnolo, tedesco e ungherese. Altre notizie sulle sue pubblicazioni si trovano su LibraryThing. Ha pubblicato saggi e articoli su riviste specializzate ed è un collaboratore di lunga data di “Studi Veneziani”, una delle riviste della Fondazione G. Cini, a San Giorgio, dove, oltre alle recensioni su monografie dell’arte e della storia di Venezia, ha pubblicato, nel 1986, Politica e architettura militare: le difese di Venezia (1557-1573).
Attivo anche nel campo della divulgazione, ha presentato libri e documentari, pubblicato e curato articoli sulle chiese di Venezia, svolto lezioni in loco su monumenti veneziani, come le scuole di San Rocco e di San Giorgio degli Schiavoni, il palazzo Patriarcale o su mostre dedicate aGiorgione e Dürer o sui temi della natura morta e dell’autoritratto. Per maggiori informazioni sulle sue pubblicazioni. In Venezia città d’arte, apparsa ne “La biblioteca di Repubblica-L’Espresso” (2011) ha scritto l’introduzione: Il tempo e la forma: lo sviluppo urbanistico.
Attività didattica e scolastica
Il prof. Manno, dopo aver lavorato come bibliotecario presso la Biblioteca del Dipartimento di Storia dell’Architettura, a Venezia, ha conseguito il primo posto in Veneto nel concorso per l’abilitazione in Storia dell’Arte, disciplina di cui è titolare dal 1985.
Ha svolto la sua attività di docente presso i Licei Classici di Portogruaro e San Donà, il Turistico “Algarotti” di Venezia e, dal 1991, nell’Istituto Statale d’Arte di Venezia, ora Liceo Artistico “M. Guggenheim”. Per l’Istituto ha ideato e curato la mostra “Percorsi creativi. Esperienze didattiche degli allievi dell’I.S.A.” tenuta a Venezia, Palazzo Papadopoli (1-28 febbraio 1997). Ha introdotto internet nella sede dei Carmini e tenuto un corso su “La didattica di Storia dell’Arte via Internet” (1999); ha diretto il corso di aggiornamento provinciale per docenti su “Icone e religioni. Il sacro tra immagine e parola”, nell’ambito del quale ha tenuto una conferenza su “Pittura, vangeli e meditazioni nella tradizione cattolica”. In collaborazione con i Civici Musei di Venezia, ha organizzato un corso di approfondimento per studenti presso la sede del Museo Correr intitolato “Dietro le quinte del museo: organizzazione e problematiche di un luogo di produzione della cultura”, nell’ambito del quale ha tenuto una lezione su “L’arte incisoria a Venezia dal Sei all’Ottocento” e un’altra su “L’incisione: termini e tecniche”. Ha promosso e organizzato un corso su “La pittura a olio: arte, storia e tecnica”, nell’ambito del quale ha tenuto una lezione su “La pittura a olio: storia ed esempi veneziani” (2004); nello stesso anno ha svolto un corso di approfondimento per studenti sulla “Preparazione del Colloquio per l’esame di Stato”; ha ideato e curato un corso su “La dolce prospettiva”, nell’ambito del quale ha tenuto una lezione su “La prospettiva nel Rinascimento” (2006). È stato referente di CITYarts, una onlus con sede a New York, per la quale ha organizzato un concorso di pittura per studenti intitolato “Pieces for Peace Project, Young Minds Build Bridges Program” e le cui opere sono state esposte in una mostra itinerante in Europa (2008). In collaborazione con i musei Civici di Venezia, ha ideato un ciclo di lezioni per gli studenti delle superiori sul Novecento, “Un panino al museo”, svoltosi presso il Museo di Ca’ Pesaro (2010).
Esperto di didattica di storia dell’arte e webmaster, ha creato e gestito il sito di Arts (1999-2004) e il social network ning di “Istruzione Artistica”; ha ideato e avviato UFOS (1999), l’Ufficio Formazione e Orientamento Studenti, che organizza stage estivi di lavoro per allievi meritevoli. Su “Il Corriere del Veneto” ha pubblicato alcuni articoli sulle scuole superiori (2008) e, per anni, ha seguito attivamente il dibattito sulla riforma; nel 2010, ha scritto il testo del depliant illustrativo del nuovo Liceo Artistico di Venezia e Mestre. Dal 2003 è responsabile del “Quotidiano in classe”, un’iniziativa per avvicinare gli studenti alla lettura dei giornali e inserita in un progetto nazionale promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani Editori.
Ha aperto e gestisce profmanno, un sito di storia dell’arte dedicato agli studenti, con lo scopo di avvicinare i propri allievi ai contenuti della disciplina e alle più avanzate tecniche di comunicazione e condivisione online (2010). Gestisce inoltre una Community intitolata “I Carmini insegnano” (2012) dedicata allo studio della chiesa, dell’ex convento e della Scuola Grande dei Carmini, a Venezia.