Unuci-Noto: “Case chiuse” e “tempo libero” durante la Grande Guerra.
ATTIVITA’ DELL’UNUCI DI NOTO
“Case chiuse” e “tempo libero” durante la Grande Guerra
NOTO – Giovedì 26 novembre, alle ore 17.00, presso la Sala conferenze dell’Archivio di Stato di Noto si è tenuto l’incontro che la Società Siracusana di Storia Patria ha organizzato in collaborazione con l’Archivio di Stato di Siracusa e con le Sezioni netine dell’UNUCI e dello stesso Archivio, in occasione del Centenario della I Guerra Mondiale, come abbiamo già scritto per le due Mostre di Noto e Siracusa su queste colonne. Col Personale dell’Archivio erano presenti anche diversi Soci dell’Unuci e dell’UNITRE col Presidente prof. Franco Castello. Relatore della serata è stato il professore Salvatore Santuccio dell’Università di Catania con la sua conferenza dal titolo: “Case chiuse” e “tempo libero” durante la Grande Guerra, durante la quale ha evidenziato, con filmati ed immagini, due dei più comuni meccanismi attraverso i quali i soldati trascorrevano il loro “tempo libero” in trincea: le case chiuse e le case del soldato.
Una delle novità della prima Guerra mondiale fu la durata della stessa e ancor più quella dei lunghi periodi di inattività. Sin dall’inizio del conflitto nessuno aveva previsto che le operazioni militari si sarebbero spinte per oltre tre anni e, quindi, non era stata strutturata alcuna istituzione che organizzasse la vita del soldato oltre quella strettamente militare, relegata ai momenti della battaglia e alle regole del codice militare. Aspetti sconosciuti del conflitto sono i lunghi periodi di ozio, dove non c’è nulla da fare se non convivere con il degrado della vita di trincea tra il fango, la perenne sporcizia e la quotidiana presenza della morte. Una condizione di passività, alienazione, apatia e monotonia, teorizzata dalla psicologia applicata alla guerra e fatta propria dai comandi, in grado di produrre rassegnazione e fatalismo nel soldato con l’accettazione della condizione di regressione quasi animalesca.
Come analizzato dagli studi di Isnenghi e Rochat, è la funzione positiva della noia che porta all’ottundimento delle menti dei soldati, per avere l’ideale del soldato “senza qualità”, in grado di agire e combattere meccanicamente e automaticamente, privo di inibizioni e interrogativi. Centrale è stato il riferimento alla condizione della prostituzione, che è stata indagata sia come valvola di sfogo per i militari organizzata dallo stesso Stato ma anche e, soprattutto, in rapporto all’aumento delle malattie veneree in base al quale, durante il conflitto, fu cambiato tutto l’assetto sanitario inizialmente non preposto né alla moltitudine di feriti né al moltiplicarsi del contagio di malattie come la sifilide.
Il funzionamento delle case chiuse era molto semplice. La tenutaria, generalmente ex prostituta, reclutava le “pensionanti” che di norma rimanevano quindici giorni, contro i rischi di innamoramento e di protettori. Prendevano il 50% della marchetta, il resto andava alla tenutaria e alle tasse. Il numero delle prestazioni giornaliere di ciascuna prostituta si aggirava attorno alla quarantina e il pagamento era sempre anticipato. Le ragazze dovevano essere titolari di un libretto sanitario, in assenza del quale non era possibile “lavorare”. La serata è stata vivacizzata da alcune scene in diretta dal film di Monicelli “La Grande Guerra” con Alberto Sordi e Vittorio Gassman, che hanno fatto rivivere dall’interno il contesto psicologico e drammatico dell’argomento in oggetto, e che il Relatore ha saputo sviluppare con delicata ma approfondita conoscenza.
Rimandiamo alla pubblicazione degli Atti delle conferenze, che la Società Siracusana di Storia Patria effettuerà nei primi mesi del prossimo 2016, durante il quale l’UNUCI-NOTO si ripromette di continuare con altri Studiosi la celebrazione del Centenario della Grande Guerra.
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SALVATORE SANTUCCIO è dottore di ricerca in “Storia, politica e rappresentanza degli interessi nella società italiana e internazionale. F. Mazzonis” ed attualmente collabora con la Cattedra di Storia Contemporanea del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania. Relatore in convegni nazionali e internazionali, ha pubblicato tra l’altro: Conflitti giurisdizionali e potere locale a Siracusa (1679-1759) (Roma-Palermo, 1999); ha contribuito al volume Siracusa 1880-2000 città, storia, piani, a cura di S. Adorno (Venezia, 2005); ha scritto: Governare la città. Territorio, amministrazione e politica a Siracusa (1817-1865), Ed. Franco Angeli, Milano, 2010; Un protagonista del Risorgimento siciliano: Emanuele Francica Barone di Pancali (1783-1868), Ed. Verbavolant, Siracusa, 2012; di recente ha curato: Operazione Husky, aspetti politici, scelte militari, emergenze sociali, Morrone Editore, Siracusa, 2014 .