Presentata la “Storia di Noto” di E.U. Muscova
PRESENTATO IL SECONDO VOLUME
DELLA ”STORIA DI NOTO” DI EMANUELE UMBERTO MUSCOVA
– Venerdì 11 marzo 2016, presso la Sala Gagliardi di Noto, il Sindaco della Città, dr Corrado Bonfanti, il Presidente del Rotary Club Terra di Eloro di Noto, geom.Vincenzo Della Luna e don Ignazio Petriglieri, Vicario Episcopale per la Cultura, hanno introdotto la presentazione del secondo volume “Storia di Noto”, opera del Prof. Dir. Emanuele Umberto Muscova che – dopo i saluti di rito ed il ringraziamento in particolare a Bonfanti e Della Luna per l’impegno dimostrato nel finanziare la sua seconda fatica – ha ricordato come il primo volume di quell’opera – dalle Origini di Noto al sisma del 1693 – fosse stato presentato l’anno scorso e come, sul piano della continuità storica, questo secondo tomo trattasse dalla Ricostruzione del dopo-terremoto alla fine dell’Ottocento.
L’Autore, come suo costume, ha svolto pertanto una lunga Relazione sul contenuto del libro partendo dalla Noto dell’Alveria all’indomani del terribile terremoto del 1693 sino a tutto l’Ottocento, dalla Cronaca di Fra Filippo Tortora nella sua “Breve notizia…” sino alle soglie del convulso Novecento Netino: per questo motivo – qui di seguito – pubblichiamo integralmente il testo del prof. U. E. Muscova, dal quale il Lettore interessato alla Storia di Noto trarrà utilissimi spunti per leggere il libro – donato a tutti i presenti in sala – e per un’ulteriore conferma dell’importanza che Muscova assume da tempo in tal campo. Biagio Iacono
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Presentazione del secondo volume della Storia di Noto
di Emanuele Umberto Muscova
Rivolgo un cortese saluto al sindaco dr. Corrado Bonfanti e alla sua Giunta Municipi-le, al presidente del R.C. di Noto Terra di Eloro geom. Vincenzo Della Luna e al suo Consiglio Direttivo, alle Autorità Rotariane presenti,ai Presidenti dell’Inner Weehl e del Rotaract, ai soci dei clubs rotariani, a tutti i concittadini in sala, che mi onorano con la loro presenza. Un grazie doveroso al sindaco e al presidente Della Luna che per il secondo anno hanno voluto pubblicare un volume di Storia di Noto a beneficio dei concittadini; e un grazie,altresì,rivolgo a loro per le cortesi espressioni che mi hanno voluto rivolge re.
Dopo la presentazione del primo volume riguardante la storia di Noto dalle sue ori-gini fino al sisma del 1693,sul piano della continuità storica, noi presentiamo questa sera il secondo volume, che ci accompagnerà nel suo percorso dal dopo-terremoto predetto fino alla fine dell’Ottocento. La Noto alveriana era una nobile e bella città nei suoi monumenti di ogni epoca e nella vita civile quotidiana, come ci riferiva Fra Filippo Tortora nella sua breve noti-zia,ma storicamente importante per le informazioni che ci dà. Per la ricostruzione della città seguiamo gli studi dei già citati nel precedente libro Stefano Tobriner,Michele Luminati e Liliane Dufour,tre illustri cattedratici.Essi ci ac-compagneranno nel percorso di rinascita di una città dalle baracche costruite con il le-gname calabrese al barocco splendido,che oggi tutti ci ammirano nel mondo.
La problematica relativa alla scelta del sito per la costruzione della nuova città è sicuramente ampia ed assai articolata per le diverse opinioni e per le diversificate posizioni di coloro che avevano il compito di decidere in merito: c’era chi la voleva sull’Alveria per ragioni affettive,chi la voleva in prossimità dell’antica Eloro per e-vitare le zone sismiche, perché in quel tempo non si conosceva la faglia sismica,co-me a suo tempo ha fatto il compianto concittadino prof.Corrado Latina.C’era chi vo-leva che la città si costruisse sul Colle Meti,in un’area che nel tempo apparteneva ai principi Pignatelli d’Aragona signori di Avola,e poi acquistata da D.Sebastiano Astu-to e Morales,barone dello stesso Meti e di S.Domenica. Se ne occuparono prima d.Giuseppe Lanza,il famoso Duca di Camastra e poi il giudice Catanese Antonio Asmundo,ma senza arrivare mai ad una conclusione,anche se il Camastra,infine,aveva accettato la proposta dei nobili netini di costruirla sul pianazzo o rialto del Meti e l’Asmunto aveva lasciato che si costruisse anche sul pen-dio, in contrasto con il volere del predetto Lanza.Ci furono pure un “referendum” ed altri interventi,mentre si continuava a costruire sul Meti,ma la questione si sarebbe risolta,come noi vedremo,solamente nel 1702 con la venuta del Vicerè di Sicilia a Noto.
Noto nasceva così sul pendìo,che andava verso il torrente Asinaro.Sul Meti arrivava dalla Calabria il legname necessario per costruire le baracche,come riferiva la Dufour ospitandovi chiese,monasteri,conventi ed abitazioni private,in attesa dell’edificazione delle opere in muratura. Poi iniziavano le costruzioni religiose,nasceva la Chiesa Madre di S.Nicolò per ospi-tare l’Arca del S.Patrono Corrado Confalonieri. E le piante iniziali della nuova città erano del nobile G.B. Landolina e dell’ing.Formenti nel 1701,forse in collaborazione con il progettista di Avola, Fra Angelo Italia da Licata.Mentre si costruiva emerge-vano nuovi nobili a Noto:il 5 aprile 1701 Corradino Nicolaci, un grosso imprenditore delle tonnare di Marzameni e di Portopalo, per una scalata sociale e l’ingresso nel novero della nobiltà netina, acquistava il feudo di Bonfalà e il relativo titolo baronale, del quale sarebbe stato investito l’anno successivo,ma avrebbe poi acquistato altri ti-toli nobiliari per i suoi giovanissimi figli.
Il 9 agosto 1701 D. Carlo Deodato e Landolina diveniva barone del feudo del Bur-gio e Maucini e il 23 novembre 1702 arrivò a Noto il cardinale D. Francesco Giudice, Arcivescovo di Palermo e vicerè di Sicilia per decidere definitivamente sul sito della città. Dopo avere visitato l’antica città distrutta e le costruzioni del Meti, egli decideva per quest’ultimo ,dicendo Las fabricas han deciso las lites, perché la città già esisteva,e non poteva decidere diversamente.
Nel 1703 la Chiesa Madre di S.Nicolò veniva utilizzata con la presenza del vescovo siracusano. Nella nuova realtà riprendevano le attività culturali dell’Accademia dei Trasformati presso il convento domenicano. Strutturalmente e sul piano urbanistico la città veniva dotata di una pianta ippodamea,alla greca e alla latina,ad assi ortogonali con le “insulae”,sia pure divisa in due parti per i livelli dei siti edificabili ed edificati, problema che sarebbe stato risolto dall’architetto Rosario Gagliardi in tempi succes-sivi. Intanto cresceva la popolazione residente da 4 mila anime a 5.800 per l’immigrazio-ne di cittadini di Avola,Spaccaforno,Siracusa e calabresi,che,avendo portato il legna-me per costruire le baracche, rimanevano in città.In realtà Noto era un immenso can-tiere di lavoro,ospitando maestranze edilizie ed artigiane dei comuni vicini. Nel 1706 i Padri Gesuiti avevano realizzato il Collegio Giavanti e la chiesa di S.Carlo Borro-meo,mentre il monastero benedettino del SS.Salvatore disponeva già delle prime fabbriche di notevole valore artistico,che ancora ammiriamo. Agli umili operai e contadini toccavano solamente le aree periferiche,come l’Aglia-strello e le Mannarazze,dove poter realizzare le strutture omogenee e geomorfe di ti-po medioevale,secondo Michele Luminati,come le avevano lasciate sull’Alveria.Nel 1708 venivano completate la Badia Nova e la chiesa della SS.Annunziata e nel 1709 era stata completata anche la chiesa di S.Antonio abate.
Intanto la Sicilia,che era stata della Spagna di Re Filippo V di Borbone,nel 1713, passava per fatti di guerra al Duca di Savoia Vittorio Amedeo II, poi incoronato a Palermo Re di SiciIia.Il 12 di ottobre 1713 il principe D.Francesco Moncada e Plata-mone otteneva l’autorizzazione dal Vicerè di Sicilia di applicare il D.R. di Re Filippo V per edificare il borgo di Rosolini. Nel 1720 il Re di Sicilia Vittorio Amedeo II la-sciava l’isola all’imperatore d’Austria Carlo VI ottenendo in cambio la Sardegna,e da quel momento in avanti i Savoia sarebbero stati Re di Sardegna,come sappiamo dai nostri studi scolastici. Ma nel 1734 il Duca di Parma e Piacenza Carlo I di Borbone,figlio del Re di Spa-gna Filippo V di Borbone e della Duchessa Elisabetta Farnese, con un esercito spa-gnolo occupava Napoli e poi nel 1735 anche la Sicilia,divenendone Re con il nome di Carlo VII.Così iniziava il regno borbonico nei due Stati. Il 20 marzo 1739 D. Ga-spare Maria Trigona,un nobile piazzese,veniva investito barone di Frigintini in segui-to al matrimonio con Donna Maria Deodato,un’erede del barone D. Bartolomeo Deo-dato,fattosi sacerdote dopo la morte della moglie. Occorre dire che nella fase di ricostruzione della città emergevano a Noto gli archi-tetti D.Rosario Gagliardi,Vincenzo Sinatra e Paolo Labisi, ma sul finire del Settecento si segnalavano Bernardo Labisi, figlio di Paolo e il can.Antonio Mazza. Ma vanno evidenziati i pittori Antonino Vizzini, Costantino Carasi, Giuseppe Velasquez e lo stesso Mazza. Nel 1748 il Re Carlo VII dotava Noto di un Consolato del Commercio con una larga giurisdizione sui paesi viciniori. Il 17 novembre 1755 lo stesso Re istituiva a Noto le due mastre del ceto nobile e del ceto civile, dalle quali dovevano provenire i magistrati della città,i Giurati.
Nel 1759 morì il Re di Spagna Ferdinando VI e lo sostituì il fratellastro Carlo VII, che assumeva il nome di Carlo III di Spagna e il 10 agosto lo sostituiva a Napoli il fi-glioletto di appena nove anni Ferdinando IV. Intanto si ergevano maestosi i palazzi nobiliari dei Nicolaci, degli Astuto, dei Di Lorenzo, dei Trigona, dei Rau della Ferla, degli Impellizzeri, ecc. Erano chiese di grande pregio artistico la Chiesa Madre di S. Nicolò, S. Carlo Borromeo, S. Domenico, SS. Salvatore, S. Chiara, S. Francesco d’Assisi all’Immacolata, Crocifisso, ecc. Il territorio comunale si riduceva ulteriormente, dopo la fondazione di Rosolini nel 1713, per la fondazione di Pachino dal 1760, perchè il 21 luglio 1760 il Re Ferdinando IV firmava il decreto di fondazione della nuova città. Infatti il 1° dicembre dello stesso anno il vicerè di Sicilia,marchese Giovanni Fogliari,notificava al principe D. Gaetano Starrabba di Giardinelli il decreto predetto, sollecitandolo a fondare la nuova città.
Nel Settecento emergeva a Noto il nobile D.Giacomo Nicolaci barone di Bonfalà e della Gisira,ottimo amministratore delle sue tonnare di Marzamemi e di Portopalo. Era una persona di grande cuore e non trascurava di aiutare i poveri della sua città. Era un uomo di cultura,amava i viaggi a scopo culturale,si dedicava ai buoni libri ed imparava lingue moderne e classiche,faceva esperimenti di fisica nell’ambito dell’ot-tica nel suo palazzo.Durante il viaggio in Francia,a Montpellier,secondo la tradizione, pare che portasse a Noto tre progetti:il primo per l’edificazione del suo palazzo nobi-liare,il secondo per la sua villa suburbana “Eleonora” e il terzo per la Casa di Corte o degli amministratori della città.Morì a Noto il 6 novembre del 1760,lasciando come erede universale il fratello Ottavio,barone del Padro,che ci avrebbe lasciato un memo-riale di valore storico. Il 18 dicembre 1762 morì a Noto il famoso architetto Rosario Gagliardi per malattia, aveva anche avuto il merito di raccordare i due livelli della città, il pianazzo e il pen-dìo con le strade di raccordo. Cresceva d’importanza la famiglia Nicolaci, se il 24 di agosto del 1764 D. Corrado veniva investito del titolo di principe di Villadorata. Nel 1765 arrivò a Noto Paolo Altieri,il maestro di Cappella,che avrebbe donato alla città tanta buona musica in vari volumi,ancora ricordato dal Coro omonimo.
Un secondo personaggio emergente era il barone di Fargione Don Antonino Astuto, un illustre numismatico a livello europeo ed anche era autore di un Museo poliva-lente,sommariamente descritto dal notaio avv.Luca La Ciura di Licodia Eubea. L’A-stuto sistemava le sue collezioni in cinque sezioni:antichità archeologiche,il meda-gliere,il gabinetto di scienze naturali,la biblioteca e la pinacoteca,comprensiva di qua-dri degli uomini illustri di Noto. Sarebbe morto a Noto nel 1822.Il museo fu visitato per il suo interesse da personaggi importanti,come il Re di Baviera Ludovico II e il pastore protestante danese Federico Munter,il più importante numismatico europeo. Purtroppo Noto perdette questa importante istituzione culturale.
Un terzo personaggio importante fu il sac. D.Corrado Maria Deodato, figlio del baro-ne Carlo, abitante nell’attuale palazzo Modica.Il nostro sacerdote era persona di note-vole cultura e per la proposta del Re Ferdinando IV fu elevato alla dignità di vescovo di Catania. Riformò il suo Seminario,perché egli voleva migliorata la formazione dei suoi nuovi sacerdoti,perché essi fossero all’altezza di una società che era in costante evoluzione,ma fu anche un grande filantropo,aiutando le donne detenute e le figlie povere e orfane degli operai. Aiutò i contadini,in un tempo di grave carestia,in città, condonando loro il prezzo dovutogli per i terreni dati in affitto.
Il 16 dicembre 1778 la nostra città ricevette dal Re il titolo e le prerogative del Se-nato,come la città di Catania:era questo un momento storico molto importante per i Netini,che il 19 giugno 1780 videro,purtroppo,crollare ancora una volta la cupola del-la Chiesa Madre.E il 10 ottobre 1781 si volle rifare la Cassa d’argento dell’Arca di S. Corrado,previa raccolta di fondi,e aprendo l’Arca,nel coperchio fu rinvenuta la “Bre-ve notizia” di Fra Filippo Tortora,che era stata redatta,come si è detto,nel 1712.Il testo,poi,fu opportunamente fatto trascrivere per farlo conoscere ai cittadini e agli stu-diosi. Nel 1782 nel regno di Sicilia si registrò con R.D. l’abolizione della Santa Inquisizio-ne:questo fu un fatto storico di notevole rilevanza per la sua assurda esistenza sul pia-no politico-religioso e per i tanti danni prodotti ingiustamente nei riguardi dei citta-dini colpiti. Il 15 luglio 1789,come tutti noi sappiamo,scoppiava il grandissimo evento storico-politico della Rivoluzione francese,avvenimento che,per la cultura locale,forse non dovette avere molta importanza,ma a Noto si formò un “club giacobino”,costituito da preti,religiosi ed esponenti della locale borghesia professionale;così furono arrestati dalla locale polizia borbonica il dotto Padre Cappuccino Antonino Brancati,un reli-gioso di grande cultura e i notai locali Randazzo e Gaita,che vennero inviati al confi-no di polizia nell’isola di Favignana. Il 23 dicembre 1798 il Re Ferdinando IV,la famiglia e la Corte si rifugiarono a Paler-mo,la capitale del regno di Sicilia,a causa dell’occupazione di Napoli da parte dei soldati francesi,ma sarebbero poi rientrati a Napoli per merito del Cardinale Fabrizio Ruffo,e il Re si diede a gravi rappresaglie,nonostante le rassicurazioni del Ruffo ai rivoluzionari napoletani,che avrebbero avuto il salvacondotto per imbarcarsi per an-dare all’estero.Traditi dall’Ammiraglio Orazio Nelson,che li consegnò alla magistra-tura locale,furono mandati a morte Mario Pagano,docente universitario,Domenico Ci-rillo, politico ed avvocato,e la poetessa Eleonora de Fonseca Pimentel. Così si chiudeva il Settecento netino della ricostruzione della città barocca,che pote-va crescere politicamente,economicamente,culturalmente e sul piano religioso.
Il quadro storico netino nell’800 è molto complesso ed è costituito da tutta una serie di avvenimenti di notevole rilevanza,eventi e fatti storici visti nell’ampia cornice del-la politica seguita dalla Casa di Borbone di Napoli. Partiamo dalla commutazione del titolo di marchesi di Trezzano sul Naviglio in Sant’Alfano della famiglia Landolina con decreto reale emesso da Ferdinando IV di Borbone nel 1801.Avvenimento ecclesiale importante nel 1802 era l’inaugurazione della chiesa basilicale del SS.Salvatore da parte del Vescovo di Siracusa per merito del fattivo impegno costruttivo della Badessa Suor Maria Isabella Rau della Ferla.La Badessa aveva seguito le fasi più importanti dell’edificazione con l’impiego dell’ar-chitetto e pittore can.Antonio Mazza. A Noto economicamente potevano prosperare solamente le classi sociali egemoni: la ricca nobiltà terriera nei suoi palazzi fastosi,la borghesia professionale e possidente, una parte del clero di estrazione blasonata e i commercianti con un certo volume di affari,mentre il ceto operaio,artigiano e contadino,viveva nella più squallida miseria, essendo finita la fase della ricostruzione della città,e perchè il mercato del lavoro lo-cale non offriva niente. Intanto nel febbraio 1806 l’esercito napoleonico del generale G. Murat occupava il regno di Napoli,e il 1° maggio il Re Ferdinando IV con la famiglia e la Corte,protetto dalla flotta britannica,si rifugiava a Palermo per la seconda volta,ma i Palermitani non furono accoglienti come la prima volta nel 1798,perché delusi dall’atteggia- mento del Re al rientro a Napoli. D.Tommaso Gargallo, marchese di Castel Lentini, frequentava la Corte Reale a Palermo per procurarsi promesse da parte della Regina al rientro a Napoli a favore di Siracusa, e se ne aveva conferma da parte del principe ereditario Francesco di Borbone.
La Sicilia economica,nella descrizione dell’abate Paolo Balsamo,ci rivela un quadro veramente deprimente;infatti egli nel 1808 nel suo “Giornale di viaggio”,redatto lun-go il suo percorso,descriveva così:”L’isola era in mano ai grandi proprietari terrieri, che vivevano di rendita parassitaria”,curando poco l’agricoltura,che aveva bisogno di essere potenziata ed aggiornata,sia nei mezzi che nella coltivazione intensiva ed albo-rea. Poi l’abate aggiungeva per ribadire le sue idee:”Fa maraviglia come in 38.000 sal-me di terre ve ne siano 19.000 incolte”. La stessa cosa descriveva l’Agrimensore D.Corrado Errigo subito dopo, ma nel no-stro tempo simili concetti troviamo negli scritti del prof.Michele Luminati.Migliorare l’agricoltura poteva servire ai proprietari terrieri ad incrementare il reddito familiare e ad offrire posti di lavoro e pane agli operai agricoli. In verità,facendo una ricerca nell’Archivio di Stato di Siracusa sezione di Noto, ho trovato un rivelo del 1812,che esponeva e confermava gli stessi dati esposti, unita- mente ai fabbricati,così potevo avere la conferma della validità delle affermazioni dell’abate Balsamo e dell’agrimensore Errigo.Per ragioni di tempo non li espongo ov-viamente. Il Governo britannico, che con la sua flotta ancorata nel porto di Palermo proteggeva il Re di Napoli,cercava di prospettargli una politica di riforme costituzionali,per gua-dagnarsi la simpatia del popolo siciliano;così nel 1812 si apriva il Parlamento Sicilia-no,che deliberava un donativo per mantenere il Re,la sua famiglia e la Corte per poi iniziare a varare la Costituzione siciliana,con la partecipazione del nostro deputato D.Ottavio Salvatore Nicolaci,principe di Villadorata.La Costituzione veniva varata sul modello di quella inglese e su proposta dell’Ammiraglio ed Ambasciatore britan-nico a Palermo Lord William Bentinck,che venne a Noto su invito del nostro principe Nicolaci. A malincuore venne sanzionata dal Re nel 1813.Un articolo importante prevedeva l’abolizione dell’Ordinamento feudale in Sicilia,ma i terreni ex-feudali rimanevano nella proprietà dei precedenti feudatari.Ma con la fine del Congresso di Vienna si sta-bilivano la restaurazione e l’abolizione delle Costituzioni appena adottate.Così nel 1815 da Vienna tornava a Napoli il Re Ferdinando IV e provvedeva subito a riforma-re i suoi Stati,partendo dall’abolizione proprio della Costituzione siciliana appena sanzionata.E nel 1816 chiudeva definitivamente il Parlamento di Sicilia,dopo circa sette secoli di vita,unificando i due regni ed assumendo il titolo di Ferdinando I delle Due Sicilie.
A tal punto i Siciliani si sentirono traditi da un Re spergiuro e nascevano i primi movimenti rivoluzionari antiborbonici.Con lo Statuto dell’11 ottobre 1817 la riforma amministrativa della Sicilia sanciva la soppressione delle tre Valli Maggiori (Noto, Mazara e Demone),istituendo al loro posto sette valli minori o Intendenze o province rette dagli Intendenti di nomina regia:Trapani,Palermo, Messina,Catania,Caltanisset-ta,Agrigento e Siracusa.Lasciava fuori Noto,dopo avere mantenuto tale prerogativa di Capovalle dal tempo dell’occupazione araba (IX secolo),a beneficio di Siracusa per l’ interessamento della siracusana Duchessa di Floridia Donna Lucia Migliaccio,moglie morganatica del Re,dalla morte della Regina. Così nel 1817 anche a Noto nasceva il partito liberale antiborbonico,la Carboneria, che rivendicava per Noto l’ottava provincia. Allora il Re,forse per lenire l’amarezza dei Netini dotava la città di un Distretto Militare con un contingente di soldati,le con-cedeva la Sottointendenza e nominava il nipotino Ferdinando Duca di Noto, che era nato a Palermo nel 1810.Nel 1819 Noto otteneva la Pretura Circondariale con un giu-dice monocratico, nella persona del netino Dr.Carmelo Bonfanti.
Nel 1820 D.Giuseppe Trigona e D.Pietro Landolina venivano nominati Consiglieri di Stato,e poi anche deputati al Parlamento di Napoli,ma ciò non frenava il movimento liberale.Di tale movimento faceva parte D.Ottavio Salvatore Nicolaci,che ospitava inizialmente nel suo palazzo i congiurati. In Sicilia,e a Noto,sembrava che nel 1820 fosse una speranza per i liberali il moto carbonaro del 2 luglio a Nola,da parte di Silvati e Morelli;fu concessa dal Re Ferdi- nando la Costituzione. Ma fu di breve durata la concessione della Costituzione,perché dopo il Congresso di Lubiana del 1821,organizzato per risolvere tale problema il re Ferdinando,con l’aiuto dell’esercito austriaco,riusciva ad avere ragione del movimen-to rivoluzionario,revocando la Costituzione. Dagli Atti del Decurionato,in atto depositati nella Biblioteca Comunale ho potuto estrapolare molte notizie importanti per poter ricostruire la nostra storia nel primo Ot-tocento. Dopo l’uscita di scena del Padre Domenicano Salvatore Vasquez e del Padre Cappuccino Antonino Brancati, il movimento liberale non finiva qui, perché il giovane avv.Luigi La Rosa ne prendeva la direzione,tenendosi in collegamento con i liberali etnei,secondo lo scritto dello storico siracusano Chindemi.Era un giovane animoso e smanioso di mobilitare i liberali netini alla rivolta rivoluzionaria, ma i patrioti più anziani del movimento frenavano i suoi eccessivi entusiasmi per non farlo arrestare dalla polizia borbonica.
Il 4 gennaio 1825 morì a Napoli il Re Ferdinando I e salì sul trono il figlio Francesco I,che era stato Vicario Generale del padre e poi Luogotenente Generale della Sìcilia, ma era un monarca di scarse capacità di Governo.Il 20 luglio 1826 il Decurionato di Noto nominava il sac.don Francesco La Rosa come docente delle scuole di alfabetiz-zazione culturale popolare,secondo il modello lancasteriano. L’8 novembre 1830 morì a Napoli il re Francesco I e lo sostituiva sul trono il figlio ventenne Ferdinando II,che realizzava uno Stato di repressione poliziesca.Nel 1831 a Noto non esisteva ancora una conduttura idrica coperta per le acque pubbliche e si verificavano abusi fruitivi da parte dei privati,tanto da rendersi necessaria l’emana- zione di un Regolamento circa l’utilizzazione delle acque. Il 17 luglio 1831 al Decurionato si presentava un altro problema, cioè la costruzione di un cimitero,ma momentaneamente non c’erano i mezzi finanziari in bilancio per affrontarlo.Il 3 giugno 1832 nasceva l’esigenza di istituire una Biblioteca Civica e la Decuria non poteva affrontarlo in assenza di risorse finanziarie.Nel 1836 un teatro provvisorio veniva sistemato nella Sala della Cancelleria,poi detta di Rappresentan-za,con palchetti lignei e lo spazio per dodici orchestrali.Era un primo tentativo di do-tare la città di un teatro.
Scriveva il Chindemi che c’era,come si è già detto,un gruppo di giovani liberali gui-dati dal giovane avv. Luigi La Rosa, figlio dell’avv. Michele e fratello del più anziano Salvatore,funzionario regio. Egli stava preparando le armi per una rivolta antiborboni ca a Noto Ma nel periodo luglio-agosto,a causa di una epidemia colerica, aveva luogo la rivolta liberale e antiborbonica a Siracusa nel 1837, ma fu repressa dal Ministro marchese Francesco Saverio del Carretto con un contingente militare,che era sbarcato nel porto di Catania. L’ avvocato pachinese Diego Arangio aveva artatamente diffuso la voce ch’erano stati untori governativi a determinare il colera. Furono fucilati l’avv.Mario Adorno e il giovane figlio Carmelo,perché vennero rite-nuti i capi della rivolta.E per punizione il capoluogo di provincia e la sede dei Tribu-nali da Siracusa furono trasferiti a Noto,pare su sollecitazione del nostro Procuratore del Re,D.Felice Genovesi La Marca,magistrato accreditato presso il Governo di Na-poli.Poi il Re confermò il decreto provvisorio del Ministro.Il 23 agosto il Re nomina- va primo Intendente della provincia di Noto il fedele D.Pietro Landolina,marchese di S.Alfano.La sede dell’Intendenza era nell’ex-oratorio dei PP.Filippini di S.Caterina,e quella dei Tribunali nel convento dei PP.Cappuccini e in quello di S.Antonio di Pado-va dei Frati Minori Riformati.
A Noto si istituiva una tipografia pubblica per potere stampare il “Giornale dell’Intendenza” e il 6 ottobre 1838 venivano in visita a Noto il Re,la Regina e il fratello del Re principe Luigi,ospiti del marchese Landolina,suo fedele servitore.Il 27 dicem-bre 1838 morì a Noto il giovane pretore di Modica avv.Luigi La Rosa a soli 37 anni d’età per un male riacutizzatosi.
Poi,colpito da emiplegia nel 1839,si dovette dimettere l’Intendente di Noto D.Pietro Landolina. Noto riceveva anche la visita della regina madre Maria Elisabetta e del suo seguito,ospiti dei Landolina. A richiesta della Decuria di Noto il Governo del Re il 14 gennaio 1840 autorizzava l’ istituzione di una Biblioteca Civica,ma a spese del Comune.Il 7 febbraio 1841 la De-curia metteva a disposizione il Salone di Palazzo Ducezio per ospitare l’istituenda Bi-blioteca Civica,dopo avere raccolto donazioni di libri da parte di famiglie nobili e borghesi. Per ricordare la visita del Re e il capoluogo vennero dedicati al monarca di Napoli un Arco di trionfo o Porta Ferdinandea alla villa comunale,opera dell’architetto natoletano Orazio Angelini,a spese del marchese D.Giuseppe Trigona di Cannicarao,e una statua in piazza Landolina,opera dello scultore napoletano Tito Angelini, fratello del primo.Era questo sicuramente un momento favorevole per la città se,dopo secoli di richieste e di attese,il Papa Gregorio XVI,su richiesta del Re,istituiva il Vescovado della Diocesi di Noto nel maggio del 1844,elevando la Chiesa Madre di Noto a Cat-tedrale.Così a Noto arrivò il primo Vescovo,che era il campano Mons.Giuseppe Men-ditto,una persona buona,semplice,colta e amica del Re.
Ma,nonostante tutto ciò,a Noto continuava la sua attività il partito liberale rivoluzio-nario,guidato dal giovane avv.Matteo Raeli dalla morte dell’avv. La Rosa. Si facevano sempre nuovi adepti,come i fratelli Di Lorenzo Borgia del Castelluccio, D.Corrado Nicolaci di Villadorata, D.Giuseppe Trigona di Cannicarao, il dr.Giuseppe Melodia,i fratelli Bonfanti ed anche Frati conventuali. In Sicilia il movimento insurrezionale si preparava al grande evento,guidato dal cav. Ruggero Settimo dei principi di Fitalia. Raeli era in relazione con i cugini palermitani. L’11 gennaio 1848 a Noto si registrava un forte terremoto,che creava molto panico in città e danni ai monumenti cittadini,con il crollo della cupola della Cattedrale e di altri edifici in modo parziale .Ma il giorno dopo avveniva un’insurrezione antiborbo-nica a Palermo, partendo dalla Fiera di Terravecchia,e la rivolta ebbe successo,perché venne seguita da molte città isolane .Noto inspiegabilmente lo seppe in ritardo, comu- nicando la sua adesione alla lotta patriottica solamente il 3 febbraio:il risultato fu che Noto venne penalizzata,perdendo le sedi del capoluogo e dei tribunali,tornati a Siracusa. Andarono in Parlamento a Palermo l’avv.Matteo Raeli e il marchese D.Giuseppe Trigona,che era il presidente del Comitato provinciale rivoluzionario.E la rivoluzio-ne,per difetti organizzativi sul piano militare,ma anche legati a mancanza di mezzi finanziari,durò poco più d’un anno;infatti,nel maggio 1849 l’isola venne rioccupata dall’esercito borbonico ed ebbe luogo la restaurazione.Raeli,Coffa ed altri,con Rug-gero Settimo,trovarono asilo a La Valletta.A Noto tornò il capoluogo,ma non i tribu-nali,che rimasero a Siracusa.Venne trasferito a Noto come Intendente il cav.Salvatore La Rosa,che curò bene anche Noto,riaprendo il Liceo,che era stato dei Gesuiti, rea-lizzando la Villetta Ercole e facendo iniziare la costruzione del Teatro Comunale con la collaborazione finanziaria di D.Corrado Di Lorenzo Borgia,marchese del Castelluccio.
Il 2 marzo a Capua morì il Vescovo Mons.Giuseppe Menditto,essendo rimasto cieco per una malattia agli occhi.Il 15 giugno il b.ne D.Gaetano Astuto donava al Comune i 22 ritratti degli Uomini Illustri Netini, poi esposti nella Biblioteca Comunale.Il 17 febbraio 1851 la S.Sede nominò secondo Vescovo di Noto,sempre su designazione del Re Ferdinando II,il Padre Filippino G.B.Naselli dei Duchi di Gela,e il 24 agosto arrivò a Noto.Il 24 giugno 1853 il Vescovo Naselli veniva nominato Arcivescovo di Palermo e alla stessa data veniva trasferito da Sulmona a Noto il Vescovo catanese Giuseppe Mario Mirone. Il 21 maggio 1859 morì nella Reggia di Caserta il Re Ferdinando II,a soli 49 anni d’ età,e lo sostituiva sul trono il figlio Francesco II,un giovane di carattere debole, poli- ticamente inesperto,che avrebbe governato per un solo anno.Intanto a Noto si incre-mentavano gli incontri dei liberali nel famoso Orto Occhipinti,incontri diretti ed orga-nizzati dal famoso medico netino Antonio Sofia,in costante corrispondenza con M. Raeli,in esilio a Malta,sempre bene informato sugli eventi a livello italiano ed euro-peo.E occorre dire che gli eventi maturavano a Torino e a Genova con l’avallo del Cavour.
L’8 aprile 1860,giorno di Pasqua,davanti al Duomo e al Crocifisso,si registrava una manifestazione politico-patriottica con il Frate Minore Osservante Vincenzo Rubera, che distribuiva coccarde tricolori. Dopo un primo momento di smarrimento della gen-darmeria borbonica,l’Intendente D.Nicola Mezzasalma ordinava l’immediato arresto dei manifestanti,che vennero inviati nel carcere di Favignana. Era comunque un primo momento di manifestazione patriottica.
L’ 11 maggio 1860 Garibaldi con i Mille volontari sbarcava a Marsala,e il XVI Mag-gio un gruppo di giovani liberali esponeva una bandiera tricolore sulla statua di Erco-le. Si formava un Comitato Rivoluzionario Provinciale con Matteo Raeli presidente in esilio e il dottor Antonio Sofia vicepresidente,ma in effetti egli era il vero animatore. Veniva elaborato un proclama da diffondere in provincia.L’Intendente Mezzasalma abbandonava il capoluogo,e il 21 veniva occupato,il suo posto,dal vice-Intendente di Siracusa,il Duca della Montagna. Il 22 girava per la città il ritratto del Re Vittorio Emanuele II e poi veniva mutilata la statua del defunto Re Ferdinando.E il 23 il Comitato rivoluzionario offriva a Gari-baldi la cittadinanza onoraria di Noto,che veniva accettata dal Generale,donando a Noto un tricolore,che si conserva nella Biblioteca Comunale.Intanto Garibaldi entra-va a Palermo e Nicolò Fabrizi a Noto arruolava circa 50 giovani netini,tra i quali Cor-rado Avolio e il tredicenne Giovanni Mavilla,per combattere a Messina e a Milazzo nel Corpo dei Cacciatori del Faro.
Per sancire ufficialmente la nascita del Regno d’Italia si formava il Parlamento na-zionale,con il nostro Raeli deputato a Torino,dove si votava l’Unità d’Italia.Il 2 luglio 1862 venivano in visita a Noto il principe ereditario Umberto di Savoia e il fratello Amedeo.Nel 1863 il Raeli si dimetteva per motivi di salute,poiché il clima di Torino non gli consentiva di vivere nella città piemontese,assumendo l’incarico di Reggente della Procura Generale della Corte d’Appello di Trani,e al suo posto veniva eletto D. Vincenzo Trigona marchese di Cannicarao.Il 1° novembre il vescovo Mirone poteva inaugurare l’episcopio,realizzato nella parte meridionale del Palazzo Trigona,e poi morì il 7 febbraio 1864. Il 20 marzo 1865 veniva sancito il definitivo trasferimento del capoluogo da Noto a Siracusa,con un grave danno economico per la città.Il 31 luglio 1865 il can.Raffaele Trigona con testamento istituiva un ospedale cittadino.Con il trasferimento provviso-rio della capitale da Torino a Firenze,secondo la convenzione di settembre con la Francia di Napoleone III,Raeli per elezione era tornato in Parlamento.
Con la legge del 7 luglio 1865 venivano soppresse le Corporazioni religiose,che non avessero almeno sei unità di frati o di suore,e a Noto rimanevano aperti solamente i monasteri di Montevergine e del SS.Salvatore.Noto veniva ulteriormente penalizzata sul piano economico,perché gli Ordini possedevano terreni,dando possibilità di lavo-ro agli operai locali.Nel 1866 sul piano scolastico nascevano importanti scuole pub-bliche,come la Scuola Normale Femminile per la formazione delle educatrici dell’ infanzia con la partecipazione dell’Ispettore Circondariale dottor Giuseppe Melodia, poi nel Novecento divenuta Istituto Magistrale Statale “Matteo Raeli”. E poi ancora fu istituita la R.Scuola Tecnica,che poi durante il ventennio fascista sa-rebbe divenuta la Scuola di Avviamento Professionale. Per ragioni di tempo a me disponibile e per non abusare ulteriormente della vostra cortese attenzione,mi avvio alla conclusione di questo viaggio nel tempo storico,che potrete fare in un modo più completo leggendo il libro.
Nel 1869 nel Governo dell’on.Giovanni Lanza l’on.Matteo Raeli ricopriva l’incarico di Ministro di G.G. e dei Culti,nella sua veste di giurista.Nel 1870,con il Ministro on. Quintino Sella,egli firmò l’ordine di occupare Roma per farla capitale del Regno d’I-talia.Egli elaborò i testi delle leggi di Roma capitale d’Italia e delle Guarantigie a fa-vore del Vaticano.Ma nel 1871 si dovette dimettere per gravi motivi di salute, tor-nando a Noto per curarsi.Gli anni settanta fecero registrare il decesso di patrioti di al-to profilo,come il marchese D.Corrado Di Lorenzo Borgia del Castelluccio,già sinda-co di Noto e il dottor Antonio Sofia Questore del Distretto di Noto, morti nel 1874.
Dopo atroci dolori nel 1875 morì il Ministro Raeli,e nel 1878 morirono la giovane poetessa Nina Coffa,che dal Giuseppe Leanti veniva definita “la poetessa della Patria e del dolore”,e il cav.Salvatore La Rosa,già Prefetto della Provincia di Noto.Nel 1884 morì il dr. Giuseppe Melodia, R.Provveditore agli Studi ed educatore dei giovani del ceto popolare netino. Il presente libro consta di oltre 300 pagine corredate di gradevoli immagini a colori e in bianco e nero.
Grazie per il benevolo e paziente ascolto!
Emanuele Umberto Muscova