Noto: una “rivoluzionaria” lettera del Vescovo a Parrocchie e Clero.
Comunità di parrocchie e mobilità del clero: il parroco moderatore.
Per un cammino sempre più cristiano e missionario della nostra amata Chiesa
Carissimi,
santo popolo di Dio della Diocesi di Noto e amati presbiteri, diaconi, religiosi e religiose, vi saluto di cuore nel Signore.
Pensando al nuovo anno pastorale, ho voluto provvedere già entro la fine di Giugno – come fanno ormai in tantissime diocesi italiane – alle nuove nomine. I presbiteri avranno così la possibilità di risolvere entro l’estate le questioni “logistiche” legate agli spostamenti, ma anche quelle “spirituali e umane” ben comprensibili in ogni distacco affettivo, com’è giusto che sia in ogni parrocchia, famiglia di tante famiglie. E’ giusto che i nostri fedeli laici vengano opportunamente istruiti sul fatto che tutti i sacerdoti, compiuti i 75 anni, danno le dimissioni dal ministero pastorale di parroco ed esprimono la disponibilità al vescovo di essere destinati ad altre mansioni pastorali, mettendosi al servizio per le confessioni, la direzione spirituale, la visita agli ammalati e l’aiuto ai poveri, la predicazione o quant’altro il vescovo chieda, sgravati dalle incombenze amministrative e giuridiche del “governo” della parrocchia.
E’ ciò che Papa Francesco ha chiesto ai vescovi nell’ultima assemblea della CEI nel maggio scorso, ricordando che quanto vale per i sacerdoti, vale anche per i vescovi. E’ giusto anche che i fedeli laici vengano opportunamente istruiti sul fatto che la mobilità del clero è una priorità pastorale per dinamizzare la missione, l’evangelizzazione, nella libertà del cuore, fondamento della condizione celibataria del sacerdote, tutto donato alla Chiesa: non possediamo niente, perché tutto è della Chiesa e di Gesù, perciò siamo liberi di spostarci in qualsiasi parrocchia della Diocesi per servire il Signore, pur dentro le fatiche inevitabili, ma sempre con gioia.
Ricordo poi la mia insistenza sul portare l’Eucaristia nella vita, come pure ad accettare la fatica di una comunione più ampia attraverso le “comunità di parrocchie”. L’istituzione delle “comunità di parrocchie” (lo ricordo a chi ha la memoria corta) è stato il bel frutto di un cammino sinodale che ha coinvolto per anni l’intero popolo di Dio, in particolare i presbiteri e tutti gli organismi di partecipazione ecclesiale, convergendo in un Convegno diocesano (dedicato al tema) dal quale siamo ripartiti per rilanciare e strutturare meglio e concretamente la proposta di una più efficace “sinergia pastorale”, specialmente nel momento estroverso (=missionario) delle nostre parrocchie.
C’è allora molto bisogno delle “comunità di parrocchie”, proprio per evitare che l’evangelizzazione si fossilizzi nel recinto parrocchiale e non sappia trovare le strade giuste per “uscire” verso pascoli più ampi, come invece vorremmo fare nel progettare per la nostra Diocesi una “Evangelizzazione itinerante” che impegni soprattutto le Aggregazioni laicali e l’Ordine diaconale. D’altronde l’Evangelii gaudium di Papa Francesco offre tutte le istruzioni del caso.
Sia detto con chiarezza e solennità: le comunità di parrocchie salveranno le nostre parrocchie dall’autoreferenzialità e dalla burocratizzazione. Esse non sostituiscono la parrocchia, ma la completano: la parrocchia cura la dimensione “domestica” e coltiva le “cose essenziali della fede”; la “comunità di parrocchie” s’impegna nel rapporto con il territorio per problemi trasversali.
Perciò, esorto i sacerdoti tutti a superare ogni difficoltà e a non stancarsi nel portare avanti il cantiere delle comunità di parrocchie: è questa la base per una rinnovata “spiritualità di comunione” – fulcro centrale di ogni riforma della vita del clero, volta a superare la minaccia esistenziale della solitudine del prete – e di un nuovo sinergismo pastorale, capace di manifestare e dare testimonianza alla comunione del Presbiterio, unito al vescovo. Questa comunione, meglio visibilizzata – non nell’ostentazione, ma nella conversione a forme di vita comune -, è già in atto evangelizzazione nuova e anche “Evangelizzazione itinerante”: a questo serve la figura del “parroco moderatore”, ben spiegata nei numeri 16 e 17 della mia quinta Lettera ai presbiteri, “Ferito dall’Amore”.
Questo è, peraltro, l’orizzonte entro il quale hanno lavorato i vescovi italiani da anni su: “La riforma della vita dei presbiteri diocesani”. Fino a quelle attese autorevoli istruzioni, abbiamo a nostra disposizione, per la nostra Diocesi, il Vangelo, le cinque Lettere ai presbiteri del vescovo, il testo del II Sinodo diocesano e il Magistero di Papa Francesco, insieme alla spiritualità diocesana, che spinge a trovare forme di vita comune tra i preti, sinergie nel lavoro pastorale ed effettiva comunione, cioè vera fraternità.
Solo su questa via potremo tutti superare l’individualismo e il narcisismo che, come atmosfera diffusa, respiriamo nella società odierna, ma anche quella cruda
solitudine, oggigiorno rischiosissima per tanti di noi. Annuncio la costituzione di un Ufficio diocesano dedicato al tema della “Fragilità” che verrà diretto da don Fortunato di Noto, cui ho dato il compito di studiare l’ultimo motu proprio del Papa “Come una madre amorevole” per costruire – a partire da lì – un
possibile statuto del nuovo Ufficio. Cito solo l’Incipit: “Come una madre amorevole la Chiesa ama tutti i suoi figli, ma cura e protegge con un affetto particolarissimo quelli più piccoli e indifesi: si tratta di un compito che Cristo stesso affida a tutta la Comunità cristiana nel suo insieme.
Consapevole di ciò, la Chiesa dedica una cura vigilante alla protezione dei bambini e degli adulti vulnerabili. Tale compito di protezione e di cura spetta alla Chiesa tutta, ma è specialmente attraverso i suoi Pastori che esso deve essere esercitato. Pertanto i Vescovi diocesani, gli Eparchi e coloro che hanno la responsabilità di una Chiesa particolare, devono impiegare una particolare diligenza nel proteggere coloro che sono i più deboli tra le persone loro affidate”. Vi auguro di vivere un’estate distensiva e anche laboriosa, nell’evangelizzazione soprattutto di quanti verranno da turisti sulle nostre spiagge e nelle nostre belle città. Il nostro sogno è che attraverso la nostra presenza e testimonianza di santità cristiana i nostri turisti si trasformino tutti in pellegrini, sulle vie della conversione e della carità cristiana. Vi saluto di cuore, mentre formalizzo unitariamente le nuove nomine annunciate progressivamente in questi giorni. Una preghiera.
Noto, 29 giugno 2016 – Solennità dei Santi Pietro e Paolo +Antonio