Benito Marziano e “Il dolce amaro del vivere” nelle sue Poesie di Magi Editore
Benito Marziano e “Il dolce amaro del vivere” nelle sue Poesie di Magi Editore
Ho letto attentamente il libro “Il dolce amaro del vivere “, che già, con il titolo ossimorico, ci avvisa che il poeta è determinato a cogliere realtà e sentimenti opposti. Solo la parola poetica può fondere, con le sue varie connotazioni, le contraddizioni e la conflittualità esistenziale. Nella produzione poetica di Benito Marziano coesistono tematiche passionali e temi civili, di denuncia sociale, di riflessione storica … Si avverte l’esortazione ad uscire dal proprio egoismo e dall’indifferenza.
Il poeta B. Marziano ricerca i valori che non tramontano mai e la sua poesia acquista, spesso, valore edificante e formativo perché vuole “svegliare” le coscienze. La realtà spesso è contraddittoria come la sera che ti avvince con tristezza e antiche gioie [v. “Lenti arpeggi dal mare”]. È presente la lezione del tempo che corrode tutto ma, nel frattempo, il suo trascorrere, lenisce gli affanni. Si instaura un dialogo tra l’animo del poeta e tutto il resto che lo circonda. Sfida la paura della morte e la intende come “naturale” perché inserita nel ciclo vitale “della nascita e della morte”, ciclo che comprende tutto. Si avverte la formazione letteraria di Benito, perché è chiaro il filtro letterario di derivazione Epicurea. Nonostante tutto, [l’amaro del vivere] è presente il concetto che la sofferenza, le lotte [tempeste] incombono sulla vita umana, ma il poeta vuole superarle [v. Anche a star fermo].
Accade qualcosa di misterioso, di incomprensibile, e desta stupore: la tristezza si può superare attraverso la malinconia e, addirittura, può anche “rallegrarla”. La tensione poetica qui giunge all’acme concettuale e il “nucleo tematico forte” dell’opera di Benito si stempera in questo “ossimoro” dell’esistenza (la malinconia conduce all’allegria). È una “sofferta” visione del vivere: la constatazione del male e l’impegno morale e civile del superamento mediante una catarsi poetica di alto effetto, se non sublime.
I temi variegati si susseguono come perle di una collana, si passa dal tema della memoria [“Ascoltavo vecchi dischi stamattina”]. (Quanta pregnanza poetica racchiude quel coriandolo!] al tema della brevità dell’esistenza (Qui è evidente la cultura letteraria. V. Seneca, “De brevitate vitae”) a quello esortativo che incita a cogliere l’attimo (Orazio, Ode Carpe diem). Il “topos” del tempo si presenta incalzante (v. “Stille di tempo”), (“In questo luglio di noia e di apprensione”). La brevità del tempo è inquietante (v. “Breve la nostra estate”), ma tutte le stagioni sono brevi, come breve è la vita e poi la sensazione di avere sbagliato tutto (v. “Amaro masticare il fallimento”).
Una poesia chiave è “Sera che si trascina”. Tra dolce e amaro della vita. Ne consegue il rimpianto che lascia tanto amaro. È il rimpianto del non vissuto. Il poeta vorrebbe dialogare, ma non riesce a farlo neanche con la luna che gli appare indifferente ai dolori umani .Si avverte la lezione leopardiana. “Il pastore errante dell’Asia”. Anche per Leopardi la luna è “immortale, estranea [e forse del mio dir poco ti cale]”. E che dire poi dei ricordi? Essi sono sempre pronti ad apparire “dal cassetto amaro non chiuso bene”.
La contraddizione esplicita il tormento del “ricordo” che, se da un lato è consolatore, dall’altro genera amarezza. Anche la piccola gazza ispira note di poesia cromatica per i suoi colori: “bianco della luce e della gioia e nero della notte e del dolore”. Il poeta Benito non può tacere, non scrivere sul mondo, sulle relazioni umane. Si rivolge al ragazzo, esortandolo a capire il senso della vita. [v. “Ma la vita, ragazzo”]. Dal ricordo [“E noi ragazzi allora”] alla constatazione degli esclusi … “ e ora miliardi sono gli esclusi”. I temi sociali coinvolgono la spiritualità generosa del poeta. Figure concrete emergono dal testo “Città”: i barboni, una povera vecchia e i “bravi cittadini infastiditi”. La figura del piccolo immigrato, mortificato da un distinto signore che gli grida di scansarsi, mentre il piccolo gli offre per soli 50 centesimi un accendino o dei fazzoletti, ha un grande rilievo sociale e morale.
Quadri poetici che sembrano affreschi pittorici. Es. Chagall.
Avola, 29/9/2017 Maria Barone