Enzo Papa: sull’amicizia di Vittorini e Guttuso.
VITTORINI E GUTTUSO
Il segno di un’amicizia
di Enzo Papa
L’interesse di Vittorini per le arti figurative è stato costante in tutto l’arco della sua produzione culturale, anche se egli non ha prodotto una specifica teoria dell’arte. I suoi primi importanti scritti di critica d’arte risalgono infatti al 1932, quando su “L’Italia letteraria” si occupò della scultura di Arturo Martini, dimostrando già fin d’allora non solo competenza, ma anche eccezionale sensibilità e capacità di lettura, con una visione dei vari problemi certamente profonda e già spia delle sue doti di riflessione critica. Del resto con la scultura e con i suoi problemi egli era a stretto contatto, avendo lo zio scultore, quel Pasquale Sgandurra nel cui studio fiorentino, transfuga dalla Sicilia, trovò alloggio tra le statue, assieme alla moglie Rosa Quasimodo. Suoi interventi sull’arte contemporanea, sui maestri a lui vicini, si trovano anche su “Il Bargello”, su “L’Ambrosiano”, e via via fin sugli ultimi numeri del “Politecnico” mensile. Anzi proprio nella prima pagina del primo numero della più importante vittoriniana rivista italiana del dopoguerra, “Il Politecnico” appunto, dove le immagini (foto, disegni, sculture, pitture, ma anche fumetti) avevano un ruolo ed una funzione ben specifica (come farà di lì a poco anche Mario Pannunzio con “Il Mondo”), in calce alla prima pagina, dicevo, egli pubblicò “L’ultimo atto della reazione spagnola. Banchetto di Erode”, un’opera di Renato Guttuso, la cui collaborazione proseguì anche su “Il Politecnico” mensile.
L’amicizia tra lo scrittore e il pittore, a dire di Guttuso, era nata durante il loro periodo milanese, intorno alla metà degli anni trenta. Racconta Guttuso in un’intervista a Mario Farinella, pubblicata su “L’Ora” di Palermo l’11 febbraio 1971 certamente per ricordare il quinto anniversario della morte dello scrittore siracusano, (12 febbraio 1966): “A Milano conobbi Vittorini e abitammo per due stagioni nella stessa pensioncina a Bocca di Magra: lui, allora, era un corriere del PCI, viaggiava con la valigetta piena di manifesti e di stampa clandestina, correva l’Italia e scriveva “Conversazione in Sicilia”. Fu sulla scia di quel libro rivoluzionario e riecheggiandone il titolo, che dipinsi la mia “Fucilazione in campagna”, dedicata alla morte di Garcia Lorca, ucciso in quegli anni dai fascisti spagnoli”.
Anche se i ricordi di Guttuso non concordano con le date, tuttavia è certo che tra i due illustri siciliani della diaspora l’amicizia è di antica data. E credo anche che sulle letture di Guttuso, come dire sui numerosi libri da lui illustrati, abbiano influito certamente, in maniera diretta o indiretta, quei libri e quegli autori, come Hemingway, o Faulkner, su cui Vittorini consumava le sue notti. Nella nota di commento alle illustrazioni guttusiane di “Addio alle armi” di Hemingway, apparse sul numero 29 di “Il Politecnico”, annunciandone la mondadoriana edizione italiana, Vittorini scrive:” Esistono due buoni modi di illustrare un libro: corrispondere al suo linguaggio, al suo stile, o interpretare il fondo con un istinto di rabdomante che trova ciò che lo scrittore stesso non poteva sapere d’aver detto. Nell’illustrare “Addio alle armi” di Hemingway, Renato Guttuso ha seguito questo secondo modo e il risultato ci sembra bellissimo”.
All’amico Guttuso Vittorini dedicò due studi : “ 24 Disegni e I tavola a colori”, del 1942 per le Edizioni di “Corrente” e diciott’anni dopo, nel 1960, “Storia di Guttuso” per le milanesi Edizioni del Milione. Raccontava il mio compianto amico Sergio Pautasso che tra il 1941, data di pubblicazione del romanzo da Bompiani, e il 1943, Guttuso aveva intrapreso ad illustrare “Conversazione in Sicilia”. Compose 16 disegni, quasi tutti datati 1943, ma l’idea della pubblicazione fallì. Probabilmente a causa dei disastri della guerra. Non si seppe più nulla né dell’idea stessa, né dei disegni. E neppure, passata la tempesta , ci fu una ripresa del progetto.
Vittorini, che invece già dal 1941, quando montava le illustrazioni per l’antologia “Americana”, pensava ad un’edizione illustrata di “Conversazione”, stranamente non ha mai fatto alcun cenno a tale progetto. Neppure nella sua “Storia di Guttuso”. Come se progetto e idea fossero stati soltanto un evanescente sogno, mentre certamente un’edizione illustrata con disegni di Guttuso avrebbe avuto un impatto culturale molto più forte di quello avuto nel 1953 con le foto di Luigi Crocenzi, o quello della strenna Olivetti del 1973 con le foto di Enzo Ragazzini. Altrettanto stranamente notiamo che tra i numerosi libri illustrati da Guttuso, classici, stranieri e contemporanei, manca proprio Vittorini e la sua “Conversazione”: come se tra i due amici, accomunati dagli stessi ideali politici e culturali, si fosse stabilito un tacito patto di reciproco silenzio. Ma, a rompere il silenzio, se non il giallo, nel 1986 “Conversazione in Sicilia” con le illustrazioni di Guttuso venne pubblicata da Rizzoli, a cura di Sergio Pautasso.
Enzo Papa
NOTA BENE: tratto da LA SICILIA quotidiano di Catania del 2 Giugno 2018