Nuzzo Monello sull’odierna “Deriva letteraria”
NUZZO MONELLO RIFLETTE SULL’ODIERNA “DERIVA LETTERARIA” IN ITALIA
Sulla “Deriva letteraria”, di cui ha scritto su queste colonne Enzo Papa, e riflettendo sul pezzo di Stefano Bartezzaghi “Sbatti il meglio in prima pagina” su “Robinson” di Repubblica, interviene l’amico Nuzzo Monello, della cui poliedrica attività artistica abbiamo sempre scritto ed ammirato l’impegno militante. Naturalmente, l’interrogativo sulla funzione della Critica artistico-letteraria è antico quanto l’uomo, e non pretendiamo in nessun modo risolverlo: per quanto ci riguarda, basti la copertina del ns. primo libro a livello nazionale del 1973 quando Aleksandr Solgenitsyn poneva lo stesso problema sull’Arte e sulla Letteratura. Biagio Iacono
LEGGI IL PEZZO DI STEFANO BARTEZZAGHI: robinson robinson-12-ago-2018
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Caro Biagio, amico, editore dalle mille e più occasioni e opportunità donate agli studiosi, ai lettori, ai semplici appassionati e curiosi, a me, per il credito concessomi, per aver aderito alle tue infinite iniziative per il prestigio della tua, nostra Noto.
Per le ancor più rare espressioni di umiltà tra le colonne dei tuoi editoriali sempre puntuali, aderenti alle vicissitudini cittadine, al coraggio di mantenere dritta la barra giornalistica dell’obiettività, per il contributo reso alla grande e piccola crescente cultura di cui la zona sud in particolare, credo ti debba molto per avergli lastricato la strada.
Tra le tue note ho trovato e ritrovato, il pensiero e gli atti di tanti amici comuni, l’evolversi dei loro scritti e delle loro opere. Ho potuto constatare come gli autori abbiano interpretato e reso vivo il maturare del confronto culturale e trarne da esso significativamente il senso morale dell’impegno nell’esercizio civile e professionale. Oggi mi è doveroso un affettuoso ringraziamento e riconoscimento.
Ancor più per l’occasione che mi offri con le tue attenzioni di riaffermare l’evolversi del mio pensiero nell’etereo cielo dei sogni, dei desideri, delle speranze, del mio essere. Leggo, le tue proposte di riflessioni: la prima del comune amico Preside Prof. Enzo Papa su valdinotomagazine.it, tratto da La Sicilia, dal titolo: La deriva letteraria fatta di “scriventi”, “critici” e imbonitori; la seconda di Stefano Bartezzaghi giornalista e scrittore su “Robinson” di Repubblica dal titolo: Sbatti il meglio in prima pagina. Entrambe del 12 agosto u.s.
Io, impreparato nel mondo degli encefali, contenitori dei Saperi e delle Conoscenze certe anche dell’Arte di cui molti, troppi si mostrano maestri, cattedratici, dotti di citazioni, di forzati accostamenti, di libere interpretazioni e perché no anche profondi portatori di esclusivi valori estetici e delle loro derive negli oceani inquinati dal prodotto dell’Arte.
Trovo pressoché inadeguati i suggerimenti di chi ritiene preesistenti e immanenti i pilastri dell’estetica e delle arti ritenendo che soltanto chi possiede l’erudita techné può esprimersi attraverso la letteratura nella fattispecie, e non piuttosto avallare la libertà di ciascuno nell’esternare la propria intima spontaneità, commozione, contemplazione e realizzazione di un pensiero astratto tra segni, significati, significanti e significazioni.
Come dire chi non conosce i segreti e la composizione dell’inchiostro non può e non deve scrivere, cioè non ha diritto alla tracciatura del segno, non può essere riconosciuto come autore, essere in divenire seppur nel difficile campo delle esperienze. Negare la progressione culturale, legandola al solo effetto di un commercio raffinato e tanto emancipato da non poter accettare l’evoluzione del pensiero sensibile umano.
Congelare ed escludere gli stessi capisaldi culturali al modificarsi dei tempi. Chi legge e interpreta la letteratura, la poesia, il saggio, il romanzo, un copione, etc. edite in lingua madre o in dialetto o tradotte da altre lingue, attribuendovi canoni di lettura afferenti all’intelletto capaci di districarsi nella Babele dell’ingegno collettivo, perché convinto delle facili connessioni lingua ~ pensiero, commette un errore di fondo trascurando la potenza del silenzio e del linguaggio universale delle arti visive, come distinzione tra arti visive consce e inconsce, sonore, tattili, immaginifiche dei sensi olfattivi e gustativi.
Non saprei dire se di fatto un degrado esiste nel mondo delle produzioni artistiche, monumentali, architettoniche e letterarie, o non si tratti piuttosto, del costante tentativo di restringere il campo per assicurarsi credibilità critica e sostenere in tal modo la Cultura al prezzo economico editoriale. Allora bisogna riconoscere che i primi a trattare compromessi tra scrittori, artisti, editori, lettori, sono proprio i critici volutamente imbonitori e aderenti allo pseudo successo delle opere che di fatto ostruiscono il diaframma di un fluire dei sogni di ciascuno verso i contenitori dei sogni altrui.
Senza per questo illudere o promettere un consenso, una condivisione, un afflato che si affermi in gruppo o intesa di appartenenza, o ancor peggio in gare fameliche di “letture” con conseguenti cattive digestioni e sogni tormentati. Sono proprio essi, i critici, i nuovi caporali del mercato dell’arte, allorché circoscrivono l’ampio respiro del mondo artistico in un piccolo e ristretto racconto di storie legate al proprio ristretto ambito conosciuto e lasciando nell’ignoto inconsapevole il sovrastante e artificiale prodotto culturale che come il respiro del mondo anela al proprio miglioramento, per ciascuno e per tutti.
Purificarsi, per dar vita al sentimento, nell’azione liberatrice dell’estetica poetica, dalle passioni, nella ricerca e approvazione temporale della bellezza percepita e librarsi dai pesi, dall’ansia, dai conflitti.
Nulla è appreso se non conosciuto,
nulla del conosciuto è alimento se non vissuto,
nulla è cultura se non sofferta.
Sant’Elia – Avola, 20 agosto 2018 Con Stima e Affetto Nuzzo Monello.