L’Alveare di Cava Carosello continua a far parlare di sè.
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cliccando: Grifone anno XXIX n, 1 (151)
L’ALVEARE di CAVA CAROSELLO
CONTINUA A … FAR PARLARE DI SE’.
Il dott. Mario Alì, Segretario dell’Ente Fauna Siciliana Sez. di Noto, riprende e chiarisce esaustivamente – sul n°1/2020 della Rivista Grifone – una sua risposta al ns. Direttore a proposito di Api, Sciami, Alveari ed altro: cosa di cui lo ringraziamo.
Il meraviglioso mondo delle api suscita nell’animo della gente comune un senso di attrazione e nello stesso tempo di paura e repulsione. In analogia a tutti i fenomeni naturali di cui non si conoscono i risvolti e le spiegazioni scientifiche, appare come un mondo misterioso che genera incontrollabili e inconsci timori, ma contemporaneamente presenta un fascino a cui pochi resistono, a cui i più reagiscono con positiva curiosità.
E’ proprio quello che è accaduto a proposito del nido d’api, che abbiamo descritto in un articolo di Grifone n.148, intitolato: L’alveare di Cava Carosello, un caso irrisolto. Persino l’Ente Gestore della Cava Carosello, alla notizia della presenza dell’alveare nel sentiero che scende a valle, ha avuto una istintiva preoccupazione per la sicurezza pubblica, reagendo con una immotivata e incomprensibile proposta di rimozione di quella colonia d’api. Tanto è vero che non sono state prese in seria considerazione le nostre osservazioni in ordine alla salvaguardia di quel nido di api e alla libere scelte degli animali selvatici in un ambiente naturale dove si lotta per la sopravvivenza. E sono rimasti disattesi, in quanto non è pervenuta ad oggi nessuna risposta, i nostri suggerimenti di apporre una piccola recinzione dell’alveare, la quale avrebbe consentito di salvare capre e cavoli, nel senso della tutela dell’esemplare di colonia d’api da una parte, e della sicurezza dei visitatori dall’altra.
Che l’alveare di Cava Carosello provoca atteggiamenti ambivalenti ed emotive preoccupazioni, è confermato dalle domande che ci hanno poste tante persone, ed in particolare lo dimostra un interessante commento, pervenutoci on line dal prof. Biagio Iacono, che abbiamo il piacere di trascrivere interamente, in uno alla risposta da noi formulata:
“Caro Mario, OK sulle riflessioni in merito alla non rimozione dell’alveare di cui sopra: sulla cui tua sincera e genuina filippica non concordo pur comprendendone i timori squisitamente ecologici. Nel caso in questione – non ricordo più quanti secoli (leggi: decenni) addietro io sia sceso nella Valle del Carosello e, pertanto, mi rivolgo all’E.F.S. di cui sei Segretario di Noto: NON AVETE VOI DIVULGATO SUI SOCIAL E NEL GRIFONE IL VS. IMPEGNO A SEGNALARVI SCIAMI DEL GENERE E CHE CI AVRESTE AIUTATI A RIMUOVERLI?
Il mio interrogativo nasce dall’esperienza di vivere da oltre mezzo secolo in campagna alla Zisola, nella cui casa con grande finestra da letto a Nord – per tanti anni e per più volte – ho rimosso e fatto rimuovere da esperti, che curavano alveari per trarne miele, interi ed improvvisi grossi sciami che s’annidavano negli interspazi delle cornici di pietra che occludono vuoti interni alla muratura dell’Ottocento: non vorrei che, se le api impazzite mi tornassero di nuovo – perché spesso tornano – fossi criminalizzato per difendermi da un pericolo che – primum vivere deinde philosofari – comunque esiste e che AI VISITATORI O TURISTI VA NECESSARIAMENTE EVITATO: a meno che – se non ci fossero alterative valide alla tua riflessione – qualcuno un giorno non denunci UN DANNO TEMUTO ai sensi della vigente legislazione facendo CHIUDERE dal qualche Magistrato quell’accesso alla Valle! Quanto sopra è da me detto e scritto con la stima e la simpatia che, nel recente ns. incontro, ti ho dimostrato. Biagio Iacono”
Ecco la nostra risposta:
Ciao Biagio, grazie del Tuo riscontro positivo e devo dire che con le Tue osservazioni mi inviti a pasta asciutta: eseguire travasi di alveari è stato per me un piacevole mestiere di apicultore fin dal secolo scorso insieme a Bruno Ragonese. Egli mi invogliava a fare queste operazioni di trasferimento di colonie di api annidate in casolari, appartamenti, tapparelle o serrande, vuoti di muratura tra le finestre, eccetera…come Tu hai ben descritto. E stai certo che tali operazioni di travaso continuerò a farle con convinzione, perché ritengo opportuno che l’habitat dove si svolge la vita quotidiana dell’uomo, sia lasciato libero da indesiderate intrusioni.
Tuttavia devo farTi notare che il caso dell’alveare del Carosello configura una situazione diversa, anzi speculare e contraria: la Cava del Carosello è e deve rimanere un ambiente naturale ove gli animali scelgono di vivere, soggetti alle leggi della selezione come tutti gli esseri viventi. All’uomo non resta altro che rispettare le scelte di vita degli animali all’interno del loro habitat (che speriamo presto sarà Parco degli Iblei). Spetta all’uomo questa volta tenersi lontano dagli alveari e chiunque entra, a qualsiasi titolo, turista, visitatore, guida, guardia…deve avere la coscienza del rispetto della vita animale e vegetale.
E’ anche mio obbligo, caro Biagio, fare un ulteriore chiarimento in merito al manifesto dell’EFS affisso pubblicamente, postato sui social, pubblicato sul Grifone come Tu hai detto. Ritengo opportuno definire i termini e i modi usati in quel manifesto, cosicché possiamo in futuro capirci e non prendere lucciole per lanterne. È vero che abbiamo invitato i Cittadini a segnalarci la presenza di sciami d’api; è vero pure che ci saremmo occupati della loro raccolta. Ma la raccolta di SCIAMI, non la rimozione e il trasloco di COLONIE D’API !!! Sono due termini che hanno un significato completamente diverso, sottendono due fenomeni naturali differenti e di conseguenza due operazioni apistiche del tutto distinte.
Quello del Carosello non era uno sciame, ma si trattava di una COLONIA, cioè una vera e propria famiglia d’api che si era annidata in un anfratto roccioso e aveva costruito un intero ALVEARE con favi di cera, con covata, con scorte di miele e polline. Cosa diversa è lo SCIAME menzionato e richiesto nel nostro manifesto. Esso è solo un momento della vita di una famiglia d’api, peraltro molto fugace, dura al massimo quarantotto ore s.c.
Trattasi di un grosso glomo di api le quali, volate via da una famiglia di origine, stazionano per pochissimo tempo, in attesa che le esploratrici trovino un nuovo nido. In poche parole lo sciame è un fenomenale mezzo di moltiplicazione naturale delle famiglie d’api. Noi dell’EFS mediante quel manifesto proponiamo quindi una modalità non traumatica di raccolta e forniamo a quegli insetti la sicurezza di una abitazione.
Sì, perché devi sapere, caro Biagio, che oggi come oggi, in conseguenza della eccessiva antropizzazione dei territori, nel nostro pianeta la sciamatura è diventata un avventuroso enigma per le api. E devi sapere che l’apicultore, mettendo a loro disposizione le sue arnie come abitacolo, costituisce un’ancora di approdo e di salvezza per questo prezioso insetto. Almeno tutto questo accadrà fino a quando l’Umanità non avrà provveduto a sanare il degrado dell’ambiente naturale.
Per concludere faccio notare che riferendomi all’alveare del Carosello, ho usato il verbo al passato: era…si trattava…eccetera… il perché lo scoprirai nell’articolo che pubblicherò nel prossimo numero di Grifone.
Mario Alí
NOTA BENE: – L’articolo di cui sopra è tratto dal n° 1/2020 della Rivista GRIFONE, bimestrale dell’Ente Fauna Siciliana, da qui SCARICABILE in originale a pagina 9 cliccando: Grifone anno XXIX n, 1 (151), che si ringrazia per la preziosa collaborazione anche nella persona del suo Segretario Regionale dott. Corrado Bianca.