Sicilia Orientale: a rischio le coste per l’nnalzamento del mare nei prossimi decenni.
dal GRIFONE del 1°Ottobre 2022:
Sicilia Orientale: a rischio le coste per l’nnalzamento del mare nei prossimi decenni.
Un recente studio valuta la perdita di terre emerse lungo le coste della Sicilia sud-orientale a causa dell’aumento di livello del mare nei prossimi decenni per effetto dei cambiamenti climatici
di Giovanni Scicchitano e Carmelo Monaco
Le coste della Sicilia sud-orientale potrebbero vivere nei prossimi decenni una progressiva sommersione per effetto del cambiamento climatico, con una possibile perdita di circa 10 kmq di superficie nel 2100. Questi sono i risultati di uno studio finanziato dal MIUR all’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia nell’ambito del progetto Pianeta Dinamico, svolto in collaborazione con l’Università “Aldo Moro” di Bari e l’Università di Catania e recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale “Remote Sensing” dal titolo Relative Sea-Level Rise Scenario for 2100 along the Coast of South Eastern Sicily (Italy) by InSAR Data, Satellite Images and High-Resolution Topography, https://www.mdpi.com/2072-4292/13/6/1108.
Dal 1880 in poi il livello marino ha iniziato ad aumentare di 14-17 cm, ma negli ultimi anni sta accelerando e sale alla velocità di oltre 30 cm per secolo a causa del riscaldamento climatico globale che sta determinando la fusione dei ghiacci continentali e l’espansione termica degli oceani. Ciò è riportato chiaramente nell’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) che illustra le relazioni tra gas serra, aumento delle temperature globali e aumento del livello marino.
Questo fenomeno si ripercuote anche sulle coste della Sicilia ed in particolare su quelle del settore sud-orientale dell’isola. In particolare, se non verranno ridotte le emissioni di gas serra, il livello del mare potrebbe salire anche di 1,1 metri nel 2100 e di vari metri nei due-tre secoli successivi, con conseguente impatto sulle coste. Ma quelle basse e subsidenti, cioè dove la superficie terreste si muove verso il basso per cause naturali o antropiche, potranno subire un’accelerazione del processo di invasione marina. Per queste ragioni è stato realizzato uno studio sugli scenari attesi lungo le coste della Sicilia sud-orientale per il 2050 e 2100, dove è in atto un processo di subsidenza tettonica evidenziato da recenti analisi satellitari.
L’area è stata colpita da numerosi terremoti storici distruttivi, ad es. quelli del 1169 e 1693, ma anche da eventi meno violenti, ma altrettanto impressionanti perché ancora presenti nel ricordo collettivo, come il terremoto di Santa Lucia del 1990. In considerazione del fatto che si tratta di un’area tettonicamente molto attiva ed esposta ad intensi eventi meteomarini, studiosi delle Università di Bari e Catania e dell’INGV hanno effettuato di recente numerosi studi multidisciplinari che hanno permesso di ricostruire accuratamente i movimenti del suolo e le variazioni relative del livello del mare, con particolare attenzione a quanto avvenuto negli ultimi 10 mila anni, così come la tipologia e la forza dei principali eventi meteomarini estremi quali tempeste, uragani mediterranei e tsunami.
Sono state determinate le proiezioni di aumento di livello marino per differenti scenari climatici, sulla base di vari parametri, tra cui l’espansione termica del mare, la fusione dei ghiacci continentali, la concentrazione di gas serra in atmosfera e infine dei movimenti verticali del suolo. Questo ha permesso di realizzare mappe ad alta risoluzione di aree che saranno potenzialmente allagate nel 2050 e nel 2100, seguendo le metodologie sviluppate nei progetti SAVEMEDCOASTS (www.savemedcoasts.eu) e SAVEMEDCOASTS2 (www.savemedcoasts2.eu), coordinati dal Dott. Marco Anzidei dell’INGV di Roma e finanziati dalla Unione Europea (DGECHO), che stanno fornendo nuove informazioni sugli scenari attesi nei prossimi anni nel Mediterraneo.
Nello studio delle coste della Sicilia sud-orientale sono state utilizzate varie tecniche analitiche atte a definire tutte le componenti in gioco nel sollevamento relativo del livello del mare, in particolare dati satellitari per calcolare la velocità di subsidenza, dati mareografici per l’andamento del livello marino e modelli digitali ad alta risoluzione della superficie del suolo lungo la fascia costiera, calibrati con campagne di rilievo topografico di alta precisione. Nel calcolo, sono stati considerati gli effetti della tettonica regionale e della subsidenza con tecniche spaziali che includono reti di stazioni GPS permanenti dell’INGV e dati dei satelliti interferometrici Sentinel che hanno permesso di valutare gli scenari in sei zone costiere: la parte meridionale della piana di Catania, i porti di Augusta e Siracusa, la foce dell’Asinaro, Vendicari e Marzamemi.
Fig. 1 – Mappa della potenziale sommersione dell’area di Vendicari secondo uno degli scenari dell’IPCC al 2050 (in giallo) e al 2100 (in rosso).
I risultati ottenuti, oltre ad avere una grande rilevanza metodologica, rivestono una particolare importanza in termini di valutazione della vulnerabilità e del rischio delle aree costiere della Sicilia sud-orientale. Le sei aree prescelte sono infatti di particolare importanza per il territorio regionale: la piana di Catania ad intensa vocazione agricola, i porti di Augusta e Siracusa, di particolare rilevanza commerciale ed industriale e infine Vendicari e Marzamemi, particolarmente rilevanti dal punto di vista ambientale e turistico. I risultati per la piana di Catania indicano che nell’area compresa tra i fiumi Simeto e San Leonardo la perdita di territorio al 2100 sarebbe considerevole, con il mare che invaderebbe la zona depressa per diverse centinaia di metri. Nel porto di Augusta alcune aeree industriali potrebbero essere coinvolte. Il porto di Siracusa è l’area che più soffrirebbe di un potenziale innalzamento del livello del mare al 2100: secondo le proiezioni, infatti, l’area della foce del fiume Ciane potrebbe essere invasa dal mare per una estensione fino ad un km nell’entroterra rispetto l’attuale linea di riva. Le Saline del fiume Ciane, attualmente Riserva Naturale Orientata e che negli ultimi anni hanno già subito un arretramento misurato da dati satellitari di circa 70 metri, verrebbero totalmente sommerse. Sorte simile potrebbe toccare alla Riserva di Vendicari, le cui aree umide potrebbero sparire lasciando sparse isole relitte.
A questi scenari va aggiunto che, come stimato da vari studi pubblicati negli ultimi anni, in condizioni di riscaldamento globale anche le tempeste potrebbero avere effetti più forti su queste aree costiere. Si tratta di un altro fenomeno sotto osservazione: in un recente studio condotto in collaborazione con l’area Marina Protetta del Plemmirio (Siracusa), è stato verificato che gli uragani mediterranei (conosciuti come medicane), che negli ultimi anni hanno colpito le coste della Sicilia sud-orientale (ad es. Quendresa nel 2014, Zorbas nel 2018), hanno prodotto effetti più intensi rispetto a quelli generati dalle normali tempeste stagionali avvenute negli ultimi 10 anni. In quest’ottica, in condizioni di livello marino più alto, gli effetti di eventi meteomarini estremi verrebbero amplificati. Questo implica sicuramente la necessità di continuare le ricerche ma soprattutto diviene necessario aumentare la consapevolezza della popolazione sugli effetti attesi mentre la comunità nazionale ed internazionale dovrebbe porgere maggiore attenzione al fenomeno dell’aumento del livello del mare causato dai cambiamenti climatici in corso.
Giovanni Scicchitano e Carmelo Monaco
NOTA BENE – QUESTO ARTICOLO E’ TRATTO DA PAGINA 6 DELLA RIVISTA GRIFONE DELL’OTTOBRE 2022, BIMESTRALE DELL’ENTE FAUNA SICILIANA, CHE RINGRAZIAMO PER LA COLLABORAZIONE NELLA PERSONA DEL SUO SEGRETARIO REGIONALE CORRADO BIANCA.