Indignazioni netine: quei quadri appesi a Palazzo Villadorata!
INDIGNAZIONI NETINE
Quei quadri appesi sui “trompe l’oeil”
delle pareti a Palazzo Villadorata
di Enzo Papa
Noto, 02 Gennaio 2023 – Se è vero, com’è vero, che vivere in una città d’arte comporta dei doveri, appare chiaro che Noto, agli occhi del mondo Capitale del Barocco, obblighi al rispetto della sua monumentalità e della storia ad essa legata; e l’obbligo non è solo dei visitatori, dei turisti, ma soprattutto dev’essere dei cittadini e di chi amministra tanta bellezza. Rispettare una città vuol dire rispettare la sua identità, che è unica e irripetibile, come la sua bellezza, che è inesauribile, a meno che non venga deturpata e perda di valore e di significato.
Noto è città ricca di magnificenza, direi quasi sovrabbondante; e lo era ancor più prima che venisse sfigurata e guastata nei due secoli precedenti, quando una buona percentuale di tanta sua bellezza divenne preda di amministratori politicamente ed economicamente avidi, al punto da distruggere chiese e monasteri per farne suolo da vendere per civili abitazioni.
Nessuno si indignava, allora, perché mancava la consapevolezza della bellezza e della storia; d’altra parte il livello sociale e culturale dei suoi cittadini consentiva se non altro la “divina indifferenza”, come dire l’assoluta assenza di interesse culturale e politico verso le devastazioni. Vorrei vedere adesso, se qualche “illuminato” amministratore decidesse di abbattere anche un benché minimo e defilato angolo architettonico o decidesse di far costruire, sul lato opposto della città, un altro gemello “grattacielo”! Oggi, non c’è più per fortuna, quell’alto tasso di analfabetismo, non solo culturale, di altri tempi. Oggi c’è più coscienza della propria identità, il senso civico è ormai comune sentimento e convinzione, e ci si può indignare per quel che succede.
Si è indignato il mio amico Carlos Freire, un fotografo di fama internazionale da me pregato di non pubblicare alcune foto di palazzi barocchi come sfondo di primi piani di tavolini di pizzerie; si indignò Vincenzo Consolo quando insieme al comune amico Jano venne a far visita alla Noto malata, egli che a Noto aveva elevato quella splendida elegia che si titola “L’Ape iblea”; si indignò Gesualdo Bufalino, per l’incuria che aveva causato il crollo della cupola della cattedrale, egli che aveva scritto dolcissime pagine su Noto; si indignò elegantemente anche Leonardo Sciascia quando di palazzo Ducezio scrisse “originariamente ad un solo piano, oggi con una sopraelevazione che sarebbe stato meglio non fare, anche se una certa discrezione ha guidato gli innovatori. Nella sua forma primitiva doveva essere uno dei più deliziosi palazzetti del mondo: e basta tagliar via, da una fotografia, la sopraelevazione, per averne l’effetto”.
Anche oggi non mancano le occasioni di indignazione; basta andare in giro per il centro storico non solo per guardare, ma anche per vedere; l’incuria, la negligenza, l’insensibilità sono deplorevoli e suscitano spesso la reazione dei visitatori.
Mi incontra una gentile signora indignata, assai indignata. Mi mostra delle foto del salone di rappresentanza, o da ballo, del palazzo Villadorata e rabbrividisco: vedo appesi sui “trompe l’oeil” delle pareti quadri di una mostra di pittura. Probabilmente, ma forse sicuramente, i chiodi o ganci saranno antichi; non riesco ad immaginare che per appendere i quadri siano stati conficcati nuovi chiodi sulle pareti. Ma mi indigna, insieme alla signora, che quel famosissimo salone venga utilizzato così maldestramente per mostre di arte contemporanea, mentre ad hoc c’è il Convitto delle Arti, luogo sicuramente idoneo. E poi quei quadri, appesi alle pareti! Non riesco ad immaginare quadri appesi alle pareti della Camera degli Sposi del Mantegna o nel salone da ballo di un qualsiasi palazzo gentilizio.
Non sono affatto contrario all’uso di quel salone, ma solo per eventi particolari che abbiano la solennità che si addice a quella sala e comunque nel massimo rispetto del suo essere. Non so chi sia il responsabile delle attività che si svolgono in quel salone, ma sarebbe opportuno che ci fossero, se già non ci sono, delle buone norme d’uso. Ricordo che nei primissimi anni ‘80 in quel salone venne rappresentata in prima assoluta la favola teatrale di Vincenzo Consolo “Lunaria” ora portata in giro da Etta Scollo. Quello sì che fu un evento degno del palazzo Villadorata.
Enzo Papa
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Nota Bene: l’articolo di cui sopra è apparso oggi, 2 Gennaio 2023, sul quotidiano LA SICILIA di Catania, da cui è tratto per gentile concessione col ns. grazie per la collaborazione.