Corrado Avolio nel centenario della scomparsa (1905-2005)
Corrado Avolio
nel centenario della scomparsa (1905-2005)
di Enzo Papa
Il primo settembre 1905 moriva a Noto Corrado Avolio, il grande demologo e glottologo che insieme al Pitré, al Di Marzo, al Salomone Marino, al Vigo, al Di Giovanni, fa parte di diritto di quel manipolo di eccellenti studiosi, ultimi epigoni di una tradizione tardoromantica, la cui scomparsa, dice Giovanni Gentile, segna il tramonto della cultura siciliana. Tanto è vero che nella collana gialla pubblicata dalla Regione Siciliana per il ventesimo anniversario dell’autonomia, che comprende le opere più significative della cultura siciliana tra il Settecento e l’Ottocento, ben due volumi sono stati dedicati all’Avolio, i Canti popolari di Noto, con introduzione di Antonino Buttitta e l’Introduzione allo studio del dialetto siciliano, con introduzione di Tullio De Mauro.
Corrado Avolio nacque a Siracusa, dove il padre prestava servizio in qualità di ufficiale medico, il 16 febbraio 1843, ma trascorse tutta la sua vita a Noto, da cui si allontanò soltanto in due momenti importanti. Studiò nel Collegio dei Gesuiti e a 17 anni, nel 1860, entusiasta dell’avventura garibaldina in Sicilia, si arruolò, come tanti altri giovani netini, nel battaglione di Nicola Fabrizi giunto a Noto, allora capoluogo di provincia, proveniente dalla costa mediterranea.
Partecipò onorevolmente alla famosa battaglia di Milazzo, tanto da guadagnarsi una medaglia di bronzo al valore. A conclusione della conquista della Sicilia, smessa la camicia rossa, si iscrisse all’Università di Catania laureandosi a vent’anni in Chimica e Scienze Naturali e ottenendo il diploma di farmacista, professione che svolse tutta la vita, insieme all’insegnamento di Scienze Naturali nella Scuola Normale Femminile, per il quale, nel 1867, a 24 anni, aveva ottenuto il diploma di abilitazione.
Potrebbe sembrare strano, allora, che l’Avolio, professore di Scienze e farmacista, abbia invece dedicato tutta la sua vita a studi demologici e filologici, così diversi e lontani da quelli della sua formazione. Eppure, anche Domenico Comparetti era farmacista, medicina insegnò Salomone Marino e il Pitré, come si sa, era medico: tutte figure di primissimo piano negli studi della cultura popolare.
Le prime pubblicazioni dell’Avolio non furono di carattere letterario, ma attinenti piuttosto alla Chimica e alle Scienze Naturali, mentre il primo lavoro di interesse filologico fu un articolo, pubblicato il 23 gennaio 1873 sul giornale massonico L’Oriente, dal titolo Allakarim !, breve nota di toponomastica su una parola saracena. Ma già in questi anni l’autodidatta Avolio si dedica incessantemente a raccogliere dalla viva voce dei contadini nenie, canzoni, ninne-nanne, proverbi, modi di dire: “Mi è toccato aver da fare con una classe ignorante e diffidente, la classe dei contadini. Ho dovuto cercarli nelle loro stamberghe; e quando ho significato il desiderio di sentire la loro Canzona, molti mi han piantato lì, dopo avermi guardato con sospetto. Qualche ragazza, più pietosa, è condiscesa a dettarmene qualcuna del suo copioso repertorio. Qualche vecchia, per vanità, me ne ha recitate delle centinaia; chè essa ricordatasi con diletto di alcune canzoni, le quali furono cantate a lei, temporibus illis, quando era fanciulla…”.
Due anni dopo, nel 1875, vedono la luce i Canti popolari di Noto. Studi e raccolta, stampati a Noto dalla tipografia Zammit, il tipografo editore di quasi tutti gli intellettuali netini, i cui libri sono oggi ricercati come rarissime e preziose testimonianze di inarrivabile arte tipografica. Avolio ha 32 anni. E’ certo il lavoro di un dilettante, come egli stesso si definisce nella breve nota che precede lo Studio comparativo del sottodialetto di Noto colla lingua italiana, ma di un dilettante sapiente e colto, non certo con accezione riduttiva, che aveva coscienza dei propri limiti e tuttavia sapeva elevarsi come un monumento.
Così infatti scrive: “Raccomando il mio povero lavoro alla indulgenza benevola dei dotti. Esso è il prodotto d’un dilettante. Senza superba ostentazione di modestia, io misuro colla mente la enorme distanza che mi separa da loro, e al pensarlo mi sento rimpicciolire. Mi conforta il sapere che costoro, ricchi che ne han d’avanzo, non han le gretterie dei mezzani, e sogliono essere liberali e larghi di compatimenti”. Ma, allo stesso modo, non erano forse dilettanti Pitré e Salomone Marino? I Canti sono certo la prima opera veramente impegnativa dell’Avolio, in cui si manifestano i suoi interessi demologici e filologici, che oggi, come nota Antonino Buttitta, rappresentano materiale prezioso più per i demologi che per i linguisti.
Qualche anno dopo, nel 1882, sempre a Noto per i tipi di Zammit, Avolio pubblica l’Introduzione allo studio del dialetto siciliano, lo studio che, come dice Carmelo Sgroi, testimonia come “dalla pubblicazione di documenti flokloristici egli sia passato risolutamente all’arido campo della glottologia”, e che il filosofo Giovanni Gentile considerò “non solo di dottrina adeguata al non agevole tema e di metodo strettamente scientifico, ma d’ingegno quadrato”. Avolio riteneva scientificamente corretto studiare il dialetto con lo stesso rigoroso metodo con cui si studia la lingua e fu il primo, in Sicilia ad occuparsi del dialetto in relazione alla glottologia, alla morfologia e alla sintassi col metodo storico comparativo.
L’opera, preceduta già dai Canti, farà conquistare all’Avolio un posto di primo piano negli studi allora in voga a livello nazionale per via dei lusinghieri consensi ricevuti dai più illustri studiosi del tempo. Tre anni dopo, nel 1885, pubblica un lavoro di grande valore storiografico, La schiavitù domestica in Sicilia nel Secolo XVI, scaturito dalle sue ricerche dialettologiche negli archivi dei notai di Noto e del Monastero del San Salvatore. Ricchissime le notizie che ci offre, relative alla compravendita, alle malattie, ai vizi, alle abitudini degli schiavi. Solo a Noto, egli dice, nel periodo dal 1516 al 1570 se ne contavano circa 600, su una popolazione di 14.000 abitanti, che costituiva l’ottantesima parte di tutta la popolazione della Sicilia.
Studio altrettanto interessante, apparso l’anno successivo, è La questione delle rime nei poeti siciliani del secolo XIII, tema assai caro a tanti insigni studiosi del tempo, che coinvolge, come si sa, il problema della lingua in cui furono scritte le composizioni poetiche della Scuola Siciliana.
La fama dell’Avolio era ormai così diffusa che perfino Michele Amari si rivolse a lui per stabilire la data di composizione del Rebellamentu di Sichilia. Le due lettere filologiche di risposta dell’Avolio vennero pubblicate dall’Amari nella nona edizione (1886) della Storia del Vespro siciliano. Successivamente venne preparando il famoso Saggio di toponomastica siciliana, completato nel 1897 e pubblicato nei “Supplementi Periodici” dell’Archivio Glottologico Italiano dell’Ascoli nel 1899, preceduto dal testo pubblicato nell’Archivio Storico Siciliano Di alcuni sostantivi locali del siciliano (1888). Esso venne ristampato integralmente a Noto dal libraio-editore Giovanni Di Giovanni, fratello del poeta Alessio, nel 1937. Ulteriore ristampa venne curata dal sottoscritto nel 1988 (vedi qui in alto la foto).
L’opera, di estremo interesse, tratta di toponomastici che ebbero origine dall’influsso delle varie dominazioni, greca, normanna, catalana, castigliana e soprattutto araba. Altri saggi e interventi, che qui sarebbe lungo elencare, l’Avolio andò pubblicando, mentre molto materiale rimase inedito e giace a disposizione degli studiosi nella Biblioteca Comunale di Noto, a cui venne donato dal figlio Ferruccio.
Nel 1896 per i suoi meriti culturali gli venne conferita la Commenda della Corona d’Italia. Ma nel 1900, a 57 anni, quella mente poderosa venne fermata dalla paralisi. Si trascinò penosamente ancora cinque anni “dopo aver detto da molto tempo addio ai suoi cari studi, vivendo quasi oblioso di sé e di tutto, nella sua romita villa, tutta fiorita di rose”.
Enzo Papa
NOTA BENE: Questo testo sull’Avolio è apparso su
“LA SICILIA” di Catania del 7 Settembre 2005 e nella già
cessata “La Gazzeta di Noto.it” della stessa data.