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“In memoria di mio fratello Salvatore” di Costantino Guastella.

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“In memoria di mio fratello Salvatore” di Costantino Guastella.

AD OTTO ANNI DALLA DOLOROSA SCOMPARSA

In memoria di mio fratello Salvatore

di Costantino Guastella

   NOTO, 5 Dicembre 2023 – Otto anni son già trascorsi dalla dolorosa scomparsa di Mons. Salvatore Guastella (Noto,1922-Avola,2015): un Amico e Maestro che – non solo editorialmente – ci ha sempre “accompagnato”, con la sua Cultura e Fede, dalle prime pagine della Rivista Netum nell’Ottobre 1975 al suo fatidico 5 Dicembre 2015! Impossibile, quindi, tesserne ancora una volta le innumerevoli lodi, oggi però miste all’amarezza del vuoto incolmabile che ha lasciato fra noi ma, soprattutto, nella Chiesa e Diocesi di Noto ove in otto lunghi anni – absit iniuria verbis – non pare che sia emerso un suo “successore” degno di questo nome sul piano storico-culturale.

    In tale…attesa, pertanto, nell’ottavo anniversario della scomparsa, a noi resta solo rinverdire il suo “ricordo” pubblicando diverse pagine apparse, via via, su queste colonne o nella monografia del 2017 a Lui dedicata: sono pagine che ci invitano a doverosa e venerata memoria, mentre in calce segnaliamo diversi Link per i Lettori che volessero approfondire la nobile figura di Mons. Salvatore Guastella, quale Sacerdote, Storico e Maestro di tanti come noi: “Laici” sì, ma rispettosissimi del suo altissimo Magistero !  

Biagio Iacono

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IN  MEMORIA  DI  MIO  FRATELLO  SALVATORE

di  Costantino Guastella

Mons. Salvatore Guastella

   Rispondo con sollecitudine all’invito del prof. Biagio Iacono di scrivere qualcosa in ricordo di mio fratello. Per il piacere d’informare mi sono spinto a cercare tra i ricordi della mia infanzia, giovinezza ed età matura, che ancora la mia memoria conserva. Il nostro cervello è un potente ed efficace deposito di episodi di vita vissuta, ma alla mia età non è facile ricordare tutto ciò che rimane impresso tra i recettori molecolari dell’ippocampo. Comunque l’immagine mentale, legata a certe particolari situazioni esistenziali vissute emotivamente, mi è ancora rimasta vivamente impressa nella mente. Ho un buio quasi totale dei primi tre anni della mia infanzia. Ricordo qualche episodio a partire dai tre-quattro anni. Seguendo le rappresentazioni figurali mentali e le emozioni affettive che spontaneamente percepisco riflettendo, devo confessare che ho scoperto di avere un fratello solamente verso i cinque anni durante “l’ora di ricevimento” dei parenti presso il Seminario Vescovile di Noto.

    Rivedo ancora la sua figura esile, magra, delicata, timida e sorridente: così mi apparve al nostro primo incontro. Di solito, ogni domenica, io e mia madre Mariassunta Frasca lo aspettavamo con ansia seduti nelle vecchie poltrone sistemate all’interno della stanza per i colloqui situata al pianterreno del Seminario Vescovile. Attratto dalle gioiose note che la banda musicale diretta dal maestro Francesco Mulè la domenica mattina diffondeva dal “palchetto della musica“ a volte mi allontanavo e mi mescolavo tra gli appassionati ascoltatori. Crescendo, i rapporti affettivi con mio fratello Totò si intensificarono sempre più. Provai una grande gioia quando mi fu affidato l’incarico di portare in Seminario, dal Piano Alto al Piano Basso, per mio fratello, cibo sostanzioso e biancheria pulita, preparati dalla Mamma durante la settimana. Allegramente uscivo da casa e scendendo di corsa per via Garibaldi arrivavo in Seminario ansante e contento di consegnare al portiere Coletta ora il pacchetto di uova, un’altra volta un pacchetto di biscotti al latte o all’uovo appena sfornati o il sacchetto di biancheria pulita avendo cura di ritirare, se c’era, quella da lavare.

Costantino Guastella col fratello Mons. Salvatore.

   Durante il periodo degli studi mio fratello mi è sembrato sempre magrolino e bisognoso di integrazione alimentare. Per la verità quello era il periodo triste e penoso della Seconda Guerra mondiale, vigeva il razionamento e le condizioni economiche delle masse popolari erano scarse. Durante il pontificale e le più importanti cerimonie religiose che si svolgevano in Cattedrale, premurosamente dedicavo la mia maggiore attenzione ad individuare la sagoma di mio fratello e a seguirne gli spostamenti durante il rito religioso. Quando i seminaristi inquadrati in processione uscivano dal Duomo, anche se mi accostavo per vederlo da vicino, rimanevo un po’ deluso per il fatto che mai rivolgeva lo sguardo verso di me.

  Comunque dimenticavo il mio stato d’animo non appena uscivo dalla porta sinistra della Cattedrale. Abbracciavo con uno sguardo d’insieme l’intero incantevole panorama di edifici barocchi, di pietra dorata che oltre a stupirmi, godendo di tanta spaziosa bellezza, mi sollecitavano a respirare a pieni polmoni. Fu un giorno di gioia per noi tutti in famiglia quando partecipammo alla cerimonia presieduta dal Vescovo Mons. Angelo Calabretta  durante la quale mio fratello venne ordinato presbitero. Era il 29.06. 1945 . In quel  periodo, dimorando egli in casa con noi, ebbi la possibilità di godere della sua presenza durante i pasti. Solitamente egli era impegnato in Cattedrale ove svolgeva la funzione di vice Parroco e nella chiesa di Santa Maria dell’Arco ove aveva l’incarico di sacerdote Rettore. Ancora oggi molti parrocchiani, dopo il funerale, mi hanno espresso i loro sentimenti di gratitudine e riconoscenza per quanto di spiritualmente ricevuto durante la loro vita quali fedeli della Basilica Cattedrale.

Costantino Guastella col fratello Mons. Salvatore.

Quando organizzò la “ Mostra Diocesana d’Arte Sacra“ io lo aiutai e, per l’occasione, ricordo che la ripresi  realizzando un filmino. Egli sperava nella realizzazione di un “Museo Diocesano d’Arte Sacra“. Il Vescovo Mons. A. Calabretta, estimatore del suo impegno largamente profuso nei vari compiti affidatigli per le varie attività ecclesiali – tra le quali, oltre la cura dei fedeli della chiesa-abbazia di Santa Maria dell’Arco, dei Gruppi Giovanili della Cattedrale, la direzione spirituale dell’Azione Cattolica Femminile Diocesana – gli aveva assegnato anche l’organizzazione e la direzione dei treni per i malati dell’Unitalsi al Santuario della Madonna di Lourdes, propose alla Santa Sede ed ottenne per lui il conferimento dell’onorificenza pontificia di Monsignore. Dai nostri piissimi Genitori, Salvatore ricevette il profondo senso di fede e di religiosità che è stato il substrato che ha animato sempre il suo apostolato. Ma, alla morte di entrambi, chiese ed ottenne di trasferirsi fuori Noto.

   A Roma oltre che presso la parrocchia Stella Mattutina a Monte Mario, iniziò a svolgere la sua attività di assistente ecclesiastico tra i soci dell’Associazione dei Netini di Roma, allora presieduta dal dinamicissimo Comm. Salvatore Bova. L’amore per Dio, Gesù Cristo, Maria Santissima Scala del Paradiso e San Corrado, così come lo nutriva nella sua interiorità, cercò di trasferirlo nei cuori dei fedeli in tutte le prediche e le ricorrenze religiose per rendere serene e fiduciose in  Dio le loro anime.  A Roma, avendo ricevuto il permesso dal Cardinale Camillo Ruini di potere frequentare gli archivi del Vaticano, arricchì i suoi studi e il suo      patrimonio culturale riguardante la  Diocesi  di  Noto, che  già  da  tempo  aveva  intrapreso  a riscoprire e a diffondere attraverso la pubblicazione dei suoi scritti.   Ciò era avvenuto durante il periodo in cui, da Cancelliere della Curia, ebbe l’occasione di scoprire molti documenti preziosi per la ricostruzione storica della vita della Diocesi.  A Roma, sempre al fine di perfezionare la sua particolare attività di ricercatore, frequentò pure la Scuola Vaticana di Paleografia e Diplomatica.  Uomo di cultura e di fede,  mio fratello  amava  lo  studio, la lettura, la sua città natale e diffondere il Vangelo. La sua preziosa raccolta di libri, di documenti, di appunti, di riviste e di ritagli di giornali ha seguito i suoi spostamenti ed infine egli l’ha  donata alla biblioteca del seminario di Noto, ove per qualche anno svolse l’attività d’insegnante di Lettere. Quando, dopo trentotto anni, è tornato definitivamente a Noto dedicò molta cura nel sistemare in diversi scaffali i volumi che componevano la sua biblioteca in un’ampia stanza dell’appartamento che il vescovo Mons. Mariano Crociata gli aveva assegnato nella Casa del Clero. Durante il lungo periodo della sua vita terrena gli sono stati ampiamente riconosciuti i meriti della sua cultura  e della sua capacità di comunicazione.

La Famiglia di Costantino Guastella col fratello Mons. Salvatore, Parenti ed Amici.

   I suoi studi storici hanno avuto ad oggetto principalmente la Diocesi di Noto e tanti personaggi legati alla vita religiosa e civile del nostro territorio meritevoli di essere ricordati alle generazioni future. Il nostro dinamico Vescovo Emerito Mons. Giuseppe Malandino ha detto pubblicamente, riferendo le confidenze ricevute durante un convegno dei vescovi di Sicilia, che diversi prelati lamentavano la mancanza nella loro Diocesi di uno storico, divulgatore di cultura patria, pari a monsignor Salvatore Guastella, testimoniando quindi che in molti apprezzavano  il suo prezioso lavoro di storico della Diocesi di Noto.

Il bozzetto di copertina di questo importantissimo libro, opera del pittore Antonello Rizza, è stato per la prima volta pubblicato a Roma nel 1984 dal prof. Biagio Iacono per la sua Sicula Editrice-Netum nella prima edizione di Mons. Guastella sui Vescovi della Diocesi di Noto.

  Tornato a Noto, la frequenza dei nostri rapporti familiari è tornata come quella degli anni in cui erano presenti i nostri cari Genitori ed è stata incrementata dalla affettuosa presenza della mia amata moglie Maria Giacchino, delle mie care figlie Mariassunta e Giusy, dei loro rispettivi mariti Barty Cottone e Maurizio Azzaro e dei miei vivaci nipoti Lavinia e Giovanni Cottone e Arianna Azzaro. Da quando ha soggiornato nella Casa del Clero e durante il periodo in cui, dopo un breve ricovero in ospedale, mio fratello è stato costretto a trasferirsi presso l’Oasi di San Francesco ad Avola, ho partecipato e seguito sempre con grande affetto e trepidazione le fasi salienti legate alle sue condizioni di salute e al suo incrollabile impegno a volere partecipare, nonostante l’avanzare degli anni, alla vita della Chiesa della Diocesi di Noto autorevolmente diretta dal vescovo Mons. Antonino Staglianò.

   L’ho visto sereno e lieto tutte le volte che in famiglia, a San Corrado di fuori presso l’abitazione di mia figlia Giusy, ci incontravamo in occasione delle varie ricorrenze religiose o di onomastici e compleanni. Fino agli ultimi giorni non è voluto mancare alle funzioni religiose e alla celebrazione della Santa Messa che si svolgevano presso la cappella dell’Oasi San Francesco in contrada Ronchetto di Avola. Ottima casa di riposo per anziani, lodevolmente diretta dal dott. Albino Di Giovanni e seguita dall’operoso diretto rapporto umano e dalle doti di equilibrio dell’assistente sociale dottoressa Maria Carmela Caruso. Soffrendo d’un fastidioso raffreddore che sempre lo rendeva debole, fu ricoverato presso l’Ospedale “G. Di Maria“ di Avola ove gli fu diagnosticata un grave forma di polmonite. 

   Durante tale degenza, la premurosa presenza dell’assistente sociale Maria Carmela Caruso, che curava i rapporti con il personale medico, fu coadiuvata dalla costante presenza di mia figlia Giusy. I contatti con mio fratello diverse volte al giorno li tenni tramite il suo telefonino. Sempre tenendo a non farmi preoccupare egli mi rassicurava dicendomi che stava meglio; per gli stessi motivi anche le notizie che mi fornivano la dottoressa Caruso e mia figlia Giusy tendevano a farmi sperare in una guarigione. Il giorno prima della sua dipartita mi arrivò una sua telefonata. Pensai che avremmo parlato un po’. Invece ascoltai la sua voce che con una certa lentezza e mi disse solo: c i a o !  Rimasi sconvolto. Subito mi premurai a comporre diverse volte il numero del suo telefonino. Fu inutile. Telefonai a mia figlia Giusy ed appresi  che le sue condizioni  di salute si erano improvvisamente aggravate. Il giorno dopo, all’età di 93 anni, serenamente raggiunse la Casa di Dio Padre. L’ultima parola che mi ha rivolto mi è rimasta indelebilmente impressa nella mente. Per me significa la sintetica rappresentazione della sua incrollabile fede. Raccogliendo tutte le rimanenti forze che ancora poteva esprimere con quel semplice “ciao” mi volle rivolgere affettuosamente un ultimo saluto che io penso conteneva  tutta la  luminosa speranza  di un caloroso: Arrivederci nell’Aldilà!

Costantino Guastella

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Comunicato scomparsa della Diocesi di Noto:

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Mons. Salvatore Guastella, un Sacerdote e Scrittore autentico!

Prefazione di  Mons. Giuseppe Malandrino:

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TESTIMONIANZE DEI GIORNALISTI:

VINCENZO GRECO 

 https://www.notomagazine.it/2018/01/09/mons-salvatore-guastella-una-vita-contrassegnata-da-fede-e-cultura/

ANGELO FORTUNA

https://www.notomagazine.it/2017/12/10/noto-angelo-fortuna-ricorda-mons-salvatore-guastella-a-due-anni-dalla-scomparsa/

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Nota a margine:

Per qualsiasi informazione o notizia  su

Mons. Salvatore Guastella

rivolgersi al prof. Biagio Iacono

in direttore@notomagazine.it

oppure telefonando al n°338.2352940

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  1. Nuzzo Monello says:

    C’è sempre il punto per chiudere un pensiero già espresso, ma al tempo stesso per aprire il valico a nuove riflessioni. Il solco, le tracce non facilmente si possono erodere se segnate dall’Amicizia, valore sacro tra gli esseri di buona fede.

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