Caravaggio “Desmembrado” di Enzo Papa
CARAVAGGIO “DESMEMBRADO”
di Enzo Papa
C’è da immaginare la faccia di Elvira e di Maria Gelfo, le sorelle custodi dell’Oratorio palermitano di San Lorenzo quando, nel pomeriggio di sabato 18 ottobre 1969, entrando nell’Oratorio e alzando lo sguardo, si accorsero che sopra l’altare non c’era più la “Natività” del Caravaggio e che tutto era a soqquadro; ma è anche da immaginare il terrore del Sovrintendente Vincenzo Scuderi appena ricevuta la sconvolgente notizia.
Doloranti e gonfi di indignazione furono i commenti dell’”intellighentia” palermitana, gli interventi giornalistici di Giuseppe Bellafiore, di Leonardo Sciascia, di Mario Farinella, di Mauro De Mauro; anzi fu proprio quest’ultimo, il giornalista ucciso dalla mafia, ad ipotizzare lo scempio della tela tagliata a pezzi ed essere più facilmente venduti. Ipotesi proposta molti anni dopo agli inquirenti da un pentito di mafia, ma che sembra essere le più probabile tra le tante, anche perché quell’opera, in cima alla classifica delle dieci opere d’arte più ricercate al mondo, anche se fosse integra difficilmente potrebbe uscire all’aria aperta in qualsiasi parte del mondo.
La tela infatti, tolta dalle mani della banda di ladri balordi che in quegli anni attivamente operava a Palermo, venne “acquisita” dai mafiosi Stefano Bontade e Tano Badalamenti e pare che sia stato quest’ultimo, secondo quanto affermato dal balordo Antonino Grado, a venderla ad un anziano trafficante d’arte di Lugano, ormai da anni deceduto, ma di cui si conosce l’identità. Da qui la convincente ipotesi dello “smembramento” del capolavoro di Caravaggio. Tanto si è discusso di quest’opera, “Natività con i santi Lorenzo e Francesco”, dipinta a Roma nel 1600, ma destinata a Palermo dove mai Caravaggio mise piede. Un’opera di una commovente bellezza, con quel Bambin Gesù deposto a terra su un lenzuolino e visto di scorcio, e quel volto bello, sereno, di Maria, gli occhi chiusi come in meditazione, insomma, uno dei più commoventi presepi mai dipinti.
Sapere, o anche immaginare che quest’opera così straordinaria sia stata distrutta e fatta a pezzi, che è come aver fatto a pezzi la Bellezza, non può che turbarci profondamente, fin nei precordi. Ed è questo, il turbamento che lo spagnolo Javier Carpintero rende visibile, proponendoci questo suo “Caravaggio desmembrado”, un’opera adesso esposta proprio nell’Oratorio di san Lorenzo, nel luogo dove stava l’originale, dove è rimasta fino a dicembre e forse oltre.
E originale è l’dea che ha mosso Carpintero, in questo sollecitato da Michele Cuppone, uno dei più validi studiosi di Caravaggio che proprio alla palermitana “Natività” ha dedicato inquiete notti per carpirne i segreti. Carpintero dipinge una tela delle stesse dimensioni dell’originale e crea una copia perfetta. Poi con riga, squadra e taglierino divide la tela in 54 pezzi, tanti quanti sono gli anni trascorsi dal furto, immaginando anche quali parti del dipinto avrebbero potuto essere facilmente venduti; inchioda su telai i 54 frammenti e li sistema, così ridotti, sul telaio originale.
Ne vien fuori qualcosa di incredibile, quasi una danza di puzzle, come se ciascuno dei frammenti, volteggiando, cercasse di ritornare al suo posto originale, a ricomporre la Bellezza violata. Il visitatore sensibile che resta ad osservare non può non restare emotivamente coinvolto da tale operazione, da tale messaggio, da tale dolorante inno elevato al Caravaggio. Non può non avvertire un acuto struggimento di cuore, una forte emozione accentuata dal video che registra le varie fasi dello “smembramento”, dell’affondamento del bisturi nel corpo del dipinto, un’operazione da vivisezione che vuol essere insieme un atto d’accusa e un atto d’amore. E il vivo ringraziamento va all’Associazione Amici dei Musei Siciliani e all’Istituto Cervantes di Palermo che con gioia e saggiamente hanno accolto l’invito ad organizzare l’evento.
Enzo Papa