Vendicari: – Il progetto di ricerca Caretta caretta, oggi – di Corrado Bianca
Vendicari:– Il progetto
di ricerca Caretta caretta, oggi –
di Corrado Bianca
L’Ente Fauna Siciliana svolge dal 1994 in collaborazione con l’Ente gestore della R.N.O. Vendicari, l’Università di Catania e la stazione Zoologica “A. Dorhn” di Napoli, il progetto «Caretta caretta» a Vendicari. Ogni anno dal 1 luglio al 15 settembre viene fatta la perlustrazione mattutina degli arenili di Vendicari al fine di individuare la risalita di “Caretta caretta” e la raccolta dei dati riguardanti la temperatura della sabbia a diverse profondità.
Dopo circa 20 anni di studi e ricerche, anche con le Università di Tripoli (Libia) e di Tunisi (Tunisia), si sono avute le schiuse del 2013 e del 2014. Seguire le fasi di schiusa di un nido di tartaruga marina, richiede l’applicazione di procedure standard come ampiamente raccomandato dai protocolli internazionali dell’UNEP (United Nations Environment Programme) e dell’IUCN. (International Union for the Conservation of Nature). Negli anni diverse sono state le tesi di laurea sulla caretta caretta alle quali abbiamo collaborato. I dati della ricerca sono stati presentati, tramite poster, ai Congressi Internazionali sulla biodiversità di Malta (17-19 ottobre 2017), Sofia (11-13 novembre 2019) e di Trapani (2-4 Settembre 2022).
Per quanto apparentemente di semplice attuazione, il monitoraggio di questa delicata fase richiede, infatti, delle precise conoscenze tecnico scientifiche.
Il comportamento naturale dei piccoli può essere facilmente alterato da fattori di disturbo di origine antropica quali inquinamento luminoso e sonoro. Inoltre l’errata manipolazione durante le operazioni di misurazione e mantenimento può indurre un consumo eccessivo delle risorse energetiche dei nuovi nati riducendone le probabilità di sopravvivenza in mare. Infine i rilevatori devono conoscere ed avere dimestichezza con i protocolli di misurazione e campionamento al fine di limitare lo stress sui piccoli.
E’ consigliabile iniziare a controllare più frequentemente (almeno 2 volte al giorno) il nido a partire dal 55 giorno dopo la deposizione per verificare se ci sono segni di schiusa. L’emersione dei neonati generalmente avviene in gruppo (uno o due gruppi al giorno), per due-tre giorni, occasionalmente possono emergere più gruppi contemporaneamente. La fase di maggiore attività del nido si verifica durante le ore notturne ma è possibile che alcuni neonati emergano durante il giorno ed è importante la presenza dei volontari al fine di evitare la predazione da parte degli uccelli.
Le tartarughe «Caretta caretta», sono animali perfettamente adattati alla vita acquatica grazie alla forma allungata del corpo ricoperto da un robusto guscio ed alla presenza di “zampe” trasformate in pinne. Alla nascita è lunga circa 5 cm. La lunghezza di un esemplare adulto è di 80 – 140 cm, con massa variabile tra i 100 ed i 160 kg. Hanno un carapace di colore rosso marrone, striato di scuro nei giovani esemplari, e un piastrone giallastro, a forma di cuore, spesso con larghe macchie arancioni, dotato di due placche prefrontali ed un becco corneo; lo scudo frontale singolo porta cinque placche.
I maschi si distinguono dalle femmine per la lunga coda che si sviluppa con il raggiungimento della maturità sessuale, che avviene intorno ai 13 anni. Anche le unghie degli arti anteriori nel maschio sono più sviluppate che nella femmina.
Come tutti i rettili, hanno sangue freddo il che le porta a prediligere le acque temperate. Respirano aria, essendo dotate di polmoni, ma sono in grado di fare apnee lunghissime. Trascorrono la maggior parte della loro vita in mare profondo, tornando di tanto in tanto in superficie per respirare. In acqua possono raggiungere velocità superiori ai 35 km/h, nuotando agilmente con il caratteristico movimento sincrono degli arti anteriori. Sono animali onnivori: si nutrono di molluschi, crostacei, gasteropodi, echinodermi, pesci e meduse, ma nei loro stomaci è stato trovato di tutto: dalle buste di plastica, probabilmente scambiate per meduse, a tappi ed altri oggetti di plastica.
In estate, nei mesi di giugno, luglio ed agosto, maschi e femmine si danno appuntamento nelle zone di riproduzione, al largo delle spiagge dove le femmine sono probabilmente nate. Hanno infatti un’eccezionale capacità di ritrovare la spiaggia di origine, dopo migrazioni in cui percorrono anche migliaia di chilometri. Alcuni studi hanno dimostrato che le piccole appena nate sono capaci di immagazzinare le coordinate geomagnetiche del nido ed altre caratteristiche ambientali che consentono un imprinting della zona di origine.
Avvenuto l’accoppiamento, le femmine attendono per qualche giorno in acque calde e poco profonde il momento propizio per deporre le uova; in ciò sono facilmente disturbate dalla presenza di persone, animali, rumori e luci. Giunte, con una certa fatica, sulla spiaggia vi depongono fino a 200 uova, grandi come palline da ping pong, disponendole in buche profonde, scavate con le zampe posteriori. Quindi le ricoprono con cura, per garantire una temperatura d’incubazione costante e per nascondere la loro presenza ai predatori. dopo migrazioni in cui percorrono anche migliaia di chilometri. Completata l’operazione, fanno ritorno al mare. È un rito che si può ripetere più volte nella stessa stagione, ad intervalli di 10-20
Le uova hanno un’incubazione tra i 42 e i 65 giorni (si è registrato un periodo lungo di 90 giorni, a causa di una deposizione tardiva che è coincisa con il raffreddamento del suolo), e grazie a meccanismi non ancora chiariti, si schiudono quasi tutte simultaneamente.
La temperatura e l’umidità del suolo, la granulometria della sabbia sono fattori determinanti per la riuscita della schiusa. I suoli molto umidi determinano spesso la perdita delle uova poiché molte malattie batteriche e fungine possono attaccare le uova; inoltre alcuni coleotteri possono raggiungere il nido e parassitarle.
La temperatura del suolo determinerà il sesso dei nascituri: le uova che si trovano in superficie si avvantaggiano di una somma termica superiore a quelle che giacciono in profondità, pertanto le uova di superficie daranno esemplari di sesso femminile e quelle sottostanti di sesso maschile.
Usciti dal guscio impiegano dai due ai sette giorni, per scavare lo strato di sabbia che sormonta il nido, e raggiungere la superficie, in genere col calare della sera. In condizioni naturali corrono prontamente verso il mare. Possiamo considerare il piccolo appena nato come una sorta di “robot” il cui programma biologico attiva la ricerca in automatico della fonte più luminosa. Questa in condizioni normali è rappresentata dall’orizzonte marino su cui luna e/o stelle si riflettono. Ma ormai la forte antropizzazione determina una concentrazione di luci artificiali che spesso disorientano le piccole appena nate, facendole deviare dal cammino.
E’ stato anche accertato, nell’ambito del progetto “Protect the Biodiversity of Vendicari”, che il granchio fantasma (Ocypode cursor) preda i nidi di Caretta caretta, mangiandone le uova.
Corrado Bianca
Segretario Regionale dell’Ente Fauna Siciliana
Direttore Responsabile
della Rivista bimestrale “Grifone”
Via A. Cavarra n. 184 – 96017 Noto (SR)