Sul recente libro “Enzo Papa: BAROCCO E MOSCHETTO …” di Roberto Bellassai.
Sul recente libro di Enzo Papa:
BAROCCO E MOSCHETTO … IL RACCONTO DEL VENTENNIO FASCISTA A NOTO
di Roberto Bellassai
Solo chi ha una dimensione culturale, politica, storica, letteraria e artistica di largo respiro può essere e sentirsi libero di scrivere, in particolare di Storia in una Città come Noto, in cui gli “Intellettuali del luogo“, a parte qualche eccezione, come ad esempio il Preside Carmelo Scifo che scrisse: “Invito alla Storia del Movimento Operaio, Contadino e Socialista a Noto“, pubblicato in 34 puntate su La Gazzetta di Noto del Prof. Biagio Iacono, si sono limitati storicamente a scrivere e a disquisire di Barocco, di Palazzi nobiliari, di Chiese e di Ville Barocche sulle colline, in linea con il modello culturale e politico dominante di ieri e di oggi, accettando passivamente l’autoritarismo e il dispotismo dei personaggi politici che a Noto hanno fatto e strafatto passando per dei …benefattori della Città!
L’Editore Le Fate di Ragusa ha pubblicato il libro di Enzo Papa, dal titolo: Barocco e Moschetto. E dal sottotitolo: Il racconto del ventennio fascista a Noto. Un racconto–saggio in una elegante Edizione, di 185 pagine, di cui 106 riguardano il racconto–saggio, più 11 pagine di Note, con una Appendice Documentaria di 26 pagine.
Un libro in cui Enzo Papa, uno scrittore, un saggista e un critico d’Arte di scuola sciasciana, cioè un illuminista che con i sui libri fa parlare i fatti documentati, continuando a decostruire, a fare chiarezza e a denunciare il potere e i personaggi politici che hanno gestito la Città di Noto: il cui quadro culturale, politico e sociale, in un clima di dopoguerra mondiale, era di crisi economica, di disoccupazione, di povertà, di precarietà e di insofferenza da parte dei contadini, dei braccianti, degli artigiani e dei disoccupati, a causa anche dei rincari dei generi alimentari di prima necessità, mentre i borghesi agrari si erano uniti ai politici locali, per distruggere le organizzazioni dei lavoratori, continuando a sfruttarli per mantenere i propri privilegi.
Fu così che a Noto, un gruppo di Socialisti, insieme all’anarchico Luigi Di Matteo, si organizzarono politicamente e sindacalmente, facendo riunioni, comizi, scioperi,manifestando per il diritto al lavoro, per la riduzione dell’orario di lavoro e per un salario adeguato ai propri bisogni. In occasione delle elezioni amministrative del 17 Ottobre del 1920, in pieno “Biennio Rosso“ , in un clima di lotte e di scontri a volte violenti tra lavoratori e forze dell’ordine, in occasione di una manifestazione, che doveva concludersi con un comizio dell’Onorevole Socialista Vincenzo Vacirca, un oratore temuto soprattutto in Sicilia perché incendiava politicamente le Piazze, incidendo molto sull’elettorato e suoi risultati delle elezioni. Successe che un gruppo di delinquenti, che facevano parte delle “squadre elettorali“ dei Sallicano, non permisero il Comizio al Vacirca, creando confusione, gridando W il Re, W l’Italia, abbasso il Socialismo, minacciando e uccidendo con un colpo di pistola Paolo Mirmina, un giovane capolega della Camera del Lavoro di Noto.
Un delitto che i Socialisti indicarono come mandanti dell’omicidio la classe borghese al potere della Città, un delitto che rimase impunito nonostante le prove schiaccianti. Una classe politica borghese al potere, sia prima del fascismo, durante il fascismo e dopo il fascismo, guidata e governata dall’Avv. Corrado Sallicano, sia da Sindaco, da Podestà, e ancora da Sindaco: un politico che si “adeguò” agli eventi, cambiando casacca politica tutte le volte, secondo il volere dei vertici economici e politici del suo tempo!
Un vero politico trasformista, Corrado Sallicano, di gattopardiana memoria, che fece dei Progetti turistici faraonici per la Città, come ad esempio, il Caffè–Ristorante Miramare, detto Chalet, un grande albergo nella zona marina, il Littoriale, un teatro all’aperto all’entrata della Città, ormai abbattuti da tempo perché abbandonati e la sopraelevazione di Palazzo Ducezio, nonostante il veto del Soprintendente Paolo Orsi, e che al Simposio del 1977, il critico d’Arte Cesare Brandi criticò aspramente.
Nelle dinamiche politiche della Città di Noto, sono compresenti e ne tirano le fila e gli interessi politici, personaggi di primo piano: uno di questi è l’Avv. Gabriello Carnazza, un catanese iscritto alla Massoneria e a quell’attiva Loggia “Arnaldo e Ferruccio“, a cui si iscrivono anche i Fratelli Sallicano, nonostante vi sia incompatibilità con il P.N.F., di cui aveva fatto parte il padre Sergio. Alle elezioni nazionali, appoggiano politicamente il Carnazza, che divenne Deputato fascista e poi Ministro dei Lavori Pubblici, nominato da Mussolini.
L’altro è Ruggiero Romano, di origine netina, che nel 1923, raccomandato da Mussolini, aderì al Fascio di Noto, e nel 1924 fu eletto Deputato: nel 1928 fu nominato primo Podestà di Noto, dimettendosi dopo un anno, per la nomina di Sottosegretario alle Comunicazioni, in sostituzione del ragusano Filippo Pennavaria, e rimanendo in carica fino al Gennaio 1935. Fece anche il Ministro dei Lavori Pubblici, nella Repubblica di Salò, ma dopo la Liberazione dal Nazifascismo fu catturato e fucilato dai Partigiani insieme con altri gerarchi.
Sia l’On. Gabriello Carnazza che l’On. Ruggiero Romano, erano i protettori del potere politico locale, gestito dal Sindaco Corrado Sallicano e del suo sistema politico. L’on.le Gabriello Carnazza fu dimesso da Mussolini, sia da Ministro che dal Partito fascista, perché coinvolto nel delitto Matteotti. All’ex Ministro Carnazza, gli subentra l’anticarnazziano On. Ruggiero Romano, molto fedele a Mussolini, che diviene il nuovo protettore politico dell’Amministrazione Sallicano, mettendosi subito all’opera riuscendo a ricucire i rapporti tra la Curia Vescovile di Noto e il potere politico locale, con cui la Curia era stata sempre in costante e acceso conflitto.
Riguardo alle denunce da parte degli oppositori e degli avversari politici, ma soprattutto per il processo penale riguardante il delitto del Capolega e Sindacalista Socialista, Paolo Mirmina, che portarono l’Amministrazione Sallicano a rispondere del delitto. Nei fatti fu un processo farsa perchè con tutto un apparato verticistico di protezioni politiche a sua disposizione e con il pool di Avvocati del Ministro Carnazza messo a disposizione, in cui aveva fatto apprendistato da appena laureato il Sallicano, il processo fu ribaltato e gli imputati vennero assolti, meno il Gallitto, che ebbe una condanna per un anno di carcere perché fu trovato in possesso della pistola. Scontata la condanna del Gallitto, tutti gli imputati del processo furono premiati e assunti dal Comune di Noto, da parte del Podestà Sallicano!
Ma come si faceva a non pensare che la giustizia sotto la dittatura fascista poteva essere praticata in una Sicilia dove il fascismo aveva esercitato la “violenza come metodo“, per andare ovunque al potere sia a livello locale, che Nazionale. Si pensi anche alla strage di Passogatta di Modica, dove il 29 Maggio del 1921, i fascisti armati, prima entrarono al Comune e fecero dimettere il Governo Socialista locale e dopo spararono nel mucchio a un Corteo di tremila persone, che si erano riunite fuori Città, uccidendone nove, senza che questi ad oggi abbiano avuto fatta giustizia!
Se poi pensiamo all’omicidio di Giacomo Matteotti, non solo perché aveva fatto un intervento alla Camera denunciando i brogli elettorali e le “ Bande armate fasciste “ , che prima e durante lo svolgimento delle elezioni del 6 Aprile 1924 impedivano il loro svolgersi in tutto il territorio nazionale, reprimendo e intimorendo soprattutto chi non era fascista, dichiarando di annullare le elezioni perché non era stata espressa la reale volontà da parte del Popolo, ma soprattutto perché Matteotti il giorno del suo rapimento fu sequestrato mentre si dirigeva al Parlamento per denunciare lo scandalo tra la Società Singlair Oil Company, di cui aveva la documentazione, che aveva versato delle tangenti, dopo che Mussolini aveva firmato l’accordo per fare delle ricerche petrolifere in Italia!
Roberto Bellassai
NOTA BENE: L’ARTICOLO DI CUI SOPRA E’ TRATTO DA EVARCO NEWS.it DEL 15 NOVEMBRE 2024, GRAZIE AL TITOLARE CARMELO FILINGERI E ALL’AUTORE ROBERTO BELLASSAI, CHE CE L’HANNO MOLTO CORDIALMENTE CONCESSO DA:
BAROCCO E MOSCHETTO …….. IL RACCONTO DEL VENTENNIO FASCISTA A NOTO