Ricordo di Carlo La Licata, docente e pittore netino.
RICORDO DI CARLO LA LICATA, DOCENTE E PITTORE NETINO.
di Angelo Fortuna
Trovandomi ad Asti da tempo, ho appreso con ritardo della scomparsa del caro Amico e Collega prof. Carlo La Licata, per cui ho chiesto al prof. Angelo Fortuna di inviarmi l’ultimo saluto da lui rivoltogli nella Chiesa del SS. Crocifisso ove, il 4 Settembre u.s., sono stati celebrati i funerali del Nostro grande Artista netino. Biagio Iacono
Carlo carissimo,
fino a quando non abbiamo dolorosamente appreso la notizia del tuo passaggio all’eternità, pensavamo a torto che sarebbe stato facile per noi, che ora ci stringiamo intorno ai tuoi resti mortali, dar seguito alle tue indicazioni, alle tue raccomandazioni di uomo di fede e da sempre cultore della bellezza estetica in tutte le sue forme. Con quel fine umorismo, che non ti ha mai abbandonato e in cui era palpitante il segreto di una reale presenza sovrumana che ti assisteva, hai chiesto, praticamente coram populo finché hai potuto profferir parola, che la cerimonia religiosa dei tuoi funerali si svolgesse all’insegna della gioia, della serenità e, beninteso, della preghiera. Desideravi e hai ottenuto che le campane suonassero a festa per annunciare in allegria il tuo incontro con Dio, dunque con la felicità piena e con l’Amore, nell’Aldlà ultraterreno, ove trionfa la pace e la bellezza dell’eterna primavera. Essendo il giorno della tua dipartita arrivato poco dopo quello di Aretha Franklin, i cui funerali, come abbiamo potuto osservare alla televisione, sono stati accompagnati da canti e da espressioni di letizia e fratellanza umana fra tutti coloro che hanno apprezzato le sue eccezionali doti canore, credevamo che, anche nei tuoi riguardi, naturalmente con le modalità che sono proprie della nostra identità culturale, qualcosa di simile, peraltro da te fortemente auspicato, sarebbe potuto avvenire in questa chiesa parrocchiale del SS. Crocifisso, ove il tuo formidabile itinerario di fede è cominciato e si è sviluppato.
Ci sbagliavamo, carissimo Carlo, perché anche nella speranza-certezza della fede, che ci fa intuire quale tipo di festosa accoglienza ti è stata riservata in Cielo, non riusciamo, se non in parte, a contenere la nostra sofferenza interiore nel darti l’ultimo terreno saluto e ad esprimere la gioia per aver tu raggiunto l’obiettivo della salvezza eterna di cui non dubitiamo. Ci conforta certamente prendere atto del tuo limpido iter di vero cristiano in cammino per le vie del mondo, un miracolo di realizzazione umana, che ha accompagnato i tuoi passi terreni: un esempio luminoso per noi tutti di vita cristianamente vissuta, non gridata ai quattro venti ma evidente, esemplare. Con le tue scelte di vita, hai proclamato l’amore di Dio nel nascondimento ma sempre con chiarezza, riuscendo a realizzare il tuo capolavoro nella perfetta convergenza tra ricerca della Bellezza attraverso la pittura e ricerca della Verità, conciliando, come solo i veri artisti sanno fare, arte e fede. Te ne siamo profondamente grati, carissimo Carlo.
Se mi è permesso un ricordo personale, posso testimoniare quale luce abbagliante si sprigionò dai tuoi occhi, quando, con modestia, ma anche con sincerità e profonda convinzione, alla tua richiesta di una definizione sintetica della tua pittura, ti risposi che quello che mi stupiva sopra ogni cosa nei tuoi quadri era “la stupenda essenzialità della tua arte che, partendo dalla realtà ambientale e umana concreta e viva, sfocia con naturalezza nella percezione dell’essenza delle cose”. “Dalla rappresentazione delle creature al Creatore – conclusi – il passo è breve”. Rivivo ancora il tuo abbraccio fraterno.
In verità, la perfetta confluenza e compenetrazione tra artista e uomo di fede è attestata in primo luogo dalla tua vocazione “eremitica”. Nel silenzio, nella contemplazione della natura, nell’interpretazione del linguaggio delle cose mute, hai vissuto questa vocazione eremitica” sia nel tuo lungo soggiorno a Serravento, sia, particolarmente e più incisivamente, nell’abitazione di fronte al Santuario della Madonna della Scala, della Madre che ti ha sempre ispirato. La solitudine e l’isolamento, lungi dall’essere manifestazioni di ipocondria, sono stati per te occasioni di comunione e apertura generosa agli amici e, tramite loro, alla più vasta comunità sociale, a Noto, in particolare, a cui hai donato il meglio della tua arte, il meglio di te. Nel corso della tua vita solitaria ma non isolata hai anche appreso l’arte di fidarti solo di Dio per ampliare i confini della tua arte e per crescere nella fede.
Non possiamo, in questi momenti, passare sotto silenzio la tua attività di docente, prima alle scuole medie e poi al nostro Liceo Scientifico “E. Majorana” di Noto. Nessuna beatificazione ante litteram, nessuna forzatura buonistica, ma semplice osservazione della tua benemerita opera che a lungo hai svolto tra i giovani. Lungi da ogni forma di separatezza e, tanto meno di vana superiorità, sei stato per i tuoi alunni, anche se nella giusta distinzione dei ruoli, un fratello maggiore, un saggio interprete dei loro bisogni culturali, educativi e umani, tale da potenziare in loro l’espansione della conoscenza nelle discipline artistiche, ma anche il processo di autonomizzazione per guidare ciascuno di loro ad individuare il proprio specifico progetto di vita secondo le proprie potenzialità e le attese della società. Hai seminato con intelligenza e ancor oggi raccogli frutti abbondanti della tua dedizione alla causa delle nuove generazioni, che hanno bisogno di testimoni credibili per invertire il senso di marcia della nostra società che sembra correre verso il nulla.
Ma la tua testimonianza di vita, di cui ti ringrazio fraternamente, va ben oltre, caro Carlo. Tu non hai fatto sfoggio della tua fede né tanto meno l’hai rinnegata, non hai solo proclamato il tuo amore a Dio, ma hai fatto tuo l’imperativo di S. Matteo (7, 21), là dove l’evangelista riferisce le parole di Cristo: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”. Non ci sono state astrattezze nel tuo modo di essere, poiché hai agito secondo la legge dell’amore verso i tuoi allievi e verso il prossimo, a partire dai colleghi del Liceo, che hanno sempre apprezzato perfino le tue simpatiche battute di spirito intrise di bonaria ironia. Nei tuoi rapporti con gli altri, hai avuto ben presente quanto ha scritto S. Giovanni della Croce: “L’anima che cammina nell’amore non annoia gli altri né stima sé stesso”.
Quando poi, alla fine, è arrivata l’ora del tuo transito verso l’eternità e ti sei affidato alla misericordia di Dio, offrendogli lo strazio del dolore che ti ha macerato, anche allora hai preso per modello quel grande innamorato del Signore che è stato e rimane S. Giovanni della Croce: “Dio stima più in te l’inclinazione alla sofferenza per amor suo, che tutte le meditazioni, le visioni e le consolazioni spirituali che tu possa avere”. Ora che sei nelle braccia e nell’amore del Signore, ti assicuriamo il nostro perenne ricordo e la nostra preghiera, ma ti chiediamo di non lesinare la tua preghiera per noi che siamo ancora nella prova. Se poi ci vedi preoccupati per le mille cose che quotidianamente ci affliggono, riservarci una strizzatina d’occhio d’intesa, come quella volta che, vedendomi afflitto da mille problemi riguardanti i nostri alunni, esercitando per l’ennesima volta il tuo gradevole umorismo, mi dicesti all’orecchio: “Tranquillizzati, perché nessuno, nemmeno Dio, vuole che ti carichi il mondo sulle spalle”. Levità consolante era la tua parola. Grazie Carlo. Arrivederci nel Regno della Luce.
Angelo Fortuna
Le foto di questa pagina, con quelle di Salvo Cataneo, sono tratte dal volume sulla
Chiesa del SS. Crocifisso di Noto in fase di redazione da parte di Biagio Iacono.