IL GATTOPARDO NELLA GERMANIA COMUNISTA di Enzo Papa
IL GATTOPARDO
NELLA GERMANIA COMUNISTA
di Enzo Papa
Sembrava che sul Gattopardo di Tomasi di Lampedusa non dovesse esserci più altro da dire dopo quanto è stato universalmente detto e scritto dal 1958 in poi, come dire dalla data del postumo esordio del suo autore. E invece giunge alla nostra attenzione un libro dell’Universale Economica Feltrinelli con uno strano titolo “Il Gattopardo a guardia del Muro” e un altrettanto curioso sottotitolo “Storia di un giallo letterario nella Germania socialista”. Un libro scritto da Bernardina Rago, una studiosa di origini pugliesi che da anni vive e ha casa in Germania, dove ha insegnato nelle univesità di Bonn e Dusseldorf.
Fatto sta che la Rago scopre a Berlino, in una periferica bancarella di vecchi libri, un volumetto dalla copertina rosso fuoco e dal titolo “Der Leopard” con al centro uno stemma in blu con l’immagine del gattopardo rampante: è il romanzo di Tomasi di Lampedusa. E’ la data di stampa, il 1961, a suscitare la sua curiosità e insieme la pubblicazione dell’opera nella Germania dell’Est, la Germania dei comunisti, “la repubblica dei contadini e degli operai”.
“Come mai”, si chiede, “un libro che in Italia venne definito da tanti reazionario, di destra, aspramente criticato anche dal PCI, venne pubblicato nella Germania comunista, dove ogni pubblicazione era soggetta alla licenza di stampa (Drukgenehmigung), di fatto equivalente ad una rigida censura perché non contaminasse l’ideologia socialista?”. Cosa ancora più curiosa era la dotta postfazione firmata da Alfred Kurella, “rivoluzionario di professione” amico e sodale di Walter Ulbricht, il potente capo della SED (il Partito Socialista Unificato di Germania) insieme al quale aveva condiviso l’ “esilio” a Mosca e ora potente capo della commissione cultura del partito unico. E che dire della casa editrice? Non la Volk und Welt (Popolo e Mondo), la sola che sotto le direttive del regime poteva pubblicare opere straniere intese a formare l’ “Humanismus”, l’Uomo nuovo, anche ricorrendo a tagli e adattamenti (come nel caso di Scotellaro, di Umberto Eco e di Giorgio Bassani), ma la Rutten & Loening che per tradizione pubblicava i classici stranieri e opere di divulgazione storica, anzi opere storiche a supporto di quelle letterarie (erano già in auge le idee di Lukacs sul romanzo storico). Insomma, come mai veniva pubblicato nella Ddr il romanzo di un aristocratico, di un principe, a ridosso della definitiva separazione delle due Germanie, proprio quando si stava innalzando il famoso Muro, l’”antifaschistischer Schutzwall”? E infine, il romanzo non era stato pubblicato in Italia dall’invisa casa editrice Feltrinelli, la stessa che aveva pubblicato l’odiato traditore Pasternak e il suo Dottor Zivago? E non bastava l’edizione della Piper Verlag di Monaco (Germania Ovest) con l’ottima traduzione di Charlotte Birnbaum, apprezzatisima dalla principessa Licy, la moglie di Lampedusa?
No. Tomasi di Lampedusa doveva diventare un principe socialista e il suo un libro non reazionario, ma progressista, e in questo ingarbugliato e complicato sistema editoriale e culturale del regime comunista della Ddr va ad infilarsi Bernardina Rago, attenta e appassionata studiosa della produzione letteraria italiana e, in particolare, della figura e dell’opera di Tomasi di Lampedusa, nel tentativo, ben riuscito, di rispondere a tutte le sue domande e a risolvere il “giallo” di un romanzo “di destra” finito ad esser letto con ottica marxista.
Ebbene, tutto codesto intrigo ruota attorno alla figura di Alfred Kurella. Intellettuale di ottima tempra, convinto marxista, uomo del Cremlino vissuto a Mosca ai vertici del Comintern e della Terza Internazionale, conoscitore della cultura italiana e francese (era molto amico di Louis Aragon); per tanti aspetti la sua personalità era abbastanza affine a quella di Tomasi, sia per interessi culturali, sia per le origini aristocratiche (Kurella per parte di madre). E’ lui l’artefice, lo sponsor più o meno occulto della pubblicazione ed è lui, in fondo, il protagonista del “giallo” raccontato dalla Rago.
Kurella, preso di entusiasmo per “il Gattopardo” cerca di superare, senza tanto esporsi, tutte le strettoie editoriali imposte dal regime, fidando soprattutto su un articolo del compagno francese Louis Aragon, uno dei fondatori del Surrealismo. Infatti sul numero di dicembre 1959 (anno del Premio Strega al Gattopardo), della rivista “Les Lettres francaises”, in opposizione alle feroci critiche del PCI italiano e di Alicata in particolare, Aragon scrive l’ articolo “Un grand fauve se lève sur la littérature” (quel “fauve” è l’animale gattopardo) in cui afferma che “Il Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa non è un romanzo di retroguardia, è aperto al futuro, e che è “uno dei più grandi romanzi di questo secolo, uno dei grandi romanzi destinati a restare e forse l’unico romanzo italiano”. Un giudizio, questo, che irrompe nell’ “intellighentia” della sinistra e la mette in crisi. In Italia, ovviamente, quell’articolo viene ignorato del tutto. Ma il film di Visconti, poco tempo dopo, non ebbe, come sappiamo, il sostegno economico del PCI?
Kurella, invece, ha compreso bene il valore dell’opera e l’articolo di Aragon diventa il viatico, il lasciapassare che, pur tra vicissitudini che si susseguono vorticosamente come le ha scoperte e raccontate Bernardina Rago, consente che in giugno, meno di un mese prima che nella notte tra il 12 e il 13 agosto venisse innalzato l’odiato “Muro di protezione antifascista”, Tomasi di Lampedusa possa diventare un principe socialista.
Enzo Papa
NOTA BENE: L’articolo di cui sopra è stato pubblicato dal quotidiano LA SICILIA di CATANIA Sabato 21 Dicembre 2024, che ringraziamo per la collaborazione.