Cattedrale di Noto: tra polemiche e contrasti si concludono i lavori.
Mentre si concludono i lavori nella Cattedrale, s’accendono inquietanti interrogativi da più parti sulle opere d’arte che l’arredano. Pubblichiamo pertanto l’Editoriale tratto dal n° dello scorso Febbraio 2014 a firma del Direttore Responsabile della Rivista “AMICI DELLA CATTEDRALE DI NOTO”, ove da tempo il Direttore Editoriale Don Salvatore Bellomia ha, invece, sollevato pesantissime critiche a gran parte dei lavori eseguiti. Bene ha fatto il ns. amico dott. Vincenzo Rosana a dar voce alle puntuali repliche di Vittorio Sgarbi, che pubblichiamo qui di seguito in Cultura, e tratte sempre dallo stesso n° di quella Rivista. Biagio Iacono
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Cattedrale di Noto: tra polemiche e contrasti si concludono i lavori.
di Vincenzo Rosana
L’ultimo tassello, senz’altro il più atteso, entro pochi mesi comporrà l’immagine nuova della Basilica Cattedrale crollata nel marzo del 1996 e ricostruita in poco più di undici anni. La conferma sulla data di conclusione dei lavori – entro fine aprile – arriva al termine del sopralluogo tecnico eseguito meno di un mese fa nel duomo di san Nicolò dalla commissione dei saggi voluta nel 2006 dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e al quale ha preso parte anche il numero uno della Protezione civile, Franco Gabrielli. Una visita lampo, seppure accurata, quella del capo del Dipartimento di via Ulpiano, che è arrivato alle 11 in Cattedrale, ancora oggi un grande cantiere di lavoro per via dei grossi tubi in acciaio che delimitano la navata centrale dove si sta ultimando il più complesso intervento: la collocazione su buona parte della volta dell’Assunzione al cielo della Vergine Maria con le quattro virtù cardinali, dipinto su tela di oltre 110 metri quadrati del pittore emiliano Lino Frongia. Accompagnato dal prefetto Armando Gradoni, dal vescovo Antonio Staglianò, dal critico Vittorio Sgarbi e dal capo della commissione dei saggi Luciano Marchetti, il responsabile nazionale della Protezione civile è salito sul montacarichi allestito al centro dell’altare maggiore che lo ha portato quasi in cima all’edificio religioso, a oltre venti metri di altezza, dove il pittore marchigiano Bruno d’Arcevia inizierà ad affrescare uno degli ultimi lavori: l’Attesa del Giudizio Universale, immagine molto presente nelle chiese di Sicilia che sostituirà, in un riquadro di otto metri quadrati, la Vergine nel trionfo dell’Assunzione al cielo.
Da quel laboratorio artistico sospeso in aria, Gabrielli ha avuto modo di ammirare i lavori eseguiti prima della scorsa estate dallo stesso d’Arcevia: il Cristo Pantocratore nella conchiglia di fondo, e i dottori della Chiesa nell’arco presbiteriale. Non solo immagini, statue e colori: la Cattedrale di Noto, massimo esempio dell’architettura del Settecento, a seguito dell’avviata fase di finitura degli arredi, da mesi ha inaugurato anche un sottile capitolo che ben poco ha a che vedere con l’arte. Il grande portone in bronzo, che racconta la vita di san Corrado, patrono della città, ha lasciato entrare polemiche, critiche e contrarietà. Dal pulpito ha tuonato per prima la voce dell’ex parroco del duomo, don Salvatore Bellomia, che non ha mandato giù la scelta della commissione di saggi di ribaltare il progetto iconografico dallo scomparso monsignor Carlo Chenis. Sferzanti le stilettate del prete, che ha disapprovato prima i colori utilizzati da Bruno d’Arcevia per affrescare il catino absidale e poi le immagini di Francesco Mori per istoriare le vetrate, insieme alle statue in stucco di diversi autori collocate al posto della Via Crucis (considerate doppioni dei personaggi affrescati sulla cupola dall’artista russo Oleg Supereco), per finire con la grande tela, opera del pittore Lino Frongia, che campeggia nella volta centrale. E la polemica è in tavola, con il parroco che ha chiamato in causa, primo fra tutti, Vittorio Sgarbi, ritenuto l’autore dello stravolgimento del progetto unitario iniziale. E il critico, dismessa la consueta verve polemica, ora replica punto per punto alle accuse.
Vincenzo Rosana