Edgar Morin sull’enciclica “Laudato si'” di Papa Francesco.
Verso nuovi orizzonti di convivenza umana:
Provvidenziale per Edgar Morin l’enciclica di Papa Francesco
di Angelo Fortuna
NOTO – 30 Novembre 2015 – “Laudato si’? Non c’è dubbio: è un documento provvidenziale perché l’ecologia integrale di cui parla Francesco non è quella del culto della terra a cui subordinare ogni cosa, ma un nuovo orizzonte di convivenza umana”.
A definire in tal modo la recente enciclica del Papa non è un teologo, un ecologista di successo, un politico consapevole delle drammatiche situazioni in cui si dibatte la nostra “casa comune”, la terra, per effetto dei disastri causati dall’inquinamento, dalla sete di profitto, dall’insipienza e dall’egoismo degli uomini incuranti degli effetti delle proprie azioni devastanti, ma Edgar Morin, punto di riferimento per molti pensatori in ogni parte del globo, ormai prossimo ai 95 anni, che invita a trasformare le conoscenze acquisite in sapienza, in arte di vivere secondo criteri di fratellanza universale. Il sociologo-filosofo francese, agnostico, ha però subito precisato al quotidiano transalpino “La Croix”, che egli considera provvidenziale l’enciclica non nel senso di ispirata dalla divina Provvidenza, ma come straordinariamente utile e tempestiva per illuminare i sentieri oscuri dell’ “era desertica del pensiero” che l’umanità sta attraversando.
Ma non c’è forse una miriade di organizzazioni ambientaliste che si preoccupano per lo stato di precarietà del pianeta, per i disastri – cambiamenti climatici, inquinamento, buco dell’ozono, scioglimento dei ghiacciai, riscaldamento globale ecc. – provocati dalla nostra imprevidenza? Edgar Morin, in verità, non è tenero verso di loro: “Gli ambientalisti non scorgono l’ampiezza e la complessità del problema; sono lontani dall’ecologia integrale di Francesco”, il quale, come chiarisce, non pretende di convertirci al culto della terra. L’intuizione profonda del Papa, secondo lui, sta nel concepire l’ecologia come qualcosa che riguarda le nostre vite in profondità, la nostra civiltà, i nostri modi di agire, le nostre riflessioni. Contestando il paradigma tecno-economico per la sua palese incapacità di pensare globalmente e di risolvere i problemi creati dall’uomo stesso, il pontefice ci esorta a prendere coscienza della necessità di un’inversione di rotta per salvare “la casa comune” e, dunque, noi stessi.
Opportuna, a suo avviso, è anche la critica di Francesco a un tipo di antropocentrismo che spinge incautamente l’uomo a prendere il posto di Dio per dominare la natura e non per servirla. Detta da uno che si proclama non credente, questa affermazione, che è una delle chiavi di volta dell’umanesimo cristiano, è davvero sorprendente. “Il vero problema – aggiunge – non consiste nel ridurci allo stato di natura, ma di non separarci dallo stato naturale”. Come? Imitando – altra sorpresa! – S. Francesco d’Assisi che, più di ogni altro, evidenzia l’esigenza e l’esistenza di una solidarietà profonda nella natura fra tutti gli esseri viventi. La conclusione di Edgar Morin non è meno interessante: “Trovo molto toccante il messaggio pontificale che invita a un cambiamento, a una nuova civiltà”. Al di là del problema ecologico, il sociologo dichiara molto positivo il cammino intrapreso da Papa Francesco in perfetta sintonia con la fonte evangelica: “L’ultima enciclica è integralmente un ritorno alle origini evangeliche”. Ma egli va oltre esprimendo la convinzione che la fede infonde coraggio ed è un potente antidoto contro la corruzione.
Al di là di ogni altra considerazione, Edgar Morin dimostra come il dialogo senza pregiudizi unisca le persone pensanti, credenti e non credenti, che con animo aperto e cuore sincero mirano alla pace, alla verità e al bene comune. Il gran vegliardo che ringrazia Papa Francesco per averci dato l’enciclica “Laudato si’”, da lui definita “un appello per una nuova civiltà”, ne è palpitante testimonianza.
Angelo Fortuna