“Vincenzo La Via e il Nichilismo” di Armando Faraone
VINCENZO LA VIA E IL NICHILISMO di Armando Faraone
Pubblichiamo la PREFAZIONE del libro di cui sopra, opera del ns. amico prof. Armando Faraone: nel complimentarci mi riprometto di tornare sull’argomento con personali riflessioni sulla validità della filosofia del La Via alla luce dell’attualità del messaggio di Antonio Rosmini. Biagio Iacono
Questo saggio si propone di rinnovare l’interesse intorno al pensiero di Vincenzo La Via che, caduto immeritatamente nell’oblio, non ha perso, secondo il mio modesto avviso, la sua inossidabile vitalità, anzi si rivela, ancora di più, momento imprescindibile di confronto, oggi che la filosofia ha posto al centro della riflessione il tema del fondamento, ora per negarlo totalmente, come in tutte le concezioni dichiaratamente o larvatamente nichilistiche, ora per recuperarlo oltre ogni improponibile idealismo o riproposizioni ingenuamente realistiche. Assodato che la scienza, nonostante gli innegabili contributi all’ampliamento della conoscenza, non potrà mai dirci alcunché sull’ “origine”, il problema del fondamento rimane sotto il dominio esclusivo della filosofia che, per sua natura, non è nient’altro che ricerca metafisica.
Qui si nasconde, però, la tentazione di volere definire a tutti i costi il fondamento, come avviene, nonostante le enunciazioni, anche in tutte le concezioni apofatiche vecchie e nuove, col risultato di ridurre il fondamento a “cosa”, ad oggetto del pensiero, nell’ambizione di varcare i limiti della scienza. A questa posizione che chiede troppo al pensiero, si contrappone il nichilismo che afferma il nulla di fondamento o il fondamento come nulla. A fronte di questa contrapposizione, sta la terza via di chi, al di là dell’ hegeliano rapporto dialettico essere-nulla, pone come fondamento non l’essere, non il nulla, ma l’ “onnicompossibilità” di un “che” libero di essere e di non essere e cioè di Dio che, in quanto diverso dalle determinazioni dell’essere è ni-ente, nulla rispetto alle cose, di un Dio, fondamento libero di chiamare all’essere gli enti, come di volere se stesso
Infine, rispetto alle concezioni suddette che, pur in modo diverso, differenziano il fondamento dalle sue determinazioni, si distingue nettamente il pensiero di chi sostanzialmente annulla la differenza ontologica, col proclamare l’eternità del tutto. Io credo che la teoresi di La Via, se la si considera senza essere fuorviati dalla duplice matrice che essa conserva dell’attualismo e della neoscolastica, possa contribuire a portare un po’ di chiarezza sulla problematica del fondamento, riconducendola nei termini di un pensiero critico, che pur riconoscendo l’insopprimibile esigenza metafisica, responsabilmente segna il limite invalicabile oltre il quale la filosofia diventa vuoto vaneggiare.
Il saggio, che vuole essere un omaggio a Vincenzo La Via, nato da motivi squisitamente filosofici, deve la sua origine anche alla mia esigenza di sciogliere un debito, per non avere accolto negli anni lontani dell’esperienza universitaria al Magistero di Catania, a causa di circostanze che attengono alla sfera personale, l’invito dello stesso professore La Via a collaborare alla rivista “Teoresi” da Lui fondata. Consapevole dei limiti con cui ho trattato l’argomento, auspico che altri se ne possano occupare meglio di quanto io sia riuscito a fare.
Armando Faraone