Un umile fiore a Mariannina Coffa (Noto,1841-1878)
MINUZZAGLIE da LA CAPINERA CHE NON SORRISE:
La Prefazione al libro di Concetto La Terra sulla nostra Poetessa
MINUZZAGLIE da LA CAPINERA CHE NON SORRISE:
La Prefazione al libro di Concetto La Terra sulla nostra Poetessa (Noto,1841-1878)
UN UMILE FIORE A MARIANNINA COFFA
di Biagio Iacono
“ No, caro Biagio – mi rispose il prof. Gino Raya all’invito di
scrivere una Introduzione alle mie “Poesie scelte “ di Mariannina Coffa pubblicate
dalla Sicula Editrice-Netum (1987) – perché,
ricorda, c’è una Mariannina per ogni tempo! ”.
Non compresi, allora, cosa mi volesse dire, anche se ne rimasi perplesso!
Tuttavia, in pochi giorni, il compianto Amico e Maestro prof. Gino Raya riadattò per me il testo della stessa Introduzione alle sue “Lettere ad Ascenso” di Mariannina Coffa – stampate nel 1957 dal netino Corrado Ciranna Editore – cancellando, di suo pugno, quella che lui aveva già riconosciuto nel 1984 sulla Rivista NETUM come “’infelice”, l’espressione sui “…versi che ormai giacciono in legittimo oblìo…”.
Non a caso, per molti anni del secondo Novecento era sembrato volgere al definitivo tramonto il mito ottocentesco di Mariannina Coffa, che l’autorevole critica del Raya aveva “distrutto” come Poetessa pur avendone, per primo, scoperta ed imposta la grandezza come Scrittrice.
Nell’Appendice a quel mio libro è riportata – alle pagg. 238/240 – la mia Lettera aperta a Gino Raya con la Risposta dello stesso Sul valore della poesia di M. Coffa e, pertanto, si pensava che la vecchia “questione Coffa poetessa-scrittrice” fosse stata definitivamente archiviata, proprio mentre la stessa Rivista NETUM proseguiva nella rivalutazione della Poetessa lungo il corso degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso.
Meraviglia ed amarezza, pertanto, mi suscitarono alcuni inviti di Marinella Fiume su “La Sicilia” nel 1996/97 per…“riscoprire la Poetessa”, come se nel precedente ventennio ciò non fosse stato fatto anche da altri e non solo nella sua Città natale! Seguì una mia risposta su “La Gazzetta di Noto” del dicembre 1997 dal titolo “Mariannina Coffa:Poetessa senza aggettivi!” e un mio articolo sulla pagina culturale dello stesso quotidiano catanese “Ristudiare la Coffa: Poetessa e basta” il 20 aprile 1998.
La polemica con Marinella Fiume fu chiusa, col reciproco chiarimento, solo nel 2000, quando l’Editrice Lussografica di Caltanissetta pubblicò il di lei magnifico volume “Sibilla arcana”, contenente un dotto ed approfondito saggio sulla vita e sulla poetica della Coffa, in cui l’Autrice rivalutava criticamente Mariannina come Poetessa e come Scrittrice mentre, per prima e da sola, portava alla ribalta letteraria l’integrale carteggio delle lettere ad e di Ascenso, frutto d’una decennale ricerca scientificamente approdata a quella felicissima produzione editoriale.
“La Gazzetta di Noto” n°4/25 ottobre 2000, dopo la presentazione a Noto di ”Sibilla arcana”, riportò a mia cura una dettagliata “Sintesi della conversazione su Mariannina Coffa del prof. Nicolò Mineo, preside della facoltà di Lettere e Filosofia nell’Università di Catania” tenuta in quella occasione, rendendo pubblica “la patente” dell’avvenuto riconoscimento nei riguardi di Mariannina da parte d’un così autorevole e competente rappresentante del mondo accademico-universitario.
Senza dire che, nello stesso paginone centrale di quel numero, il sottoscritto pubblicava una poesia inedita della Coffa dal titolo A Te, un sonetto datato e forse scritto la sera del 22 settembre 1877 a poco più di tre mesi dalla di lei morte.
Con quanto sopra – quasi a doverosa premessa – voglio solo ricordare come, dall’ultimo quarto del secolo scorso finanche agli albori di questo Terzo Millennio, l’opera in prosa e poesia di Mariannina Coffa non sia stata assolutamente misconosciuta nè dentro né fuori Noto ove, anzi, per anni intere scolaresche di miei Studenti delle Classi Superiori hanno avuto le di lei “Poesie scelte” fra i loro libri più cari e tanti si sono pure “innamorati” della sua attualissima “voce” .
Certo, Editori o Studiosi di Mariannina Coffa in Sicilia non abbiamo goduto del mercato nazionale od internazionale nè del tam-tam di strumenti persuasivi, più o meno conniventi od occulti , di cui godono le grandi case editrici tipo Mondadori o le reti televisive di Berlusconi!
Per questo una qualunque riflessione su Mariannina Coffa – lo scrissi a Marinella Fiume – ci deve far “…tornare tutti insieme a riflettere, sospendendo giudizi parziali ed omnicomprensivi, proprio per le diverse facce che caratterizzano ora la poesia dei suoi versi ora quella della prosa. Sempre che sul termine poesia noi si abbia un minimo comune denominatore per incominciare, di nuovo, una riflessione serena senza frettolose pretese conclusive.”
Quello di Mariannina sembra il destino amaro di un’eterna metafora delle stesse contraddizioni che angosciano nel quotidiano ognuno di noi, specie di chi vive ed opera nella sua Città , dove la tragicocomica parte è sempre la stessa di quel suo triste palcoscenico urbanistico -architettonico in cui ella pure, come noi, recitò/recitiamo la sua/nostra sceneggiata esistenziale senza scampo o speranze ultraterrene!
Nel secondo Ottocento maschilista e tardoromantico, la Coffa anticipò sentimenti o motivi di indiscussa grandezza femminile, che neppure alle soglie di questo Terzo Millennio sembrano essersi affermate anche se a parole del tutto condivise.
Il suo messaggio umano e poetico si è lentamente incuneato nei nostri cuori e si è posto al centro del dibattito interiore delle nostre coscienze, tanto è vero che, prima o poi, l’impatto/incontro con Mariannina produce emozioni e sentimenti molto spesso sconcertanti e non coincidenti con quelli nostri o degli altri: Ella divide noi dal noi stessi che eravamo prima e, molto spesso, ci fa scoprire l’eterno pupo pirandelliano che invano, dall’eterno, s’agita in noi!
Forse per questo il mio Gino Raya , correggendo una sua acritica presunzione giovanile, non volle più ritornare a riscrivere sulla Coffa: il tempo per la “sua” Mariannina anche per lui era finito, e avrebbe di nuovo sofferto altra segreta angoscia se fosse tornato a “rileggere” nel di lei cuore la straziante e lucida poesia dei versi ch’egli aveva ingenuamente collocata in oblìo?
Anch’io – o Amico Lettore – non avrei voluto più, quindici anni dopo, ritornare…a Mariannina, ben sapendo – come il Raya – ch’ella da sempre mi vive e palpita in cuore: ma l’Autore di questo libro, il buon Concetto La Terra da Ragusa, mi ci ha “costretto” fraternamente, venendo a chiedermi d’aiutarlo a realizzare un suo antico “voto” personale, come quello di porre un altro umile fiore “ibleo” sulla memoria della Donna e della Poetessa!
La Terra sa e confessa esplicitamente che questo suo libro non aggiunge nulla di nuovo a quanto sappiamo, né sul piano esistenziale né su quello della critica poetico-letteraria su Mariannina Coffa. E, tuttavia, in questo “folle volo” documentario, noi avvertiamo la sua presenza nella voce del narratore che sintetizza bene i momenti più felici della Scrittrice e della Poetessa, evidenziandone la tragica vicenda di povera Capinera che non sorrise mai davvero alla vita.
Egli merita, proprio per questa sua candida complicità letteraria, tutto il nostro sentito consenso emotivo specie quando, immergendosi nell’interiore travaglio di Mariannina, ne ripercorre con personale partecipazione i sogni e le angosce, ne mette a fuoco il dramma dei suoi quotidiani rapporti in seno alla Famiglia Morana di Ragusa, in cui si reinventa nel dialetto ibleo del tempo pure i dialoghi con gli oltraggiosi o medioevali rimproveri del rozzo Suocero verso la Nuora poetessa, istruita e…,per questo, disonorata!
Curare questo libro è stata per me una lunga sofferenza , ma non ho potuto sottrarmi al fatale richiamo di Mariannina Coffa quando ho dovuto ammettere a me stesso che, in fondo, l’Autore ci propone un’ottima occasione per, ancora, maggiormente divulgare – in chiave schietta ed oltremodo popolare – la sua personalissima immagine della nostra Poetessa, ma – ripeto per sottolinearlo – senza alcuna pretesa d’aver detto nulla di nuovo.
O Amico Lettore, d’una piccola cosa sono certo: che in molte pagine, specie alla fine, anche a te sfuggirà qualche segreta lagrima, come a me è capitato, e – in tal caso – a noi non resta che inchinarci dinanzi a tanta umile ma profonda prova d’amore che Concetto La Terra da Ragusa ci ha dato per l’Arte e la Poesia della nostra Mariannina Coffa.
Noto, Zisola 3 febbraio 2003 Biagio Iacono