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Enzo Papa: – Degrado e deriva della Scuola!

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Enzo Papa: – Degrado e deriva della Scuola!

cassetta-postaleDEGRADO E DERIVA DELLA SCUOLA

di ENZO PAPA

“Ah, è così? Appena torni a casa avrai il resto”, così diceva mio padre, come tanti padri, nel tempo in cui l’istituzione scolastica era un imprescindibile valore culturale e formativo; e una mia amica mi racconta che il fratello, che aveva avuto appena un sei nella versione latina, telefonava al padre per chiedergli se poteva rientrare a casa, “visto il brutto voto”; altro che ricorso al TAR!  Che tempi!

NOTO - Piazza XVI Maggio con Chiesa e Convento dei PP. Domenicani, già sede dell'Istituto Magistrale M. Raeli, in una recente foto di Giuseppe Ravizza.

NOTO – Piazza XVI Maggio con Chiesa e Convento dei PP. Domenicani, già sede dell’Istituto Magistrale M. Raeli, in una recente foto di Giuseppe Ravizza.

Non vorrei apparire come un lodatore del tempo passato, perché non era tutto rose e fiori; anche noi ne combinavamo tante, ma sempre innocenti, e credo che nessuno possa mettere in dubbio che “quella” scuola era una vera scuola, una palestra dove si imparava a crescere, a diventare uomini e cittadini, dove il rispetto per i professori, come dire per la cultura, per la formazione, era indiscutibile. Capisco bene che i tempi sono cambiati, ma non cambia, non può cambiare  la necessità di formare una società basata su principi e su valori assolutamente irrinunciabili. Di tale necessità, in primis, chi dovrebbe avvertire l’esigenza? Domanda retorica, tutti conosciamo la risposta.

Con drammatica frequenza assistiamo a intollerabili episodi di violenza nelle scuole d’ogni parte d’Italia. Bullismo, cyperbullismo, tra alunni adolescenti, violenze fisiche, aggressioni e forme di umiliazione contro gli insegnanti da parte di alunni e genitori. Mi pare che quasi quotidianamente si registrino episodi del genere e  viene da chiedersi: perché succede? Cosa sta accadendo?

Tante sono le risposte e le proposte, anche strampalate, avanzate da illustri studiosi, pedagogisti, filosofi, giornalisti, politici, sindacalisti, che non voglio qui elencare. Qualcuno ha anche proposto di cacciar via dalla scuola genitori e sindacalisti, qualche altro di fare ricorso in tribunale, dove la scuola si dovrebbe costituire parte civile perché il docente è un pubblico ufficiale, qualche altro di far pattugliare la scuola da poliziotti dotati di metal detector.

La scuola di per sé è un concetto astratto, perché la scuola sono i professori e destituire di valore la scuola, significa destituire di valore i professori, la loro funzione, cosa che ignobilmente è stata fatta economicamente e giuridicamente, con perfidia, dal momento in cui sono entrati a scuola i Decreti Delegati, varati all’inizio degli anni Settanta sulla scia della contestazione studentesca del ‘68.

 E’ da lì che è cominciato il degrado, con la falsa, civettuola democrazia che veniva introdotta, quando ad esempio, il genitore eletto presidente del Consiglio d’Istituto riteneva di poter sostituire il Preside, come accadde grottescamente in quella scuola dove, pensate un po’, venne eletto il bidello. La scuola era (ed è) intesa con perfida e tossicosa denominazione “agenzia educativa” che oltre a far acquisire (cosa secondaria) saperi e conoscenza, era chiamata a “consolidare e a rafforzare modelli educativi condivisibili socialmente”: assemblee di classe e d’Istituto come strampalati trastulli, ladroncelle anticipazioni delle vacanze natalizie, tolleranza a scarrupate forme di occupazione degli edifici scolastici, autogestione come babele condivisa, mancato rispetto dei 200 giorni “effettivi” di lezione, contorsione degli orari ridotti, buonismo sornione come specchietto per allodole, stolide gite scolastiche, competizione da mercato tra scuole alla disperata ricerca di iscrizioni (a volte fasulle) per il mantenimento di posti di lavoro, offerte formative imbellettate e zuccherose, edifici scolastici fatiscenti e insicuri, e così via; insomma, tutto un metafisico teatro scolastico indirizzato a ridurre il tasso di conoscenza e del sapere, perché, tanto, non serve.

Da quegli anni la scuola è diventata un campo di battaglia, dove tutti sono contro tutti e tutto il sistema d’istruzione sta andando a fondo. E’ facile dire che la prima educazione viene dalle famiglie; e certamente è così. Ma se i professori, abbandonati in trincea e senza contratto per anni, non godono più di alcun  prestigio sociale, cioè non lo gode la “Scuola”, è questo il vero delitto che è stato commesso e di cui adesso piangiamo le conseguenze. Le vittime non sono i professori o gli alunni; la vera vittima è la società, questa società che sembra destinata alla deriva.

 Enzo Papa

NOTA BENE: Questo articolo è stato prima pubblicato, ieri 21 Aprile 2018, da LA SICILIA di Catania.

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