Enzo Papa sulle favole del “povero” Caravaggio a Siracusa.
SU CARAVAGGIO A SIRACUSA TROPPE FAVOLE
di Enzo Papa
Nel bene e nel male, Caravaggio continua a far parlare di sé, come ancora in questi giorni per la palermitana “Natività” rubata dalla mafia e ridotta in pezzi. Ma sulla sua opera, sulla sua figura, tanto è stato scritto, nel bene e nel male. Però un conto è lo studio scientifico, critico, quello che si basa in modo incontrovertibile su documenti, altro invece è la ricostruzione di aspetti biografici ipotizzando su lampeggianti e labili tracce, su civettuole e presuntuose opinioni o su nebbiose fonti poco o del tutto inattendibili. A me hanno insegnato che la verità storica si evince dai documenti perché solo essi sciolgono gli enigmi e ogni dissertazione che non abbia supporto scientifico sfocia inevitabilmente nell’aneddoto, nella favola. Non si fa storia con i “forse”, con i “probabilmente”, perché il dubbio non appartiene alla storiografia.
Mentre sappiamo ormai con certezza che Caravaggio non fu mai a Palermo e che la “Natività” venne dipinta a Roma nel 1600, altre “favole” sono state scritte sulla permanenza di Caravaggio a Siracusa, al punto tale da confondere non solo i non addetti ai lavori, ma anche qualche sprovveduta guida turistica da cui ho personalmente sentito riferire ad un gruppo di turisti, davanti al “Seppellimento di Santa Lucia” esposto nella chiesa alla Badìa, che Caravaggio era stato ucciso a Napoli nella taverna del Cerriglio dagli sgherri maltesi mandati alla sua ricerca! E non mi meraviglio se tra poco vedremo indicare il siracusano convento dei Cappuccini luogo di ricovero del pittore fuggiasco da Malta, magari con l’apposizione di una lapide-ricordo!
L’ approdo a Siracusa e l’accoglienza presso i frati Cappuccini è stata una felice romanzesca idea di Pino Di Silvestro nel romanzo “La fuga, la sosta” (2002), a cui molti hanno attinto, anche a piene mani. Non esiste alcun documento del “ricovero”del Caravaggio nel convento dei Cappuccini, né di un protettore occulto. Gli studiosi, tuttavia, sanno ben distinguere, ma sanno anche che ricostruire la vicenda siracusana di Caravaggio con intendimenti storiografici allo stato attuale è pressoché impossibile e ogni altra dissertazione se non inutile è sicuramente dannosa e per questo desidero porre all’attenzione quanto segue:
- Non è stato mai dimostrato che Caravaggio conoscesse il pittore Mario Minniti. E’, questa, un’invenzione dell’abate messinese Francesco Susinno venuta fuori nel 1960 quando Valentino Martinelli pubblicò il testo dell’abate. Prima di allora nessun biografo dell’uno o dell’altro ne aveva mai parlato, ma dopo di allora tutti hanno ripetuto acriticamente.
- E’ una fola pensare, come qualcuno ha pensato, all’omosessualità del Caravaggio, amante di Minniti; questi si sposò due volte e Caravaggio aveva buoni commerci con le donne. A Malta egli ricevette in dono dal Gran Maestro Wignacourt due schiave e non due schiavi.
- Nessuno ha mai dimostrato che Minniti sia stato il modello di Caravaggio nei primi anni romani. Non esiste alcun ritratto di Minniti; quello pubblicato nel 1821 da Giuseppe Grosso Cacopardo è fantasia esemplata da un quadro del Caravaggio, sulla scorta dell’invenzione dell’abate Susinno.
- Non è mai stato dimostrato che il “Mario” cui Caravaggio accenna nell’interrogatorio del processo del 1603, sia Minniti. Non lo pensava neppure Roberto Longhi.
- Non è possibile che il “quarto uomo” del delitto Tomassoni della pallacorda (1606) sia Mario Minniti, perché risulta documentata la sua presenza a Siracusa già dall’anno precedente (1605).
- Non è dimostrato da alcun documento che Minniti, assassino, per qualche anno sia stato nascosto dai frati Cappuccini nel loro convento per sfuggire alle ire dei parenti siracusani dell’assassinato.
- Non è dimostrato da alcun documento che Minniti abbia accolto Caravaggio a Siracusa. Nessuno dei biografi antichi ne fa cenno. Questa storia è venuta fuori solo, come detto, nel 1960.
- E’ del tutto impossibile che il viaggio di Caravaggio, sulle navi maltesi da Napoli a Malta del 1607, sia stato fatto insieme a Minniti perché questi, come già detto, dal 1605 era attivo a Siracusa.
- Non esiste alcun documento che testimoni l’approdo a Siracusa o a Gela, o a Pozzallo o a Licata. Solo supposizioni.
- Caravaggio non è mai stato a Palermo o a Caltagirone. Non ne aveva motivo; è dimostrato che la “Natività” dell’Oratorio di san Lorenzo, rubata dalla mafia a Palermo, venne dipinta a Roma nel 1600.
- L’unico documento, infine, che attesti la presenza di Caravaggio a Siracusa è quello, arcinoto, di Vincenzo Mirabella. Non c’è altro. Tutto il resto è fantasticheria.
Enzo Papa
NOTA BENE: tratto dal quotidiano “LA SICILIA” di Catania del 7 giugno 2018